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Mi toccò in sorte il numero 15 PDF Stampa E-mail
domenica 06 febbraio 2005

Ciao giornale,

ti mando una paginetta di un diario scritto da un bersagliere che partecipò all'assedio di Gaeta, alla lotta al "brigantaggio", alla distruzione di Pontelandolfo.

Quello che più mi ha colpito nel leggere questo volumetto non sono tanto i fatti da lui descritti e che noi conosciamo, ma ne scrive come se per lui fosse semplicemente cronaca, come un report odierno che ci aggiorna su fatti che poco lo riguardano.

Non si legge una minimo d'emozione per quello che fa. Eppure era un italiano.

Giuseppe de Gennaro

alias Pino (soldato semplice in trincea nella pianura padana)

Domenica giorno 21 (luglio 1861)

......giunti a Nola, su un gran piazzale si fece sosta, avvertendo il Generale di venire a vedere la caccia ed ordinare il da farsi.

Giunto il generale Pinelli, fece gli elogi della bella caccia che avevamo fatto.

Sort? una voce dicendo che lui era galantuomo, ed era figlio del sindaco. Pinelli allora gli disse: , lontano circa 50 passi da noi, e noi nel centro, che dai tre lati c'era la fanteria di guarnigione al presidio facendo cordone, in caso di sollevazione dei cittadini. I detti briganti, facendogli fare front'indietro, e poi diede l'ordine: Al comando: tutti cascarono per terra morti.

Rimase solo il figlio del sindaco, che credevamo proprio che la vita fosse salva.

Pinelli gli disse: .

Ebbene, andate, andate, ma di questa parte>. Appena fece un trenta di passi, che il generale Pinelli disse: Difatti fu colpito, e cascò anche lui vicino agli altri suoi compagni.

Da: Mi toccò in sorte il numero 15.

Diario del  bersagliere valtellinese Carlo Margolfo

 

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