I “MOSTRI” (DEL NORD)? Alcune sere fa, su Canale “NOVE” TV ho assistito ad un programma inchiesta dal titolo “Tutta la verità”, lunghissimo, articolato, molto interessante e coinvolgente. Si narrava la vicenda del cosiddetto “MOSTRO DI FIRENZE”, una storia complicata che ha tenuto col fiato sospeso, con
continui colpi di scena, l’Italia intera nel periodo che va dal 1968 al
1985, anno dell’ultimo duplice omicidio, ma che si è protratta per
decenni, fino ai nostri giorni, con ritrovamenti, riaperture d’indagini,
processi, condanne a ergastoli che sembravano inoppugnabili ma che
infine venivano ribaltate da un successivo giudizio, testimoni che
ritrattavano e un mare di omertà, verità occultate e indizi e prove
fatte scomparire. Un caso a molteplici livelli, che interessò procure di
più città, con l’impiego di “esperti”, psicologi, criminologi,
giuristi, tutti annaspanti alla ricerca di prove che puntualmente si
rivelavano inefficaci. Tre “livelli” di comportamento, dai “compagni di
merenda” che forse costituirono la manovalanza, al livello intermedio, -
il tramite tra una “mente” diabolica, legata alla massoneria e a gruppi
satanisti – e mandanti potentissimi che mai furono sfiorati
dall’inchiesta. Insomma, generazioni intere di personaggi, intermediari,
mandanti, “usufruttuari” di macabri reperti, che infine danno il senso
di un modo di essere criminali, che mai ci sogneremmo di “affibbiare”
all’intera popolazione della Regione Toscana o giù di lì. Se in Sicilia
esiste la mafia, – e qui soprassediamo le ragioni storico/sociali che ne
hanno permesso la nascita e la successiva prosperità, – se in Campania,
con la camorra, intere popolazioni vengono additate col marchio di
criminalità, pur soffrendo e sottostando a tale giogo, molti, sì, nella
mentalità “tuttounfascio” diffusa in altre zone, pensano ancora oggi,
sostenuti da media nazionali che hanno tutto l’interesse di avallare una
divisione strumentale tra gli italiani, di considerare mafiosi tutti i
siculi, camorristi tutti i campani, etc. etc. E’ sconsolante! Appena
qualche giorno or sono, un “giornalista”(sic!) di Bergamo (?), faceva un
ragionamento simile, lombrosianamente discorrendo. Ha affermato che i
carabinieri di Piacenza, originari del Sud (e di dove se no?!), hanno
commesso i reati ascritti perché meridionali, con una sorta di dna
modificato, tendente al crimine, come del resto tutti gli abitanti di
questa parte del globo. Ha scritto che un Brusca non sarebbe mai potuto
nascere in Valtellina, perché da quelle parti non avrebbero mai osato
sciogliere un ragazzino nell’acido. Sì, però un padre, poco distante,
qualche giorno prima ha barbaramente ucciso i propri figli soltanto e
solamente per far “dispetto” alla moglie e condannarla ad una
disperazione perpetua. Già, come il Mostro di Firenze, le stragi di
Bologna, Brescia, Milano..., come i padri che uccidono i figli per fare
dispetto alla moglie, come le madri che fracassano i crani ai figli o
come i figli che ammazzano i genitori per carpirne l'eredità. Scandali,
truffe miliardarie, conti esteri, soldi in Svizzera, Mose, Expò, e chi
più ne ha più ne metta. E poi il Martinelli di turno paragona tutti i
Meridionali ai carabinieri disonesti di Piacenza...??? I “Mostri” del
Nord! Qui al Sud, non ci sogniamo, mai, di “uniformare” all’intera
popolazione certi tragici comportamenti, appartengono all’intima sfera
dell’uomo e di ognuno ne è la diretta responsabilità. Inoltre, ogni
abitante della Terra ha oltre 140 miliardi di individui venuti prima di
lui, un dna che è il frutto di innumerevoli rimescolamenti, è perciò
sciocco e strumentale parlare di “tendenze” predefinite, come
l’Antropologia Culturale ha ormai ampiamente dimostrato.
Antonio Pulcrano
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