“TRACCIATI”: IDEE, RIFLESSIONI E ANALISI (PREZIOSE) DI ANTONIO PULCRANO. “Tracciati” è il nuovo libro di Antonio Pulcrano, giornalista appassionato
e appassionante da sempre presente sui temi legati alla nostra terra, alla nostra storia e al nostro
Sud. “Non permettiamo alla nostra anima di morirci” è il sottotitolo
che accompagna questo percorso interiore e anche tra “uomini e cose” che
noi tutti amiamo e che Pulcrano sintetizza con abilità di giornalista
vero. Se Pulcrano non è la prima firma di un giornale nazionale è solo
perché esiste una questione che nel libro è affrontata tra l’altro, con
grande ricchezza di tesi e fonti: la questione meridionale, la stessa
che da oltre un secolo e mezzo seleziona le classi dirigenti in base
alla loro opposizione a certi temi, a certe questioni e al Sud. Il
libro, però, è anche una “autobiografia di una vita meravigliosamente
varia”, un percorso tra le passioni personali e di un intero popolo,
dalla sua famosa collezione internazionale di tartarughe alle sue
passeggiate dell’anima per le strade di Napoli o della sua bella terra
d’origine (l’Irpinia), tra Emisfero Sud e una vera e propria Miscellanea
(le due parti in cui si divide il testo). E così si passa dalle
recensioni attente e articolate dei libri di Pino Aprile, Del Boca o del
sottoscritto, alle osservazioni sul “razzismo” antimeridionale dei
media se è vero che, ad esempio, la carenza di testimoni al Sud è omertà
e al Nord è… riservatezza. Così si passa dalle riflessioni su chi
trasmette un’immagine solo negativa di Napoli (Gomorra in testa) a
quelle su chi, invece, racconta una Napoli diversa e positiva, una
“Napoli immensa e bellissima, indomita e capace di risorgere, se solo si
volesse”. Dalla (sua) bella proposta del giorno della memoria per le vittime meridionali dell'unità d'Italia a Gaeta e dai racconti commoventi e divertenti come quello del
venditore porta a porta che riconosce e ama la storia (“so’ ‘e
Borbone?”) a quello amaro della Terra dei Fuochi, dalle eccellenze del
passato a quelle del presente (tra primati borbonici, produzioni locali e
i livelli scientifici altissimi di istituti come il Cotugno), dalla
rabbia per la ricerca a tutti i costi degli “illegali” o dei
“delinquenti” anche durante i giorni dell’emergenza a spunti che
accompagnano piacevolmente il lettore in questo cammino, quasi braccio
sotto il braccio, come amiamo fare dalle parti nostre, verso la
ricostruzione di una memoria e la costruzione di una consapevolezza
nuova e sempre più necessaria alla quale Pulcrano, con i suoi
“tracciati” fornisce un ottimo contributo. Gennaro De Crescenzo
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