“CONTRO L’OBLIO. GIORNO DELLA MEMORIA PER LE VITTIME MERIDIONALI DELL’UNITÀ D’ITALIA”, IL NUOVO LIBRO DI PINO APRILE, TRA SCAMPIA, IL “COMPRA SUD” (E QUEL “GRAZIE” CON IL PENNARELLO)… Prima di scrivere questo libro Pino Aprile ci ha pensato diverso tempo e si è fatto le stesse
domande che spesso mi faccio pure io: serve un altro libro? Serve questo libro? Dopo averlo letto la
risposta non può che essere una: questo libro serve e servono ancora
libri che raccontino la nostra storia anche se magari pensiamo di aver
detto e scritto già tutto e (nel caso di Pino) anche se pensiamo che i
lettori siano stati già tanti (milioni per Terroni e gli altri su questi
temi). Serve perché in ogni libro di Pino ci trovi sempre qualcosa di
nuovo, di commovente, di divertente o qualcosa che ti fa indignare e ti
fa pensare e magari ti regala anche lo spunto per altre ricerche o ti
regala altre migliaia di persone consapevoli e fiere. In questo caso,
però, c’è anche un valore aggiunto: la casa editrice e il suo progetto.
Si tratta di “Marotta e Cafiero”, gestita, a Scampia, da un gruppo di
giovani guidati da Rosario Esposito La Rossa, giovani preparati,
motivati e ambiziosi, carichi di sogni e di progetti “per una giovane
casa editrice indipendente, una casa editrice terrona Made in Scampia”,
una “scugnizzeria tra spacciatori di libri” e “libri sospesi” e con
mille progetti meravigliosi e tra questi la prossima pubblicazione del
libro di un mito della letteratura mondiale (Stephen King e la notizia
ha fatto già il giro del mondo) e una nuova collana “neo-meridionalista”
diretta proprio da Pino Aprile e con un nome che per i Napoletani è già
un programma (“’O Pappece”) a ricordare l’insistenza tenace ed efficace
di un animaletto capace di sfidare finanche la consistenza di un guscio
di noce, nella sicurezza che prima o poi, magari anche con le tesi, le
ragioni e i diritti dei meridionali, si vincerà questa ultrasecolare
battaglia (“damme ‘o tiempo ca te spertoso”). In
tanti, da tanti anni, parliamo della campagna “compra Sud” e in questo
caso, allora, la possiamo rendere più che concreta (anche con omaggi e
sconti per le prime 160 copie per “contro-celebrare” i 160 anni
dell’Italia unita proprio nel 2021). Tornando al libro, l’input è stato
dato da due personaggi famosi: Corrado Augias e Paolo Mieli ed in
particolare il primo, nel corso di una trasmissione televisiva con
Alessandro Barbero e proposta-choc finale: “sulla storia della questione
meridionale sarebbe meglio l’oblio”. E così Pino Aprile spiega a loro e
a noi come e perché è “Contro l’oblio” e serve, invece, un “giorno
della memoria per le vittime dell’unità d’Italia”. E lo fa alla sua
maniera con dati, fonti, notizie e motivazioni che solo chi non vuole
difendere davvero il Sud può attaccare cercando, come al solito, scuse
(“la storia agli storici”, “è neoborbonico”, “tutta colpa del Sud” ecc.
ecc. ecc.). E lo fa in 150 pagine divise in due armadi-capitoli e tanti
cassetti-paragrafi in una bellissima veste grafica e con codice per un
breve video illustrativo, schede di approfondimento ad uso anche
scolastico (un grande e importante obiettivo di questo libro). Lo fa
contro questo sconcertante ma significativo “patto dell’oblio” dopo
oltre un secolo e mezzo di tacito “patto della bugia” anche se con una
connotazione per tutti noi gratificante perché se si arriva a promuovere
l’oblio vuol dire che certe tesi (chiamatele neoborboniche o
terroniche, poco importa) non hanno vinto ma hanno stravinto e
nonostante un predominio totalitario di mezzi e risorse della
“controparte”. Parliamo di quella “revisione storica (condannata,
denigrata, ostacolata, ridicolizzata, poi parzialmente ammessa ma...),
che ha infranto il monopolio della memoria artefatta, adattata e
funzionale a un progetto politico-economico di dominanza su un Sud
ridotto a colonia”. E
così Pino Aprile analizza i tre stadi degli storici “ufficiali”, quelli
ai quali anche il sottoscritto aveva chiesto tempo fa se fossero o meno
massoni (visto che sono così pronti ad affibbiare etichette) ma,
ovviamente, senza avere alcuna risposta. Nel primo si nega tutto e si
denigra chi racconta cose diverse dalla “vulgata”. Nel secondo, visto il
dilagare di libri e consensi, si ammette qualcosa ma “il passato è
passato” e “non dovete fare politica” (come se non l’avesse fatta e non
la facesse chi per 160 anni ha raccontato certe storie). Nel terzo si
arriva a proporre l’oblio. Il quarto lo aggiunge questo libro con la
proposta della verità e del Giorno della Memoria che, celebrato da
diversi anni a Gaeta il 13 febbraio (ultimo giorno dell’assedio e del
Regno), potrebbe finalmente portare ad un Paese veramente unito e con
pari diritti per tutti: è una strada, una strada nuova dopo 160 anni di
fallimenti e mentre le prime tre proposte hanno controprove
inoppugnabili (che Aprile pure riporta nella drammaticità dei dati sulle
discriminazioni contro il Sud di oggi), la quarta è sorprendentemente
inedita. Di qui l’appello ad una “azione congiunta di recupero dei
documenti da parte dei sostenitori delle opposte tesi e pubblici
confronti veri”, in un “Patto della Memoria, forse l’ultima occasione
per un Paese mai nato” (e qualcuno prima o poi dovrebbe spiegarci perché
queste tesi sarebbero “divisive” e perché non lo sarebbe un Paese che
da oltre un secolo e mezzo non assicura a tutti i suoi abitanti pari
diritti). Del resto pesa e pesa molto la domanda che Aprile si pone a
questo proposito raccontando la scomposta reazione di una parte del
mondo accademico di fronte alla proposta di quel giorno della memoria
approvato all’unanimità da diverse istituzioni locali: pronti alla
battaglia contro la memoria ma non altrettanto per la battaglia per la
parità di quei diritti… E così si racconta di Angelina Romano e di
Michelina Di Cesare, di Bronte, Pontelandolfo, Casalduni, di Ninco Nanco
e di Gaeta e anche dello “sputtanapoli” e dello “sputtanasud” di questi
anni, del passaggio dalla vergogna di dirsi “terrone” alla fierezza di
esserlo e di dichiararlo (più o meno quello che è capitato con Borbone e
neoborbonici in questa “guerra delle parole” che è più importante di
quello che potrebbe sembrare). Segnali importanti, segnali belli, come
la storia di “Saro Ruspa”, di quelle coccinelle poetiche e di quel
“grazie con il pennarello” che chiudono il libro… Lo stesso “grazie” che
non ci stancheremo mai di ripetere, nel comune amore per la nostra
terra e per la nostra gente, all’autore di questo libro e a chi lo ha
pubblicato. Gennaro De Crescenzo
Il libro è distribuito in tutta Italia nelle librerie "vere" e online. Per info e acquisti:
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