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L'orgoglio di essere meridionali

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UN ALTRO LIBRO DI SCUOLA “OFFENDE” IL REGNO DI NAPOLI. LETTERA ALLA CASA EDITRICE PDF Stampa E-mail
TavolaStrozzi-LaCampaniaèunContinente

UN ALTRO LIBRO DI SCUOLA “OFFENDE” IL REGNO DI NAPOLI. LETTERA ALLA PEARSON EDITRICE (MILANO, LONDRA) E UNA BREVE “LEZIONE” SULLA GRANDEZZA DEL NOSTRO REGNO TRA TRECENTO E QUATTROCENTO… Spett.le Casa Editrice Pearson, diverse persone (docenti e famiglie di alunni) ci segnalano un libro di testo (“Storia. È



importante perché” di Cinzia Rita Gaza e Aldo Gianluigi Salassa, vol. I) per alcuni passaggi relativi alla storia dell’attuale Sud dell’Italia. Per evitare (com’è già capitato in altri casi) che la questione diventi “virale” sul web e sui social e anche per evitare di coinvolgere colleghi docenti e agenti di vendita della vostra casa editrice a Napoli e nel Sud, vi segnalo quanto segue da docente di italiano e storia specializzato in archivistica ed autore di diversi saggi sulla nostra storia.  Concordiamo con lo spazio concesso ai Visconti di Milano, ai Medici di Firenze o alla Repubblica di Venezia ma non si può sintetizzare in poche righe, per giunta "negative", la storia del Sud dell'Italia nello stesso periodo. Questo il vostro testo: "Il Mezzogiorno nel suo insieme era economicamente debole [...]. Il Sud era subalterno al Nord: mercanti e banchieri delle città settentrionali vi facevano i loro affari, mentre il meridione poteva al massimo esportare prodotti agricoli [...]. All'arretratezza economica corrispondeva la fragilità della monarchia [...] indebolita da continui contrasti per la successione".
Al di là del fatto che non è corretto parlare di Sud e Nord nell'Italia (divisa) di sette secoli fa e al di là del fatto che si evidenzia una linea (quella dell'antica arretratezza come origine della questione meridionale) ormai superata da studi aggiornati come quelli, tra gli altri, di Daniele, Malanima, Collet, De Matteo, Fenoaltea, Ciccarelli, Tanzi o Davis, le notizie del vostro libro sono superficiali e parziali. I libri di testo scolastici rivestono un ruolo molto delicato nella formazione dei cittadini del futuro e diffondere notizie in sostanza discriminanti nei confronti della storia di una parte dell'Italia contribuisce alla diffusione di complessi di superiorità e di inferiorità del tutto immotivati e dannosi per un Sud sempre più dimenticato nelle agende dei governi e con una questione meridionale ancora irrisolta e sempre più drammatica.

QUESTO ERA IL REGNO DI SICILIA E DI NAPOLI…
“Gli edifici sono grandi e et magnifici: molte case vi sono splendide, infiniti templi bellissimi et con solennità coltivati; la città per tutto è pavimentata con selici che per ogni tempo sta pulitissima, piena di giardini amenissimi e di fontane vive”. Sono le parole usate da Borso d’Este in una lettera inviata al fratello a Ferrara per descrivere la città di Napoli nel 1444. Poche città in Italia e nel resto del mondo avrebbero potuto vantare una simile descrizione negli stessi anni. Un altro cronista, Francesco Bandini, poteva scrivere: “qui non si sentono gli urtamenti, dei cittadini, le repulse, le sedizioni, le strida degli oppressi, qui non si vede mutazione di fortuna […], qui la giustizia più dritta e più incorrotta che in luogho del mondo si serva”. Negli stessi anni era stata realizzata la famosa Tavola Strozzi che ci rende l’idea di una città che si sviluppava in maniera organica e armoniosa con le linee, le forme e i colori dei suoi palazzi, delle sue chiese e delle sue strade.

Per la storia del Regno di Sicilia (e solo dopo “Regno di Napoli”, al contrario  di quanto da voi riportato), senza fare differenze con le realtà territoriali dell’Italia del tempo (pur con eccellenze, si trattava di piccoli comuni perennemente in lotta tra loro), quel Regno, “con la sua forte unità statale, con l'imponente personalità del suo sovrano, con tante armi di terra e forze di mare pronte a salpare, parve il più potente e formidabile fra gli stati cristiani”. “Il Petrarca proclamò [il re Angioino] il più grande dei principi del tempo e volle giudice lui per l'incoronazione in Campidoglio: la sua corte abbagliava con le feste, i giuochi, le giostre, le musiche, i canti d'amore; con l'affluenza di traduttori dal greco, dall'ebraico, dall'arabo; di architetti, scultori, pittori, chiamati per nuovi magnifici edifici, sacri e profani, di cui fu anche più arricchita la capitale; le piazze di Napoli, di Bari, di Brindisi, di Taranto, rigurgitavano di banchieri, di mercanti”. Fu in quegli anni, del resto, che nacque il “gotico napoletano”, in particolare presso edifici come il Maschio Angioino (pochi esempi simili nel mondo in quegli anni), San Lorenzo, Santa Chiara, San Giovanni a Carbonara, l’Incoronata o Sant’Eligio. Di grande importanza le corporazioni e gli artigiani (con il relativo commercio testimoniato dalla presenza di tanti imprenditori e banchieri stranieri) mentre la corte ospitava uomini di cultura del calibro di Petrarca, Boccaccio o dello stesso Giotto (non si era “poeti” se non si veniva incoronati a Napoli). In quanto al periodo aragonese, “Napoli divenne centro di un vasto dominio, comprendente più regni, dei quali promosse la vita di relazione nei commerci e nella cultura, fece largo commercio, fattore importante nella storia contemporanea d'Italia […] e partecipò in modo efficace ai maggiori eventi della penisola per quasi tutta la seconda metà del secolo XV, tanto che Lorenzo il Magnifico ne chiamò ‘giudice d'Italia’ il sovrano” (prima che fosse duramente sconfitto dagli stessi Aragonesi). Intanto venivano costruiti palazzi rinascimentali splendidi (Palazzo Como, Palazzo Filomarino, Palazzo Marigliano o la grandiosa Villa di Poggioreale), chiese come quella di S. Anna dei Lombardi o di S. Angelo a Nilo (con la tomba del cardinale Brancaccio realizzata da Donatello), nuove mura e porte massicce come Porta Capuana con le sue torri (“Onore” e “Virtù”). Intanto re Ferrante faceva pubblicare nuove e moderne leggi per regolamentare l’accesso alla “cittadinanza napoletana” e veniva istituito il patrocinio legale gratuito per i poveri… Intanto si affermava in tutto il mondo la cultura di Jacopo Sannazaro e del grande umanista Giovanni Pontano con la sua prestigiosa Accademia. Altro che “regno arretrato e subalterno”…
Cortesi saluti e ritenetemi a vostra (gratuita) disposizione per ulteriori approfondimenti e fonti. 
Prof. Gennaro De Crescenzo

Bibliografia essenziale
Per le principali notizie: Gennaro De Crescenzo, “Napoli. Storia di una città”. Per le citazioni cfr. M. Schipa, Il regno di Napoli, 1934. Per le altre notizie cfr.  G. A. Summonte, Historia della città e regno di Napoli, Napoli 1748; Durrien, Les Archives Angevines et Naples, Parigi 1886; B. Capasso, Le fonti della storia delle provincie napoletane dal 568 al 1500, Napoli 1902; N. Cortese, Le fonti per la storia napoletana del Seicento, in I Ricordi di un avvocato napoletano, Napoli 1923; AA. VV., Spazio, società e potere nell'Italia dei comuni, Napoli, 1993.
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