I NEOBORBONICI CHIEDONO AL SINDACO DI NIZZA LA RIMOZIONE DI MASSENA (O UNA LAPIDE PER RICORDARE) |
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IL MOVIMENTO NEOBORBONICO CHIEDE AL SINDACO DI NIZZA LA RIMOZIONE DELLA STATUA DI MASSENA O UNA LAPIDE CHE RICORDI I SUOI MASSACRI NEL SUD NEL 1806. Durante questi giorni di dibattito su statue e rimozioni, il Movimento Neoborbonico ha inviato al sindaco di Nizza, Christian Estrosi, la richiesta di rimuovere la statua del generale Andera Massena nella sua bella piazza o di “integrarla” con una lapide che ricordi
le migliaia di vittime soprattutto lucane e calabresi della repressione durante l’invasione del Regno di Napoli nel 1806 (circa duemila solo a Lauria, oggi in provincia di Potenza). La
richiesta è supportata da un ampio dossier con numerose notizie e
fonti. Al di là della richiesta internazionale, il Movimento ha messo in
evidenza le drammatiche analogie tra quei massacri e quei saccheggi e
quelli subiti dalle stesse popolazioni meridionali durante il 1799,
sempre ad opera dei francesi e durante la stessa unificazione italiana,
drammaticità ed analogie mai evidenziate dalla storiografia ufficiale
che da sempre celebra quelle invasioni in maniera del tutto unilaterale e
parziale nel segno di una retorica giacobina e risorgimentalista ormai
superata da studi sempre più documentati e diffusi. Ufficio stampa COMUNICATO PUBBLICATO SU DIVERSI QUOTIDIANI FRANCESI
ESTRATTO
DAL DOSSIER. La mattina del sette agosto 1806, il generale francese
Massena e il suo esercito forte di circa diecimila uomini si portarono
verso Lauria. La città fortificata era occupata dai “brigands” (sono le
parole del generale straniero: si trattava di eroici difensori della
loro patria). “Né minacce né pericoli impaurirono quelle genti”:
calabresi, napoletani e lucani restarono al loro posto nonostante la
pioggia di bombe. 7 agosto 1806: i francesi iniziarono a penetrare e, al
rullare dei tamburi, si sparsero per ogni dove: la lotta divenne
disperata ma la baionetta ovviamente fa il suo mestiere: né grazia né
pietà”. Furono poi incendiate le case e, insieme ad esse le due Chiese
madri di S. Nicola e di S. Giacomo con il Monastero di S. Berardino, i
cui frati vennero trucidati senza pietà. “Furono viste donne in gran
numero ed anche giovinette difendere le proprie case e il proprio onore
e, dunque, preferire la morte alla violazione del focolare domestico…
Non resterà fabbricato in piedi e bivaccheremo tutti, Maresciallo e
soldati, sulle pietre insanguinate di una città che è diventata una
fornace ardente. Centinaia di donne e bambini furono sgozzati in una
grotta vicina alla città”.Le
vittime furono oltre duemila e in tanti furono sepolti in un un’area
che ancora oggi, a Lauria, si chiama “Onda dei Morti”: non si salvarono
neanche donne e bambini, sgozzati nella grotta dove si erano rifugiati
(per queste notizie cfr. soprattutto le relazioni dei generali Reynier e
Charles-Henry de Montigny Turpin e il testo del prof. Antonio Boccia,
“Massacro a Lauria. La resistenza antigiacobina in Basilicata”, Napoli,
2006). |