LETTERA APERTA AL DIRETTORE DEL MUSEO DI CAPODIMONTE: L’INNO DELLE DUE SICILIE È DI GIOVANNI PAISIELLO. Preg.mo Dott. Sylvain Bellenger, Direttore Museo e Real Bosco di Capodimonte, Raccomandata A.R, anticipata a mezzo e-mail, Napoli, 1 settembre 2020. Egregio Direttore, visitando la pregevole, mostra “Napoli, Napoli. Di lava, porcellana e
musica”, allestita al
Museo di Capodimonte fino al 20 Settembre prossimo, siamo rimasti
stupiti per la didascalia collocata nella “Sala del potere”, della quale
riportiamo il testo: «State ascoltando / you are listening to: Pietro
Pisani (1761-1837) Inno al Re (1799) attribuito impropriamente a
Giovanni Paisiello». Non sappiamo chi sia l’autore della didascalia, ma
desideriamo farLe sapere che il suo contenuto è del tutto errato e privo
di fondamento. Attribuendo – non sappiamo sulla base di quali fonti –
al barone Pisani la paternità dell’Inno al Re, l’autore dimostra di
ignorare sia le fonti storiche che quelle musicologiche che
concordemente attribuiscono a Giovanni Paisiello (1740-1816) la
paternità dell’Inno. Ci limitiamo qui a riportare brevemente alcune tra
le fonti, sia storiche che musicologiche, sull’argomento: - «I soldati presentavano le armi mentre la musica dei reggimenti suonava la marcia reale. Quest'inno opera del Paisiello, durante il bombardamento [di Gaeta] suonava continuamente», scrive Teodoro Salzillo, cronista dell'assedio di Gaeta (cfr."L'assedio di Gaeta", (1865, nuova ed. Controcorrente, Napoli 2000). -
Nelle sue memorie Pietro Calà Ulloa, ultimo primo ministro del Regno
delle Due Sicilie, insieme ad altri, ricorda l’uscita dei sovrani
borbonici dalla piazzaforte di Gaeta, il 14 febbraio 1861 mentre risuonava «l’Inno di Paisiello» (Memorie, 1870). -
Ancora più chiaro il testo del poeta Ferdinando Russo: “Ma ‘o Rre, ‘a
Riggina, ncopp’ ‘e battarie, / nisciuno mai l’ha viste arresecà? /
Nisciuno ha ‘ntiso, appriesso a Francischiello, / chella Marcia Riale ‘e
Paisiello?!” (‘O surdato ‘e Gaeta, 1919). Passando alle fonti musicologiche, nessuna storia della Musica attribuisce l’Inno delle Due Sicilie al musicista
dilettante Pietro Pisani, neanche quelle di intonazione idealistica e
risorgimentale (cfr. Casini, Storia della Musica, Bompiani, Milano 2006;
Pannain, Storia delle Musica, Utet, Torino 1952). Aggiungiamo che la
mostra organizzata dalla Fondazione Teatro San Carlo per i 200 anni
dalla morte di Paisiello (Teatro San Carlo, Napoli 21 maggio- 31
dicembre 2016) ricordava in uno dei suoi pannelli la composizione
dell’Inno del Re da parte del musicista di Taranto. L’unico
ad aver sollevato dubbi sull’attribuzione a Paisiello dell’Inno del
Re-Inno delle Due Sicilie è stato il musicologo Roberto de Simone, dopo
che nel 1996 in una libreria antiquaria di Napoli fu trovata una
partitura dell’Inno, datata tra il 1835 ed il 1840. De Simone ipotizzò
che l’autore potesse essere stato Domenico Cimarosa, una tesi poi da lui
stesso abbandonata. Nessuno studioso ha mai sostenuto che l’Inno del
Regno delle Due Sicilie (commissionato a Paisiello, Maestro di Cappella
di Ferdinando IV, nel 1787) potesse essere stato affidato ad un
musicista dilettante. Quale Stato lo avrebbe fatto? Peraltro la data
indicata nella didascalia, il 1799, è altamente improbabile. Le pare
possibile che nell’anno dell’invasione francese del Regno di Napoli, con
il Re Ferdinando IV e la Corte trasferiti a Palermo e mentre il popolo
combatteva contro i giacobini e gli invasori, si affidasse ad un
semisconosciuto barone la composizione dell’Inno nazionale? Facendo
affidamento sulla sua serietà di studioso, mentre esprimiamo il nostro
apprezzamento per l’opera da Lei svolta per la valorizzazione del Museo e
del Real Bosco di Capodimonte, Le chiediamo di voler correggere quanto
prima questo grave errore, che fa torto alla nostra Storia ed al rigore
scientifico del Museo di Capodimonte. Distinti saluti. Fondazione Il Giglio – Marina Carrese Movimento Neoborbonico – prof. Gennaro De Crescenzo
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