QUANDO ARRESTAVANO E PROCESSAVANO I BAMBINI. NUOVI DOCUMENTI SUL BRIGANTAGGIO PER LA VERGOGNA DI CHI FECE
TUTTO QUESTO IN PASSATO E
DI CHI LO NEGA OGGI. Non esiste uno studio serio che neghi il dramma
della guerra del cosiddetto "brigantaggio". Del resto chiunque dia un
occhio aidocumenti
superstiti (migliaia di faldoni presso gli archivi locali, l'archivio
dell'esercito, quello centrale dello Stato o quelli della Camera) ha
l'idea di trovarsi di fronte ad una pagina molto brutta della nostra
storia e "agli avanzi di un naufragio" per le condizioni in cui versano
quei documenti in gran parte perduti (sono le espressioni usate dai
Molfese come dai Cesari, gente che trascorse la vita negli archivi).
Anche con delle semplici proiezioni statistiche, come ho fatto spesso
nei miei libri sulla base di quegli studi e dei miei studi (altri in
corso e di prossima pubblicazione anche da parte di qualche coraggioso
accademico), siamo di fronte a centinaia di migliaia di "vittime" se
consideriamo le persone uccise negli scontri, fucilate (e a volte
"decapitate per comodità di trasporto"), arrestate e tenute in galera
per mesi e anni (spesso senza processo), deportate da soldati e da
civili al Nord, private delle loro attività produttive (masserie
abbattute, cani ammazzati, leva obbligatoria di 7 anni). Tutti fenomeni
mai registrati nel corso della ultrasecolare storia del Sud dell'Italia
ed è un assurdo storiografico e logico parlare di "brigantaggio
endemico" o addirittura di "guerra civile tra meridionali" pur sapendo
di oltre 120.000 soldati sabaudi arrivati dalle parti del Sud e per
oltre 10 anni. Qualcuno parla di "memorie divisive" ma prima o poi
dovremmo chiedergli se è più "divisivo" o meno "divisivo" negare o
cancellare queste memorie come ha fatto la storiografia ufficiale per un
secolo e mezzo e anche se è più "divisivo" chi fa ricerche volontarie e
autofinanziate sui "briganti" o un Paese che da un secolo e mezzo non
assicura pari diritti al Nord e al Sud. Poi viene fuori, tra i tanti, un
documento del Tribunale Militare di Guerra di Chieti e si
ricostruiscono altre verità vergognose con buona pace di chi
(inutilmente e pateticamente, ormai) cerca di negarle. Durante quella
guerra si mettevano in prigione i bambini. In questo caso, ad Orsogna in
Abruzzo, con la moglie di un "sospetto brigante" (Salvatore Scenna),
"Caterina Marinucci di anni 34" e i suoi bambini, "Defendente Scenna di
anni 7 e Viola Scenna di anni 7, tutti e tre arrestati e detenuti per
connivenza al brigantaggio dal 6 aprile 1864" (Archivio Centrale dello Stato di Roma, Fondo Tribunali Militari Straordinari, Chieti, Busta 115). In
questo caso, forse, quella bimba e quel bimbo (l'età delle mie figlie)
furono fortunati, a differenza di altri (la piccola Angelina Romano fu
uccisa in Sicilia). Una vergogna che tutto questo sia successo nella nostra storia. Una vergogna che qualcuno continui a negarlo. Gennaro De Crescenzo
P.S. A
qualcuno che potrebbe fare la solita osservazione (“è un caso”)
rispondiamo come al solito con i documenti: da una ricerca superficiale
risultano “arrestati” molti altri bambini (e bambine), tutti per il vago
reato di “connivenza con briganti”. Virginia Mannarino, di anni 7, arrestata in quanto membro della famiglia di Giuseppe, sospettato di manutengolismo nel 1866 a Catanzaro (da notare un dato: la bambina viene arrestata solo in quanto “membro della famiglia” e per giunta per un reato neanche di brigantaggio ma di “manutengolismo” e cioè di supporto vago a qualche banda);
Potito Giuseppe, di anni 11; Russo
Giovanni, di anni 12; Pisaniello Pasquale, di anni 14; Cioffi Francesco,
di anni 14; Ferro Antonio, di anni 13; Pisanello Rocco, di anni 14
(tutti di Cervinara, Fondo Brigantaggio, Archivio di Avellino, Tribunali
Straordinari); Canino Domenico, di Vitaliano di anni 11
(“corrispondenza con malfattori”!), aprile 1864, Catanzaro); Remollino
Sebastiano d'anni 11, detenuto (Potenza); Bruno Antonio d'anni 7;
Marchese Luigi (Avellino); Di Salvo Pasquale, contadino di anni 12,
ditenuto (Frosolone); Rizzo Antonio da Platania (Nicastro), di anni 12,
ditenuto; Domenico di Bruno, bracciante di anni 13 (1865, Catanzaro);
Cannella Luigi da Itri d'anni 12, detenuto; Guglielmi Domenica Maria, di
Avigliano, contadina, d'anni 13, detenuta; Piscitelli Prudenzia, di
Mattia, da Cimitile, d'anni 13 (Potenza); Murazzo Pietro da Palata,
d'anni 13 (Campobasso); Casalvieri Pasqua Rosa nativa in Morrea, d'anni
13, detenuta ed inquisita (Gaeta). Seguono altri nominativi…
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