QUANDO I BORBONE E IL SUD PRIMEGGIAVANO PER I VACCINI E COMBATTEVANO I… NO-VAX |
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PASSATO E PRESENTE: QUANDO I BORBONE E IL SUD PRIMEGGIAVANO PER I VACCINI E COMBATTEVANO I… NO-VAX. Era il 1821 quando fu emanato un decreto che doveva segnare la storia della medicina e della prevenzione a Napoli e in Italia. Con il decreto del 6 novembre 1821 (“decreto riguardante la inoculazione del
vaccino vajuolo”) il governo borbonico pose le basi di un primato tra i
più importanti: quello del più alto numero di vaccinati nel 1833 (oltre
un milione e mezzo in pochi anni). Di fronte agli attuali e vivaci
dibattiti in merito ai vaccini, è interessante capire cosa avvenne nel
nostro passato. Nel corso degli anni furono istituiti vari enti e tra
essi un Istituto Centrale Vaccinico Napoletano (sede centrale a Napoli,
succursali in tutte le province del regno), enti che, a fatica ma
gradualmente, vinsero lo scetticismo (sempre attuale) delle popolazioni.
Nel decreto si faceva riferimento alla obbligatorietà di vaccinare i
bambini con tesi finalizzate a combattere quello che oggi definiremmo un
fronte “No-Vax”… Perseguiti “tutti coloro i quali han tenuto
riprensibile condotta di trascurare la vaccinazione onde preservare la
propria prole” e ogni forma di assistenza economica pubblica era
impossibile senza presentare i documenti relativi alla avvenuta
vaccinazione di bambini e familiari. La compilazione dei documenti era a
cura dei parroci (invitati anche a “suggerire” le vaccinazioni) e
all’articolo 5 si prevedeva anche una specie di sorteggio con
assegnazione di denaro tra coloro che avevano adempiuto al loro dovere
(Gennaro De Crescenzo, Il libro dei primati del Regno delle Due Sicilie,
Marzio Alfonso Grimaldi Editori, Napoli, 2019).
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