“I BENI PARTICOLARI TOLTI AI BORBONE DELLE DUE SICILIE”, UN PICCOLO, CENSURATO, INTROVABILE E IMPORTANTE LIBRO PER
CAPIRE
MEGLIO COME FU UNITA L’ITALIA La Stamperia del Valentino è una piccola
casa editrice napoletana ma è anche una vera casa editrice. La sua
“guida”, Paolo Izzo, è un attento ricercatore di materiali e testi
inediti che propone al pubblico
per favorire la comprensione della nostra storia. In questo caso si
tratta di un contributo davvero importante “per un’esatta ricostruzione
di ciò che realmente accadde -al di là di una trita retorica- in quei
tristi momenti legati ad un’idea di ‘risorgimento’ che andrebbe
radicalmente riformata”. Da qualche giorno in libreria (anche online, 10
euro il prezzo di copertina) “I beni particolari tolti ai Borbone delle
Due Sicilie” con la prefazione “dal punto di vista storico” di Gennaro
De Crescenzo e “dal punto di vista giuridico” di Antonio Vito Boccia. È
la ristampa di un opuscolo anonimo del 1897. Anonimo anche il luogo
dell’unica edizione riportata alla luce solo oggi, a dimostrazione dei
“rischi” che questo tipo di pubblicazioni potevano ancora procurare a
circa 40 anni dall’unificazione italiana (e oltre). Nel testo l’elenco
dettagliato dei beni personali confiscati all’ultimo re delle Due
Sicilie, Francesco II di Borbone e ai suoi congiunti. Così Garibaldi
prima e lo stato italiano dopo decisero di strappare ai Borbone ville,
appartamenti, oggetti d’arte e soldi dei conti correnti privati e a
nulla valsero le (sacrosante) richieste di restituzione dei discendenti
dei Borbone fino a tempi più recenti. “L’atto di imperio, compiuto da
Garibaldi sui beni privati dei Borbone -scrive il prof. Boccia nella sua
nota- fu del tutto illegittimo e quindi, in base alla legge vigente,
esso era (e sarebbe ancora) inefficace” e si tratterebbe di diversi
miliardi di euro attuali (anche se crediamo che l’attuale Capo della
Casa Reale, il Principe Carlo di Borbone, non sia interessato ad avviare
procedimenti legali)… L’idea del saccheggio, del resto, è quella che
caratterizzò quelle vicende rendendo chiari fin dal primo momento gli
obiettivi degli artefici di quel processo, obiettivi ignorati solo da
chi diventò loro “complice” o da chi era e sarebbe rimasto annebbiato da
una ideologia che i fatti smentivano in maniera oggettiva. Senza
l’invasione delle Due Sicilie il Piemonte sarebbe entrato in una crisi
finanziaria irreversibile: è la tesi, ormai, di diversi economisti
obiettivi e questo episodio è coerente con tutto il quadro degli
avvenimenti “risorgimentali”. Questo libro, allora, rappresenta un altro
tassello importante nella ricostruzione delle vicende legate alla
unificazione italiana e all’inizio di una questione meridionale mai
conosciuta prima e tuttora irrisolta. Gennaro De Crescenzo |