L'altro 1799: i fatti Gennaro De Crescenzo. Napoli, Edizioni Tempo Lungo, 1999. L'intolleranza ideologica che domina la cultura italiana - in special modo quella accademica - ha indotto giornalisti e professori di scuola di ogni ordine e grado a criminalizzare sistematicamente la "storia di fatti", ovvero quel tipo di indagine storiografica volta a ricostruire senza preconcetti, sulla base di un'attenta valutazione delle fonti bibliografiche e documentarie, "come realmente andarono le cose", per usare un'espressione cara allo studioso tedesco Ranke.In questo clima di "totalitarismo strisciante" pu? apparire insopportabilmente provocatorio, sin dal titolo, uno dei pi? recenti contributi dedicati alla Rivoluzione partenopea, di cui qualche anno fa si ? celebrato il bicentenario: si tratta di L'altro 1799: i fatti, di Gennaro De Crescenzo, napoletano, docente di materie letterarie nelle scuole secondarie superiori nonch? specializzato in Archivistica, Paleografia e Diplomatica presso l'Archivio di Stato di Napoli. L'opera, per esplicita ammissione dell'autore, si propone di confutare gli argomenti che dominano nei testi pubblicati per quasi due secoli intorno alla repubblica giacobina nata sotto il Vesuvio. ?I 102 martiri e Luisa Sanfelice, la de Fonseca e Serra di Cassano, Pagano e Cirillo, costituzioni, leggi, proclami, ‘libert? ed uguaglianza', tiranni in fuga, cardinali carnefici e plebi ignoranti?: tutti i luoghi comuni della propaganda antinapoletana, anticristiana e antiborbonica si dissolvono come neve al sole sotto la penna di De Crescenzo, il quale fa largo uso delle cronache e dei documenti di parte controrivoluzionaria, colpevolmente trascurati dalla storiografia ufficiale. Le secche, taglienti pagine dell'introduzione e del capitolo iniziale - intitolato Prima del 1799: una rivoluzione non necessaria - mettono, come si suol dire, il dito nella piaga; vi si dimostra, infatti, che il culto dei "martiri" del '99 non ha nessuna fondatezza storica, essendo meramente finalizzato alla creazione di una cultura napoletana ufficiale ?elitaria e sempre pi? distante da quella del popolo, sempre meno rispettosa delle proprie radici e della propria identit?, sempre pronta a riconoscere come valide e superiori le proposte, le istanze, le idee di chi era lontano da Napoli, per mettersi al servizio, frequentemente anche in modo inconsapevole, del francese o magari del piemontese invasore, riconosciuto invece come "liberatore"?. Nei successivi capitoli La guerra e La riconquista di Napoli De Crescenzo rievoca giorno per giorno e quasi ora per ora, con agile taglio giornalistico, retroscena e antefatti che portarono all'eroica resistenza dei lazzari napoletani contro l'ingresso delle truppe francesi nel gennaio del 1799; vengono poi seguite con puntualit? tutte le tappe dell'impresa del "riacquisto" del Regno effettuato dal cardinale Fabrizio Ruffo, Vicario Generale per conto di Ferdinando IV. L'ultima parte de L'altro 1799, Pochi contro molti, si risolve, in buona sostanza, in una sorta di libro nero dei massacri, delle distruzioni e dei furti operati dalle armate transalpine con la fattiva collaborazione degli "infrancesati" locali. L'autore ricorda e commemora, senza peraltro cadere nella facile retorica, le decine di migliaia di misconosciuti martiri meridionali, cristiani e borbonici cancellati o addirittura infamati per l'eternit? come "lazzaroni" dalle "storie" insegnate sui banchi scolastici. Al di l? di tutte le mistificazioni, per?, l'animo della nazione napoletana nei confronti dei fatti del '99 ? inequivocabilmente quello che emerge nei testi riportati da De Crescenzo in appendice. La quantit? - e in alcuni casi la qualit? - della letteratura popolare antigiacobina dimostra infatti ancora una volta, senza ombra di dubbio, l'irrimediabile estraneit? della cultura e delle aspirazioni delle ?lites filofrancesi rispetto al corpo sano della societ? meridionale. ?Una verit?? commenta arguto l'autore ?semplice ma per molti, evidentemente, difficile da riconoscere anche dopo due secoli?. |