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Napoli di Bocca - (Lumiere) PDF Stampa E-mail

Napoli di Bocca

Ha innegabili doti di giornalista livoroso, sfegatatamente nordista e così tradizionalmente piemontese, questo Giorgio militare di Cuneo. Bocca inaugura con "Napoli siamo noi", la primavera di una nuova era di insulti, prepariamoci. Bocca descrive, enfatizzando con arte propagandistica in stile cronaca vera, una situazione politica e sociale senza più speranze. Il libercolo si attraversa rapidamente come l'articolo di un quotidiano, è la sua forza e sola reale qualità. In forma di inchiesta informata, partendo da tanti dati oggettivi, si addentra con abilità da infiltrato, nei meandri dei palazzi della politica napoletana, intervistando Bassolino, Cordova, la Iervolino, Paolo Craveri, facendo cronaca nera e sensazionalismo. Intervista Amato Lamberti che per anni ha diretto l'Osservatorio sulla camorra e fatto parte dell'amministrazione cittadina. Lamberti è di San Maurizio Canavese, vicino Torino. Dice Bocca: "Con Lamberti non si recita, si parla, non si fa ammoina, si comunica". Lamberti cita Vincenzo Cuoco e spiega che la montagna di soldi che è piovuta ultimamente su Napoli è stata mal gestita perchè i metodi sono adatti alla camorra, sostanzialmente di "una modernizzazione di Napoli che è ancora quella di stile borbonico, della mostra, dell'autoesaltazione: con le stazioni della metropolitana decorate da artisti di fama mondiale, concorsi canori pari a quello di Sanremo ..."? Bocca dimostra che architetture come quelle delle "vele di Secondigliano" o dei i quartieri di Scampia, se fossero abitati da chiunque altro che non fosse napoletano, sarebbero ammirati esempi di architettura contemporanea, come se ne trovano in tutte le più grandi città del mondo civile. Dimostra che ancora non abbiamo appreso l'uso napoleonico di indicare le strade perchè diciamo abbasc, n'copp ecc. Poi esordisce in farciture di stanchi ma mai esausti sabaudismi dove, "lo Stato Borbonico riusciva a governare solo grazie alla camorra. Garibaldi il liberatore deve assumere come capo della polizia il capo della camorra. Guardie e ladri lo sanno e si adeguano..." In definitiva l'obiettivo di Bocca è dimostrare che le responsabilità esclusive del come vanno le cose a Napoli, oggi come ieri, sono solo nostre perchè in maniera esplicita vuole dimostrare che siamo dei primitivi, arretrati e ingrugniti da sempre, senza via di ritorno, dove nessuno può fare qualcosa, dove nessuno ci è mai riuscito. Sostanzialmente per Bocca è come se il problema fosse quasi genetico, dell'aria che si respira, di tutti i napoletani, senza esclusioni, belli brutti, ricchi poveri, colti ignoranti, perchè secondo lo scrittore di Cuneo, tutti camorristi, affiliati o satelliti della camorra, tutti camorristi dentro, criminali omertosi, napoletani, che stanno infettando questa povera Italia pericolosamente napoletanizzata. Siamo per Bocca come la peste. Tenta di dimostrare abilmente la nostra eterna inciviltà, siamo altamente contagiosi, attraverso un'inchiesta ammaestrata, cavalcando i nostri problemi vecchi e nuovi, strumentalizzandoli, con sottile avidità commerciale, buon per lui molto commerciale, televisivamente intrigante nel catturare consenso spicciolo e qualunquista. Carica tutti i vecchi luoghi comuni sui napoletani, rendendoli "pulp", virulenti, contemporanei. Attacca e sporca in modo scaltro anche le poche cose belle che tratta, ristereotipizzate al catrame. E' zeppo di strategiche imprecisioni che rinforzano l'effetto di orribile anarchia che, come dice Bocca, per natura regna senza tempo nel bellissimo golfo, anche se poi fa capire che è meglio andare altrove.

Lumiere

neo.lumiere@email.it

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