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Home arrow Storia arrow Il 1799 arrow 1799 - Sintesi

1799 - Sintesi PDF Stampa E-mail

Qualche appunto sul nostro 1799...

Prima della rivoluzione

Nel 1734 Carlo di Borbone divent? re di Napoli e di Sicilia e inizi? per tutto il regno un periodo di splendori e di primati culturali, artistici ed economici.

Ferdinando IV, salito molto giovane, sul trono quando il padre divent? re di Spagna, continu? sostanzialmente la sua politica fino al 1799, quando fu travolto dagli eventi della rivoluzione.
"La rivoluzione francese si legava realisticamente a condizioni particolari della Francia, diverse da quelle dell'Italia e di Napoli in ispecie dove, tra l'altro, non c'erano n? parlamentari n? altri istituti e classi che si opposero alle riforme monarchiche" (Benedetto. Croce, Storia del Regno di Napoli, p. 214)
"A Napoli i giacobini erano una minoranza quasi impercettibile aspirante a stabilire, per mezzo della conquista, una forma di governo non voluta dal paese... furono irritati dall'energica resistenza popolare... nel senso morale fu una fortuna, che divenissero vittime che, se avessero trionfato, sarebbero stati carnefici tanto pi? crudeli quanto pi? erano pochi" (Luigi Blanch, Scritti storici, introduzione)
Di fronte all'eroica resistenza popolare molti giacobini "furono allora e poi presi da una sorta di rossore, come se quelle incolte plebi avessero loro inflitto una lezione di sano patriottismo, di sano orgoglio nazionale" (Benedetto Croce, Storia del Regno di Napoli, p. 214).
"Il 1799 fu uno di quegli anni che vi rivela tutta intera la storia di un Popolo... un Popolo che era disposto a morire combattendo non per superstizione, come pi? volte si ? detto, ma per un sentimento nazionale, per un'idea di Patria che vi pulsava al di sotto... Dov'erano i patrioti giacobini? Intrattenevano un generale straniero; gli dicevano: venite, Napoli ? nelle nostre mani; si impegnavano a liberare le fortezze e ad aprirgli una strada nel cuore dello stato" (Giuseppe Mazzini, "La rivoluzione napoletana del 1799", manoscritto, Museo Centrale del Risorgimento, Roma).

Tra le opere pi? significative di Carlo di Borbone si ricordano:

il teatro San Carlo, gli scavi di Pompei ed Ercolano, l'Accademia Ercolanese, la fabbrica di porcellane di Capodimonte, i grandi Alberghi dei Poveri a Napoli e a Palermo, le Scuole Pie di Palermo, i monasteri delle Teresiane a Chiaia e a Pontecorvo, quello delle Carmelitane a Capua, i palazzi di Capodimonte, di Portici e di Caserta, la casina di Persano, la strada della Marinella e del Chiatamone, la piazza del Mercatello, il quartiere di Pizzofalcone, il quartiere della Cavalleria alla Maddalena, il molo e il porto di Napoli, l'Immacolatella,? il forte del Granatello, il restauro dei porti di Taranto, Molfetta e Salerno, i litorali di Mergellina e Posillipo, la costituzione di un esercito e di una flotta nazionali, l'istituzione di conservatori, consolati e monti frumentari.

Tra le opere di Ferdinando IV si ricordano:

la comunit? e i setifici di San Leucio, la fabbrica dei Granili, le grandi biblioteche nazionali di Napoli e Palermo, il Foro Carolino, la sistemazione di Piazza Mercato, i teatri del Fondo, di San Ferdinando e dei Fiorentini, la villa di Chiaia, l'istituzione di collegi per ragazzi e ragazze (tra essi quello del Carminiello a Napoli), l'istituzione di scuole gratuite per ogni comune del regno e di una scuola per muti, la prima nave a vapore d'Italia, i cantieri di Castellammare, la prima cattedra d'economia d'Italia (affidata al Genovesi), l'istituzione di collegi militari (la Nunziatella) e di seminari nautici, l'Accademia delle Scienze e delle Arti, la riorganizzazione delle tre universit? del regno (cinquanta cattedre presso quella di Napoli), il rinnovamento amministrativo del ministero delle poste, i decreti per la protezione e lo sviluppo dell'industria e del commercio, la fondazione della Borsa di Cambio, monti frumentari, strade e bonifiche, le industrie siderurgiche e minerarie di Mongiana in Calabria, le fabbriche di armi di Torre Annunziata, i trattati commerciali con Costantinopoli, Tripoli e con la Russia, l'Inghilterra, la Germania, l'Olanda, la Svezia...

La Repubblica Napoletana


"libert? e fratellanza",
violenze, saccheggi e massacri.

Con l'istituzione della Repubblica Napoletana i giacobini avviarono riforme e progetti che non riuscirono a realizzare, vista la brevit? della sua durata (circa 150 giorni). Emersero alcune personalit? come quella di Eleonora Pimentel de Fonseca (direttrice del "Monitore Napoletano"), Mario Pagano (giurista), Francesco Caracciolo (ammiraglio che pass? dai Borbone ai repubblicani) o della stessa Luisa Sanfelice (protagonista di tragiche vicende personali), ma non fu colmato il distacco esistente tra i pochi giacobini al potere e tutti gli altri napoletani. "Libert?, fratellanza ed eguaglianza" furono spesso imposte solamente con le armi, con provvedimenti artificiosi e impopolari, con condanne a morte (non meno di 1563, come risulta dai pochi documenti catalogati), con saccheggi, devastazioni e massacri che costarono ai meridionali oltre 60.000 morti.

Cos? una rivoluzione che doveva essere popolare divent? "passiva" o addirittura "contro" il popolo.
"Senza contare le perdite che i Napoletani ebbero nei combattimenti, pi? di sessantamila di loro erano stati passati a fil di spada sui ruderi delle loro citt? e sulle ceneri delle loro capanne..."? (Memoires del generale francese Thiebault)

Cos? scrive Jullien, segretario della Repubblica Napoletana, riferendosi ai giacobini napoletani:
"Si vede che non hanno conoscenza della nostra rivoluzione nei suoi precisi particolari perch? prendono per moneta contante tutte le belle cose che noi scriviamo e stampiamo, e restano assai meravigliati, e come sbalorditi, dalla profonda corruzione, il cui spettacolo ripugnante si moltiplica intorno a loro" (M. Lelj, p.168)
Dal bando di Faypoult, commissario della Repubblica Napoletana:
"Appartengono alla Repubblica francese... tutti i beni reali compreso il patrimonio privato del Re, il patrimonio delle scuole pubbliche, il denaro delle banche pubbliche, tutte le casse pubbliche, le tasse (anche quelle gi? decorse), tutti i tesori del Paese, i musei, le biblioteche, tutto ci? che giace ancora sotto gli scavi di Pompei ed Ercolano..." (decreto del 3 febbraio 1799).

Carlo Lauberg, presidente della Repubblica Napoletana, fugg? in Francia accusato di peculato ed estorsione: "portandosi la somma di duecento e pi? mila ducati secondo alcuni e di quattro milioni secondo altri, senza contare un servizio d'oro massiccio da tavola, un altro di porcellana ed un'immensa quantit? di gioie..." Anche Championnet aveva gusti simili: port? via con s? a Parigi numerosi e preziosi servizi di porcellana (dal Giornale Estemporaneo).

Tolleranza repubblicana

"Scannateli, bruciateli, inceneriteli, mangiatevene il cuore, le viscere, lavatevi nel loro sangue" (dal discorso del cittadino repubblicano Bruno Gagliano contro i calabresi).
"Il sangue a fiumi e gli incendi devono essere le basi di una nascente repubblica..."

"Le centinaia di teste sacrileghe che si faranno cadere ai piedi del sacro Albero della Libert?... saranno una base stabile ed eterna per la repubblica..." (dai discorsi dei cittadini repubblicani Plantulli e Spezzaferro).

Libert? repubblicana

La sera del 20 febbraio 1799 fu murata dalle autorit? della Repubblica la porta del Teatro de' Fiorentini perch? la sera precedente era stato rappresentato Aristodemo, storia di un Re detronizzato e poi rimesso sul trono...

Napoli, venerd? 1 marzo:

"La verit? poi ? che non si pu? essere contenti del governo attuale... tante belle promesse di felicit? e libert? ed intanto siamo pi? infelici e schiavi di prima..." (dal diario di Carlo De Nicola, pp. 66-67)
"Stiamo male, malissimo e soffriamo con un governo tutto dispotico, mentre si promette la democrazia. Siamo liberi in parola, schiavi in effetto" (dal diario di Carlo De Nicola, pp. 88-89)

Dal "Monitore Napoletano", giornale di Eleonora Pimentel de Fonseca, numero 15, decad? 10, germile, anno VII della Libert?, I della Repubblica Napoletana una ed indivisibile (sabato 30 marzo 1799): "Col pi? gran piacere, o Cittadini Rappresentanti, il Comitato vi annunzia la pi? totale disfatta de' ribelli di Andria e suoi contorni... Allo spuntar dell'alba la battaglia comincia; il bravo generale Broussier si mette alla testa della Sua truppa: ella si avanza sotto una grandine di palle e di metraglia e ogni passo viene marcato da un atto di Eroismo. Ben presto... tutto ci? che i ribelli aveano cade in potere de' Francesi, diecimila rimangono vittima de' loro delitti ed Andria, dopo essere stata saccheggiata, brucia al presente".

Napoli, 21 gennaio 1799, cronaca di un massacro

Il generale francese Thiebault descrive nelle sue memorie il suo ingresso a Napoli e la sua vittoria a Porta Capuana contro il popolo napoletano: basterebbe leggere con attenzione e serenit? le parole che seguono per capire, al di l? di celebrazioni e di esercitazioni retoriche,? che cosa fu veramente il 1799 per Napoli. "I terreni avvicinandosi a Napoli erano tutti distrutti, gli alberi fruttiferi spogliati delle loro foglie... Napoli non era altro che un immenso campo di carneficine, incendi, spavento e morte. I granatieri francesi massacrarono al suono della carica tutto ci? che era di fronte a loro... non un napoletano rest? vivo sul terreno che abbiamo percorso.

Mai ho visto tanti morti contemporaneamente. Non avrei mai immaginato che in cos? poco tempo potesse essere sterminata cos? tanta gente: non oso valutare il numero. Migliaia di soldati napoletani? e lazzaroni coprivano il suolo al punto da eccitare la mia piet? anche se non avevo risparmiato niente per la loro distruzione... Fuoco dappertutto... si disse ai soldati di accendere sotto le case... tutto ci? che usc? dalle case fu ucciso, tutto ci? che vi rest? fu bruciato... i miei soldati dormivano in mezzo ai cadaveri... Mi trovavo come primo francese militarmente stabilito a Napoli..." (traduzione dal francese dalle Memorie di B. Thiebault).
"A Sansevero in Puglia i generali francesi Duhesme e Forest hanno ucciso circa tremila uomini infierendo anche contro vecchi, donne e bambini e, sebbene la trovassero indifesa, il 25 febbraio del 1799 la citt? fu in preda all'ira dei vincitori e quasi tutto il giorno fu un continuo macello" (dal saggio storico di V. Cuoco, p.207, dalle cronache di D. Cimbalo, p.51, dalle memorie di G. M. Galanti, p. 188).
"Il sangue, il fuoco e tutti gli orrori ad Andria... formarono dei quadri terribili" (da una relazione di Ettore Carafa, in Proclami e sanzioni, pp.120 sgg.).

"A Carbonara sono state massacrate 800 persone, a Ceglie sono uccise tutte le persone che vi si trovavano..." (dalla cronaca di P. Drusco, p.160).

"A L'Aquila il 23 marzo una colonna francese ha massacrato tutta quella gente, 200 cittadini e molti contadini vecchi e disarmati... e 27 frati dei minori osservanti del convento di San Bernardino" (da una relazione manoscritta di frate Antonio di Antrodoco pubblicata nella Mostra dei Ricordi Storici del Risorgimento, pp.46-47).

A Isola Liri le truppe di Vatrennes, "ubriache dopo i festeggiamenti per la vittoria, saccheggiarono e fecero stragi tutta la notte, bruciando le case dove non c'era pi? niente da rubare, lasciando rovine fumanti al posto di una citt? fiorente..." (da una Relazione istorica de' fatti di G. A. Ballani, pp.12 sgg.).

"A Pomigliano le truppe francesi circondarono il paese e poi vi entrarono... furono saccheggiate le chiese... in tutta la notte si sentirono solo colpi di schioppi, urli, incendi, rotture delle porte delle case... disonorarono e ammazzarono poi molte donne zitelle e maritate... Elena di Cicco, Maddalena Rea, Marzia Fasano, Diana Del Giudice, Angela Frattolillo, Domenica Fico..." martiri dimenticate del 1799... (cronache dai libri parrocchiali di San Felice di Pomigliano)

Altamura, venerd? 10 maggio: "Prima che spunti l'aurora il Cardinale fa avvicinare l'armata ad una porta bruciata della citt?. Non si vede nessuno e tutto ? ancora silenzioso... Alzatosi il sole tre compagnie entrano: seguendo una traccia di sangue vivo fu trovato nella chiesa di San Francesco, allora profanata, un cimiterio pieno di cadaveri e di feriti moribondi borbonici, i quali incatenati due a due, portati nel cortile del convento, furono messi in riga e barbaramente fucilati dai giacobini... Al numero di quarantotto, incatenati come si trovavano, morti e moribondi, strascinati e buttati in quel cimiterio" (dalle cronache di A. Cimbalo, pp.27-28, di D. Sacchinelli, pp.166,168,169 e di d. Petromasi, p.25).

La storiografia ufficiale ha sempre riferito del saccheggio che le truppe di Ruffo avrebbero compiuto ad Altamura in Puglia dimenticando il precedente massacro.

La riconquista del Regno

(dalle Calabrie a Napoli)

Ricevuto l'incarico da Ferdinando IV a Palermo, il cardinale Fabrizio Ruffo sbarc? agli inizi di febbraio a Punta di Pezzo, presso Scilla in Calabria, con quattro uomini e una bandiera bianca con la croce cristiana. Il suo appello a tutti i calabresi per farli accorrere a riconquistare il regno caduto in mano ai francesi e ai repubblicani fu accolto con entusiasmo: alcune decine di migliaia di volontari costituirono cos? l'armata della Santa Fede e, grazie alle capacit? militari e diplomatiche di Ruffo, in pochi mesi, dalle Calabrie a Napoli, attraverso Basilicata e Puglie, tutte le citt? repubblicane ritornarono al re.
Il 13 giugno fu portata a termine un'impresa che una storiografia diversa avrebbe considerato una vera e propria epopea popolare.

Nonostante le sofferenze causate dal freddo dell'inverno e, successivamente, dal caldo primaverile, "quella marcia era una continua festa: chi camminava suonando, chi cantando, chi ballando; e le popolazioni vicine accrescevano l'allegria accorrendo a frotte al loro passaggio, battendo le mani e gridando: viva la Religione, viva il Re... quasi tutti gli zampognari di Basilicata che venivano a Napoli per le novene dell'Immacolata e di Natale erano nell'armata... insieme a zampogne, pifferi, ciaramelle, violini e arpe delle bande musicali... le fermate si facevano per le strade stesse... non manc? mai l'abbondanza di ogni genere e specialmente dei formaggi pugliesi..."(dalle cronache di D. Sacchinelli, pp.180-182 e di D. Petromasi, p.26).

"Le truppe irregolari erano armate secondo il costume dei calabresi con schioppi, pistole, baionette e stili... non vi era timore di tradimenti perch? tutti animati dallo stesso spirito ed impegnati per la stessa causa; e se alcuno di equivoca condotta veniva ad unirsi, era subito scoverto e arrestato.

La truppa regolare aveva fucili e giberne ma molti mancavano di baionette... il vestiario era di differenti colori e in gran parte lacero...molti di essi portavano schioppi da caccia e al posto delle sciabole lunghe lance, chi aveva il casco e chi il cappello..." (dalla cronaca di D. Sacchinelli, pp.150-154).

Il ritorno del Re

(le condanne, la festa del popolo)

Da Sant'Elmo si poteva quasi vedere una fila interminabile di uomini che cominciava a Portici e finiva a Nola: era l'esercito di Ruffo e i giacobini capirono che la repubblica era finita.
Il 13 giugno, festa di S. Antonio, fu salutato dai napoletani come il giorno della fine di una delle guerre pi? tragiche della loro storia. Fu spontanea la gioia di quanti, accorsi dalle province vicine, si unirono ai calabresi per liberare la capitale da francesi e giacobini, considerati colpevoli di aver portato quella guerra in un regno fino ad allora pacifico.
La volont? popolare, gli alleati inglesi e leggi che sarebbero state applicate in qualsiasi altra parte del mondo, indussero il re a processare e a condannare a morte 102 giacobini ritenuti maggiormente responsabili.

Piazza mercato continu? ad essere luogo di morte e una rivoluzione nata nel sangue fin? nel sangue.

Napoli, gioved? 13 giugno 1799

Quella notte nessuno pens? a dormire.
Ad ore due di notte alcuni calabresi a cavallo, dalle spiagge e da porta Capuana, entrarono di corsa in citt? gridando "Chi? viva?
Da ogni parte il popolo cominciava a gridare: Viva ?o rre.

Ognuno toglie il lume dalle stanze aprendo pian piano la finestra... e tutte le finestre si illuminarono una dopo l'altra... Viva il Re: questa voce pi? del vento s'ode echeggiare per ogni dove nella citt?: chi esce dalla sua casa piangendo, chi bacia la terra, chi si abbraccia col vicino, chi alza le mani al cielo benedicendo Iddio... finita l'oppressione, la menzogna, l'inganno... tutta la notte si passa in veglia, notte degna oltremodo di memorabile gioia"???? (dal Diario della Casa de' Santissimi Apostoli, dalle cronache di D. Petromasi, p.42 e di D. Sacchinelli, pp.36,37).

Napoli, gioved? 11 luglio

Dal diario di Ferdinando IV:
"Viene firmata la capitolazione di Sant'Elmo.

Abbiamo pranzato allegramente. Avrei voluto riposare ma ? stato impossibile per i continui applausi di una immensa quantit? di popolo che accorreva sotto la mia nave con tantissime barchette... Ogni tanto gridano: Volimmo ved? a Tata nuosto..." (Diario di Ferdinando IV di Borbone, pp.493-495).

Napoli 20 settembre 1800

Questa mattina in piazza Mercato ? stata decapitata donna Luisa de Molinos Sanfelice.

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