Da una indagine resa pubblica oggi, emerge che la scuola migliore, la “buona scuola”, sia quella dell’Emilia Romagna. Agli ultimi posti, manco a dirlo, Campania, Sicilia e Sardegna. E qui un po’ di nostalgia torna utile, altrimenti come si fa a capire!? Ai tempi dei Borbone, infatti, nel Regno delle Due Sicilie avevamo più studenti universitari di tutti gli altri regni, ducati e principati della Penisola messi insieme. I nostri programmi scolastici erano i migliori e molti grandi uomini di cultura venivano a formarsi qui, da noi. Cosa ha avuto il potere di separarci da quei … fatti? Il tempo che scorre logora solo i viventi e gli oggetti inanimati: le organizzazioni sociali si logorano, invece, se lasciate a sé stesse… E allora, forse, più che lo scorrere del tempo, a causare l’inversione delle cose – una delle tante avvenute in Italia dopo l’unità (!?) raggiunta – è stata la politica messa in atto dai governi unitari! Viene in mente, infatti, che, mentre in Lombardia e Piemonte si spendevano per l’edilizia scolastica 15.625 e 13.345 lire ogni 100.000 abitanti, in Campania la spesa scendeva (ad unità avvenuta!) a 1.641 lire e, in Calabria, essa calava (precipitava sprofondava collassava implodeva) a 80 lire! Sì: il tempo trascorso c’entra davvero poco, fossero pure 1.470 o 14.700 anni. E certo, anche perché 147 anni, su, al Nord, hanno avuto effetto opposto. Futuro |