1799. Rivoluzione contro Napoli. Francesco Maurizio Di Giovine.?Seconda edizione accresciuta. Seconda edizione accresciuta. Napoli, Editoriale il Giglio, 2003.?Dicembre 1798: l'esercito francese minaccia di invadere il Regno di Napoli. Il sovrano, Ferdinando IV di Borbone, ? costretto ad abbandonare la capitale e a rifugiarsi in Sicilia sotto la protezione degli inglesi. ? Nell'anarchia che segue la fuga della famiglia reale i giacobini partenopei, ferventi filofrancesi, organizzano le proprie file e riescono a favorire in maniera determinante l'ingresso in citt? delle truppe di occupazione, guidate dal generale Championnet. A nulla vale l'eroica resistenza dei popolani (i cosiddetti "lazzari"): il 23 gennaio 1799 l'armata transalpina entra a Napoli, dopo aver causato diverse migliaia di morti fra i difensori. Il giorno dopo, 24 gennaio, nella chiesa di San Lorenzo, alla presenza di Championnet, i giacobini proclamano solennemente la "Repubblica Napoletana", che durer? fino al successivo mese di giugno. ? A distanza di duecento anni, un apposito comitato "per le celebrazioni della Rivoluzione del 1799" commemorer? quel semestre con dovizia di soldi pubblici. Ma si tratt? davvero di una "parentesi eroica" e di una "occasione perduta" per la nostra citt?? Le esecuzioni di un centinaio di filofrancesi (i "martiri del '99"), seguite alla riconquista del Regno da parte? del Cardinale Fabrizio Ruffo, causarono, secondo l'opinione corrente degli storici, la distruzione irreparabile di un'intera classe dirigente. Conseguenze di questo "trauma" - si dice - sarebbero ancora visibili nel degrado morale e civile di Napoli e del Sud. ? Le cose stanno veramente cos?? ? Un? libro di Francesco Maurizio Di Giovine, pubblicato dall'Editoriale il Giglio, fornisce sin dal titolo una risposta chiara a tali domande: 1799. Una Rivoluzione contro Napoli. Secondo Di Giovine la Repubblica Napoletana fu in realt? un governo fantoccio che poggiava solo sulle armi dell'invasore francese. Priva di ogni effettiva autonomia politica, divisa al proprio interno in fazioni ferocemente contrapposte, fu l'opera di una piccola minoranza settaria, senza consenso nel Paese reale. ? Tuttavia - chiarisce l'autore - questa minoranza, estranea alla storia, alle tradizioni, al senso comune delle popolazioni delle Due Sicilie, esisteva, ed era ferocemente determinata. Lo dimostrano i massacri efferati di cui il governo giacobino si rese responsabile (almeno sessantamila vittime in tutto il Regno), e l'acquiescenza davanti al saccheggio del patrimonio d'arte del Mezzogiorno compiuto dai francesi, nonch? di fronte alle esose tassazioni imposte dall'esercito occupante. Di Giovine adduce a sostegno di questa sua interpretazione dei fatti del '99 una documentazione di impressionante vastit?, testimoniata dall'imponente bibliografia, in assoluto una delle pi? complete? che si trovino sull'argomento. ? Alla luce delle prove prodotte dall'autore, la Repubblica Napoletana si colloca al culmine della crisi della tradizione spagnola a Napoli, a sua volta iniziata con l'introduzione nel Regno della "scuola gallica", lievito del nuovo razionalismo e dello spirito cartesiano. ? Questo movimento di idee "francesizz?" la filosofia, la politica e il costume degli intellettuali meridionali, facendone un ceto a parte, una sorta di seconda "nazione", separata e nemica, nel corpo della societ? napoletana. Da nemici, infatti, si comportarono nel 1799, quando aprirono le porte della capitale all'invasore straniero, e come tali furono trattati, sei mesi pi? tardi, dai lazzari fuoribondi, letteralmente "col sangue agli occhi" dopo un'esperienza repubblicana che non aveva arrecato loro n? uguaglianza n? libert?, ma persecuzioni, fucilazioni indiscriminate, leva in massa e contribuzioni "volontarie" a vantaggio della "sorella" Francia. ? La seconda edizione accresciuta del libro di Di Giovine ? arricchita da un capitolo conclusivo, intitolato Bilancio di un bicentenario, aggiunto - scrive l'autore - al fine di fornire un resoconto storiografico "utile, soprattutto, alla storia di domani". |