MASSIMO FINI OFFENDE MILIONI DI MERIDIONALI. LETTERA APERTA AL PRIMO SPONSOR DELLA FESTA DEL “FATTO QUOTIDIANO”: LA BANCA INTESA SAN PAOLO (EX BANCO DI NAPOLI!)… Massimo Fini su “Il Fatto Quotidiano” del 3 settembre 2020 sintetizza le motivazioni per le quali nacque e non si è mai risolta la
questione
meridionale. Fini, pur non essendo leghista, definisce Bossi “l’unico
statista italiano degli ultimi trent’anni”, passa poi ai complimenti per
il sindaco Sala che pochi giorni fa ha rispolverato la vecchia tesi di
Bossi sulle gabbie salariali e si lascia andare a diverse considerazioni
che se fossero state associate non ai meridionali ma a qualsiasi altra
comunità avrebbero (giustamente) scatenato reazioni anti-razziste in
Italia e nel mondo. E parliamo di un famosissimo giornalista e non di un
tizio che magari indossa magliette antimeridionali sullo stadio… La
libertà di parola esiste ma non può esistere la libertà di offendere e
insultare milioni di persone con luoghi comuni beceri e “razzisti”. Qualche
osservazione è necessaria anche al di là della banalità dell’assunto
secondo il quale la vita al Nord costerebbe il 30% di più (basterebbe
dare un semplice occhio non ai ristoranti per vip frequentati da
lorsignori ma magari ai discount uguali al Sud come al Nord o anche ai
prezzi delle assicurazioni automobilistiche o alle tasse sulla
spazzatura, alle altre tasse locali o a quei servizi pubblici che il Sud
paga a caro prezzo presso i privati). In sintesi, allora, i lombardi
LAVORANO SODO e i meridionali NON LAVORANO (poco contano per Fini i sacrifici immani che i meridionali, al Sud o nel resto dell’Italia e del mondo, fanno per sopravvivere o per affermarsi), in Italia ci sono condizioni
economiche, sociali, culturali e climatiche diverse (il mare, il sole,
il caldo…) e NON POSSONO ESSERE TRATTATI TUTTI ALLO STESSO MODO (altro
che quegli “stupidi” articoli della Costituzione Italiana che dicono il
contrario), se i meridionali si ribellano sono artefici di PIAGNISTEI (e
non di rivendicazioni sacrosante di diritti negati) che ormai DANNO SUI
NERVI (a Fini e ai suoi compagni padani) e L’UNITÀ D’ITALIA FU UNA
SCIAGURA (per chi, però, Fini non lo scrive, forse ignorando che fino a
quel momento il Sud stava messo meglio del Nord), NON ESISTE LA
QUESTIONE MERIDIONALE ma esiste una QUESTIONE SETTENTRIONALE con un Nord
che deve trascinare la solita PALLA AL PIEDE del Sud (e Fini ignora
pure non solo i saccheggi antichi ma pure quelli recenti come quegli 840
miliardi di euro sottratti al Sud in 17 anni). In
sintesi, contro un articolo di questo tipo le reazioni più ovvie
sarebbero quelle scomposte e magari anche volgari ma non è nel nostro
stile personale e meridionale. E allora possiamo solo, democraticamente e
civilmente, scrivere all’ex Banco di Napoli, l’attuale Banca Intesa San
Paolo, primo sponsor della FESTA DEL FATTO QUOTIDIANO (dal 4 al 6
settembre). “Noi
non saremo più clienti della banca Intesa San Paolo fino a quando
finanzierà giornali che ospitano articoli come quello di Massimo Fini
che offende e insulta milioni di meridionali residenti nel Sud ed
emigrati, a milioni, in Italia e nel resto del mondo, come sa bene la
banca che ha raccolto anche i loro grandi sacrifici e ancora ne conserva
la memoria nel suo archivio napoletano”. Abbiamo
inviato questa nota anche a MAURIZIO DE GIOVANNI ospite, con Massimo
Fini, domenica 6 settembre alla festa del Fatto Quotidiano… Io ho scritto a info@intesasanpaolo.com; stampa@intesasanpaolo.com; emanuele.demaggio@intesasanpaolo.com
TESTO INTEGRALE DELL’ARTICOLO SUL FATTO QUOTIDIANO DEL 3/9/20. “Nord
Centro e Sud sono diversi. Da chi vive al calor bianco del Sud non si
può pretendere che si comporti come l’industrialotto brianzolo che, non
certo solo per il clima, rusca [“lavora sodo” nell’incomprensibile
dialetto lombardo] 15 ore al giorno. Di converso chi vive e lavora al
Sud non può pretendere lo stesso tenore di vita dell’industrialotto
brianzolo. Tutti gli uomini e le donne in Italia hanno pari dignità ma
vivendo in situazioni economiche, sociali, culturali, climatiche diverse
non possono essere trattati allo stesso modo. Devo anche dire che
l’eterno piagnisteo meridionale a più di 150 anni da quella sciagura che
è stata l’unità d’Italia comincia a dare sui nervi. In Italia non
esiste nessuna questione meridionale su cui sono state riempite intere
biblioteche, esiste una questione settentrionale dimenticata o comunque
obnubilata da una parte del Paese che deve trascinarsi dietro a forza
un’altra recalcitrante. Ipse dixit”. Massimo Fini. |