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L'ESSER BOCCA NON VUOL DIR ESSER CERVELLO - Lumiere PDF Stampa E-mail

L'ESSER BOCCA NON VUOL DIR ESSER CERVELLO

deliri olimpionici savoiardi

... E se invece, molto semplicemente, i Bocca come i Cazzullo, fossero militanti settari, che la pensano come tanti, o direi malignamente, come molti loro concittadini settentrionali, anche se non si dichiarano apertamente, sempre pronti nel servire ed omaggiare la propria terra alpina e padana a discapito di altre e più genericamente, come hanno sempre imparato a credere, affermando il loro Nord come ispiratore morale ed etico, indiscussa sorgente di principi illuminati e nobili? E se approfittando di qualsiasi cosa, in questo sono abili, episodio o avvenimento, come le Olimpiadi invernali di Torino, militando sotterranei anche per queste, sperando speculativamente di conquistare remunerative attenzioni nazionali ed internazionali, dando motivazioni "nuove" nel sognare una ripristinata "Torino capitale", del ... gelo? E se volessero imporla come immagine definitivamente lontana da quei "terroni e briganti" che loro, da "liberatori", hanno liberamente saccheggiato, infamato e sfruttato a sangue sino ad oggi? E se invece, con l'avvicinarsi delle elezioni politiche, i Bocca del Nord avessero aperto una "guerra di civiltà" e di ulteriori distinguo nel difendere le aspirazioni morali ed etiche di propaganda di un centro-sinistra italiano già considerato possibile vincitore, ma compresso dal peso negativo di una gestione napoletana che la politica bassoliniana ha ormai tristemente delineato? Ma perchè questi signori di sinistra o pentiti tali non si rileggono Gramsci o Pasolini o Salvemini sull'origine della questione meridionale, questione tutta savoiarda?

Questa volta le invettive antinapoletane di Bocca, si sono riproposte a Venerdì di Repubblica ultimo N. 934 10/02/2006 a pag 15 dal titolo "Ma a Napoli serve ironia o serietà?". Articolo parallelo, sempre di Bocca sul quotidiano Repubblica, prima pagina di domenica 12/02/2006,? "La rivincita di Torino".

Sono più o meno due articoli identici, ma l'uno l'opposto dell'altro. Quello del Venerdì è specifico su Napoli, l'altro prima pagina di Repubblica, su Torino. Un'apologia propagandistica di Torino olimpionica e del Piemonte.

In entrambe Bocca esalta il duro e serio lavoro fatto dai Cavour con i "Monsù Travet" del ministero delle finanze insieme a Quintino Sella.

Bocca dice, contrapponendosi in "Ma a Napoli serve ironia o serietà?" E non come i furbetti e camorristi napoletani che hanno paura di diventare simili alla Svizzera ... e citando distorcendolo, il nostro Croce, dice che non sono state tolte spazzature di due secoli ma i napoletani preferiscono fare mostre internazionali.

Repubblica dedica un numero del giornale il giorno dopo l'apertura, interamente alle olimpiadi e a Torino nuova capitale.

Naturalmente, sempre su Repubblica del 12 febbraio, di seguito, insieme all'apologia commossa di Bocca, dopo due pagine sulla Mole Antonelliana c'è un articolo culturale anch'esso di due pagine, della frode che l'abate maltese Vella fece nel 1790 per favorire i Borbone, dal titolo "la grande impostura?.

E intanto noi Meridionali qui a guardare risorgere un nuovo progetto di Torino capitale patrocinato anche dagli eredi Savoia super presenti per l'occasione, a fare propaganda, per pubblicizzare Torino, la Casa Reale savoiarda, gli Agnelli, i Montezemolo, la Fiat e la Ferrari a spese di tutti i cittadini italiani e sempre in nome dell'Italia.

Che facciano pure le loro olimpiadi e se le pagassero con i loro soldi, ma sappiamo bene che questi onesti galantuomini non l'hanno a tradizione. Lasciando da parte i fatti del 1861 e della Banca delle Due Sicilie ed i depositi aurei rapinati dai torinesi affetti da coloniale napoleonite di provincia, la Fiat ormai dovrebbe essere come la Renault di proprietà anche dello stato italiano, se non completamente pubblica, considerando che l'Italia a dato a quest'industria nel corso degli anni, l'equivalente di almeno cinque copiose finanziarie di ultima generazione. Ma continuano ad essere padroni e re, e li paghiamo profumatamente anche oggi.

Ma che almeno non ci rompano le scatole con i loro portavoce, ora anche sulle mostre di arte contemporanea. L'esser Bocca non vuol dir esser cervello. E' per loro difficile accettare che da Napoli esca arte contemporanea di livello internazionale diffusamente riconosciuto. Non solo con Bassolino è avvenuto questo, che sostanzialmente in modo superficiale e populista e per un'istituzione italiana oggi è sufficiente. La sua squadra ha preso la tradizione di un grandissimo gallerista napoletano, tra i primi al mondo, Lucio Amelio, scomparso purtroppo da qualche anno. Per chi non lo sapesse Amelio, privato gallerista, oltre che scoprire nuovi talenti, ha importato per primo in Italia artisti come Andy Warhol o altri campioni come Robert Rauschenberg. Anche se poi lo stesso comune di Napoli ha lasciato disperdere la straordinaria fondazione Amelio, recuperata poi in piccola parte nella Reggia di Caserta. Ma Lucio Amelio non è un caso isolato. Ci sono anche Lia Rumma ed altri. Napoli è da molti anni una città vivacissima per l'arte contemporanea in Italia, nonostante tutto, con molte gallerie importanti, e musei e collezioni private internazionali di prim'ordine. A Napoli, grazie ai privati, passano artisti che danno autorevolezza e forza ai migliori musei del mondo. Questo i giornali o la televisione difficilmente lo dicono.

Anche loro, i torinesi, fanno arte contemporanea, anche con certa qualità, come noi o quasi ed in Italia oggi è tanto, ma vorrebbero il monopolio, vorrebbero essere capitale. A quando il referendum? Arte contemporanea di grande livello, da Napoli poi, per loro è troppo. Di noi si preferiscono solo gli stereotipi banali e popolareschi dei nostri a volte peggiori guitti o comichetti servili e veline e cantantielli televisivi da matrimonio camorrista che sanno dare solo orribili quadretti patetici di ormai noiosa volgarità e luoghi comuni simil-mozzarella, ciò che vogliono i piemontesi e padani per la nostra ingiustamente derisa identità culturale ridotta a stereotipo razzista e macchietta padana.

Da Napoli però, qualcuno potrebbe dire, alle olimpiadi abbiamo avuto la Sophia Loren, ma non ci ingannano questi signori, un mito vivente ormai universale come "o' Sole mio", ormai di tutti, non solo napoletani. Per vendere Ferrari in America va bene. Un mito che resta napoletano ma di tutti, si glorioso, ma ormai passato ... Lunga vita alla grandissima Loren, che senza di lei cosa darebbero come immagine, i Savoia?

Dico che chi di noi pensa solo al passato ha già perso. Chi pensa al futuro è già quasi vincitore. Perciò mi chiedo, ai napoletani infamati e contribuenti, cosa gliene importa delle olimpiadi del gelo torinesi quando le si fa sottilmente contro di loro?

Lumiere

neo.lumiere@email.it

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