“IN QUESTA CAMERETTA NACQUE GIAMBATTISTA VICO”. QUELLA LAPIDE DIMENTICATA... |
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“IN QUESTA CAMERETTA NACQUE GIAMBATTISTA VICO”. QUELLA LAPIDE DIMENTICATA E QUELLE OCCASIONI PERSE. “In questa cameretta nacque il 23 giugno 1668 Giambattista Vico. Qui dimorò fino ai diciassette anni e nella sottoposta piccola bottega del padre libraio usò passare le notti nello studio. Vigilia giovanile della sua opera sublime. La città di
Napoli pose”. In
questa lapide fotografata durante la mia periodica passeggiata familiare
qualche giorno fa nel centro antico di Napoli la sintesi della storia e
di quello che Napoli è stata e non è. Nessuna colpa per chi ha fissato a
10 centimetri due condizionatori e neanche per il negoziante che ha
messo le sue insegne fino a rendere difficoltoso capire che lì sopra c’è
una lapide. La colpa è di chi in tutti questi anni (più o meno 150) non
ha insegnato ai nostri ragazzi queste storie e ha rappresentato questa
città ma non ha conosciuto e amato la sua storia. Più facile invitare
l’artista contemporaneo di turno o istituire estemporanee giornate
dell'orgoglio, allora, che rispettare e valorizzare la trimillenaria
storia di Napoli salvo poi “vivere di rendita” (senza far nulla) sui
turisti sempre più presenti fino alle emergenze attuali. Cosa si poteva e
si doveva (si potrebbe e si dovrebbe fare)? Una casa-museo multimediale
e documentaria in quella “cameretta” per raccontare a tutti, bambini
delle nostre parti e turisti stranieri, chi visse in quelle quattro
mura: Giambattista Vico, uno dei padri culturali dell’intera civiltà
occidentale. Vico visse nel giro di pochi metri, tra quella stanza del
padre libraio in via San Biagio dei Librai al numero 121 e la sua casa
da sposato (dal 1699) a vico Giganti (“tre camere, sala, cucina e
loggia”) con la moglie e i suoi otto figli, tra la cattedra di eloquenza
all’università di Napoli e la sua monumentale Scienza Nuova del 1725
fino all’incarico di storiografo di Carlo di Borbone nel 1735, tra
quell’uomo “creatore della civiltà umana” e i “corsi e i ricorsi
storici”, tra miti, poesia e “le verità divine nella storia”, fino alla
morte, nel 1744 e alla sepoltura sempre a due passi da lì, nella chiesa
dei Girolamini. In tutto il mondo conoscono Giambattista Vico. A Napoli
facciamo fatica a ritrovare la sua storia e a raccontarla e anche a
utilizzarla, con classi dirigenti senza radici da troppi anni. Gennaro De Crescenzo
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