ANCORA PONTELANDOLFO? ANCORA “IL MATTINO”? ANCORA QUELLA " STRAGE CHE NON CI FU"? Caro Mattino, caro giornalista, cara storica, pur sapendo che questa replica non sarà mai pubblicata, sentiamo dentro di noi il diritto e il dovere di pubblicare due parole sul tuo articolo del 22/11/20 ("Pontelandoldo, la strage che non ci fu"). Prima di tutto perché (piccola grande soddisfazione) ormai sui nostri
siti e sui nostri
spazi social ormai contiamo più lettori dei giornali cartacei e poi
perché non si tratta di "propaganda neoborbonica" perché la "propaganda"
riguarda qualcosa da vendere o magari voti da ottenere e noi
neoborbonici da circa 30 anni non vendiamo nulla e non ci siamo mai
candidati neanche nei condomini dei nostri palazzi: ci vantiamo di
essere l'associazione culturale totalmente autofinanziata e senza legami
con partiti e partitini più longeva, forse, in Italia. Da anni, ormai, i
"riduzionisti" dei drammi meridionali (a Fenestrelle "solo" 5 morti, a
Pontelandolfo "solo" 13 morti, "solo 5000" i briganti uccisi ecc. ecc.),
fanno inutilmente di tutto per dimostrare che i meridionali non furono
vittime dell'unificazione italiana. Non fanno i conti, però, con una
storia ormai "maggioritaria" (lo ammise lo stesso Galli della Loggia) e
che per semplificare voi chiamate "neoborbonica" ma che non è solo
neoborbonica, è diventata un'onda inarrestabile fatta di ricerche
(volontarie) e di piccole pubblicazioni e ha coinvolto anche diversi
accademici coraggiosi su temi che voi non avreste mai affrontato, come
dimostrano oltre 150 anni di storiografia "pigra" e troppo spesso
appiattita su posizioni retoriche-risorgimentaliste e molto simili a
quelle della storiografia massonica del 1860 come se nulla fosse
cambiato e come se nulla potesse mai cambiare. E tutto questo, solo
questo, ci spinge a scrivere queste due parole e a chiedere scusa alle
vittime di Pontelandolfo (5, 13, 100 o 1000) se ancora qualcuno cerca di
cancellarle dai libri di storia. Noi oggi non possiamo che chiedere scusa a quelle povere vittime se ancora qualcuno minimizza quei fatti e sembra
fare sua la tesi degli ufficiali sabaudi del tempo e pensa che quegli
abitanti "in fondo se l'erano cercata" e che sia stato normale colpire
un paese e i suoi innocenti abitanti per quella che fu comunque una
rappresaglia vergognosa. E con molti, tanti dubbi sulle certezze
espresse nell'articolo (22/11/20) e nel libro che riduce a "mito" la
strage dei potelandolfesi ma anche (bene ricordarlo ai "riduzionisti",
quelli della "parte per il tutto") di Casalduni e di decine di paesi che
in tutto il Sud (da Auletta a Fagnano fino alla Sicilia del 1866)
subirono la stessa sorte. E così la storica Sonetti "va per ordine" ma
non parte bene e salta il primo passaggio se parte da quei soldati
uccisi dai briganti: cosa ci facevano lì quei soldati? Erano arrivati a
"portare la democrazia" tra quei barbari meridionali? Cosa avevano fatto
quei soldati per spingere quelle popolazioni, purtroppo, ad ucciderli?
Eppure le fonti ci sarebbero ma la Sonetti, così attenta alle fonti
neoborboniche, nella sua selezione delle fonti, non le avrà ritenute
utili per confermare le sue tesi: la Civiltà Cattolica nel 1861 così
descrisse i fatti: “Il saccheggio e la distruzione delle borgate
compierono l’opera italiana. I soldati di Pinelli avevano fieramente
manomesse alcune terre a breve distanza da Pontelandolfo, commettendovi
atrocità orribili contro pacifici abitanti designati loro come
reazionarii. Mossero quindi una quarantina di essi a Pontelandolfo. La
voce della loro scelleratezza ve li avea precorsi e un furore di
vendetta sospinse loro addosso la popolazione che tutti li scerpò,
salvandosi un solo sergente che ne recò notizia a’ Piemontesi. Il
Cialdini avviò subito colà il Colonnello Negri con un battaglione di
bersaglieri ed altra milizia con artiglierie, si trassero bombe e
granate, poi si venne all’assalto” (La Civiltà Cattolica, Anno
Duodecimo, Vol. XI della Serie Quarta, Roma, All’Uffizio della Civiltà
Cattolica, 1861, p. 618). È l'Osservatore Romano (19/8/1861) a
confermare la notizia del massacro (da parte dei sabaudi) di "dieci
persone torturate per 15 ore". Se la popolazione, allora ("vecchi, donne
e fanciulli" e non "briganti"), dopo una sorta di vero e proprio
“processo popolare”, decise, purtroppo, di fare “scempio” di quegli
uomini non era perché era una popolazione crudele e selvaggia (non lo
era mai stata, del resto, nella sua plurisecolare storia). E
così, nell’articolo, i dati riportati da Aprile sarebbero "proiezioni"
pure trattandosi di dati del "Dicastero Interno e Polizia" e di numeri
che sarebbero ancora da studiare nella loro drammaticità (oltre mille
abitanti in meno in pochi giorni). E così è vero che il "paese fu
incendiato" ma "non è possibile quantificare i danni reali" e nessuno si
chiede chi avesse mai il diritto di incendiare i nostri paesi in giro
per il Sud. Così Margolfo e il suo diario, quando descrive quei
“poveracci abbrustoliti nelle loro case” non sarebbero attendibili
perché, come qualcuno ha pure sostenuto, forse il bersagliere era
analfabeta, tesi strana e che potrebbe far pensare che la moglie,
presunta trascrittrice del diario, potesse essere una pericolosa
neoborbonica (NDR La stessa Sonetti, in uno strano percorso logico-storiografico, ha dichiarato in un recente convegno che forse l'analfabeta Margolfo era stato influenzato dai libri borbonici come quello di De' Sivo... Nel libro parla di "confusione" di Margolfo tra i suoi appunti trascritti dalla moglie Barbara). "Propaganda
neoborbonica" anche gli articoli di giornali come il Popolo d'Italia
(164 le vittime attestate) o i dati relativi ai morti nei paesi vicini
in quei giorni o gli interventi parlamentari come quello di Ferrari
(solo “quella fanciulla uccisa, tre case risparmiate… come se
l’orizzonte dell’esterminazione non dovesse avere limite alcuno”)?
“Propaganda neoborbonica” anche i giornali stranieri del tempo come
Nation, Tablet, The Times, Free Press Glasgow, Monde, Dundee o Gazette
de France? Gli stessi che denunciarono, indignati, anche “massacri di
donne e bambini”? E così, magari, con lo stesso schema, fu "propaganda
neoborbonica" anche quello che scriveva Gramsci a proposito dei
"contadini che scrittori salariati indagavano con il marchio di
briganti"? "Fake history a uso politico", allora, quella di
Pontelandolfo (dove, quando e come la Sonetti ha visto assessori o
ministri neoborbonici?), ma non le centinaia di storie/favolette che
raccontano ancora oggi dei mille eroici liberatori senza macchia o
quelle delle Due Sicilie arretrate smentite in questi anni non solo dai
neoborbonici ma dai colleghi della Sonetti (Daniele, Malanima,
Fenoaltea, Ciccarelli, De Matteo, Tanzi o Davis, tra gli altri)? E se
pure qualcuno prima o poi farà "due più due" accorgendosi della
continuità di scelte politiche nazionali che, con la complicità delle
classi dirigenti locali (intellettuali e politici), hanno creato due
Italie in oltre un secolo e mezzo, la controindicazione dove sarebbe?
Sarebbe giusto o no, per Il Mattino, per Sonetti e altri, assicurare
dopo un secolo e mezzo pari diritti agli Italiani del Sud come a quelli
del Nord? Del resto dal 1860 è prevalsa una sola lettura della storia ed
è quella che evidentemente ha creato e/o non ha risolto una questione
meridionale sempre più drammatica soprattutto per i nostri giovani. Ben
vengano, allora, dibattiti e "propagande neoborboniche", se possono
servire a rimettere il Sud e la sua storia al centro della storiografia e
della politica italiana prima che la questione meridionale sia
dichiarata chiusa perché (Il Mattino e la Sonetti se ne sono accorti?)
solo perché, come denuncia l'ISTAT, con i trend di questi anni il Sud
sarà un deserto e non ci saranno più meridionali... Prof. Gennaro De Crescenzo
Nella foto uno stralcio del Diario del bersagliere Carlo Margolfo, testimone oculare che descrive con crudezza e realismo il massacro di Pontelandolfo
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