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Un ciclone in famiglia e due! PDF Stampa E-mail

Un ciclone in famiglia e due!

Buoi e asini (...sensu lato).

 

Nell’ultima puntata della fiction … “Un ciclone in famiglia” il nostro eroe Lorenzino, imprenditore comasco doc, messo a terra dalla crisi del settore in cui opera, viene definitivamente privato dei suoi averi grazie alla truffa di un “finanziere napoletano, figlio di un ex ambasciatore finito in galera per corruzione”.

 

Quando si dicono i luoghi comuni che sono serviti per fare l’Italia (… e forse pure gli italiani che servivano!!!!).

 

Non bastava che il finanziere truffaldino fosse napoletano, no: pure un padre finito in galera per corruzione doveva avere (…riecco il tema del DNA!). 

Ambasciatore, per giunta.

 

Beh, questo, almeno, mi dà il destro di ricordare i molti …”ambasciatori” che, ancorché privi di feluca, molto si diedero da fare nel campo della corruttela per fare l’Italia.

Come fecero? Beh, rendendo facile l’opera, progettata a comodino ....pardon, a tavolino, di un nizzardo proveniente dal Sud America.

Tanto efficace fu il convincimento occulto così operato, che persino l’estensore dell’articolo Il creduto prodigio di garibaldi (pubblicato sul giornale torinese “Piemonte” il 13 settembre 1860[1]) si sentiva in grado di conquistare, con quei metodi, il mondo intero: “Con questi miracoli ancor io sarei capace di fare la conquista, non dico della Sicilia e del Reame di Napoli, ma dell’universo mondo”.

Quali miracoli? Quelli operati con i soldi che, quasi sul bilancio dello stato unitario dell’anno 1864, furono riportati sotto la voce “spese per la spedizione di Garibaldi”: 7.905.607 lire pari a 60 miliardi di lire del 2000, ovvero 30 milioni di euro (per tacere di quanto raccolto dalle logge massoniche inglesi, canadesi e statunitensi: altri 3 milioni di lire dell’epoca).

 

Fatti la fama …e va beh, passi pure.

 

Ma quando a farti la fama sono gli altri … !

 

Futuro


[1] G. de Crescenzo, “Contro Garibaldi”. Il giglio, 2006,  p. 84.

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