VECCHIONI E QUEI VECCHI COMPLESSI DI SUPERIORITÀ MILANESI. GLI HO INVIATO DUE PAROLE... Dopo la "provocazione" infelice di qualche anno fa ("la Sicilia è un'isola di merda") con successive affermazioni su Milano ("l'Expo di Milano manco per il c... poteva succedere altrove: Milano ha inventato una cosa per 25 milioni di persone e non perché hanno soldi ma per volontà"), il celebratissimo cantautore Roberto
Vecchioni (genitori napoletani) torna su Milano con qualche spunto
leghista pure proclamandosi antileghista: "nessun paese, nessuna città,
nessuna regione italiana può vivere, se muore Milano. Milano intanto è
l'unica città italiana, gli altri sono paesoni. In qualità è l'unica
vera città in Italia. Contro Milano c'è invidia, è l'invidia davanti ad
una città così grande e così capace di trascinare il resto d’Italia. La
natura di Milano è quella di non stare mai ferma. Per parlare di Milano,
bisogna vivere qui, non ciacolare da fuori". Premesso che qui nessuno
vuole che muoia Milano e che alle povere vittime milanesi va sempre
tutta la nostra solidarietà, questa intervista è la sintesi di tutti i
famosi complessi di superiorità milanesi e padani e (per chi la difende)
la sintesi di tutti i complessi di inferiorità meridionali. Caro
Vecchioni, lei ovviamente è libero di amare Milano ma non di fare
paragoni e di sputare sul resto, dalla "Sicilia isola di m..." (lo stile
è lo stesso) fino a quelli che lei definisce "paesoni". "Paesone"
magari Napoli con più del doppio degli abitanti di Milano prima
dell'unificazione italiana e capitale di uno dei regni più antichi e
famosi del mondo? Chi stabilisce, poi, caro Vecchioni, la "qualità
superiore" di una città? I parametri per l'inquinamento o quelli della
criminalità (Milano prima, Napoli diciassettesima nel 2019)? Se Milano
"trascina", allora, il resto dell'Italia, è per l'aria, per il clima o
anche per il lavoro di milioni di emigrati in gran parte meridionali
costretti ad andare a lavorare a Milano dal 1860 in poi? Sicuro che per
parlare di Milano sia obbligatorio viverci e per "ciacolare" delle altre
città non sia obbligatorio viverci? Può stare tranquillo: se qualche
folle "invidia" Milano è solo per redditi medi, conti in banca o auto di
lusso e non per strane e imprecisate "qualità". Sicuro, allora, che sia
tutta una "questione di volontà" e che non sia tutta una triste e
squallida questione di soldi? Magari potrebbe convincersene anche lei
dando un occhio non dico ai libri di storia (una materia che, pur
insegnandola, lei non cita mai magari alla voce "questione meridionale")
ma ai giornali recenti cercando pure su google (è facile) le parole
"tangentopoli" (nacque lì), "scandali sanità" (molta gente ancora in
galera), "Expo" (tangenti milionarie) o "errori coronavirus" (tanti e
gravi). Sicuro, infine, che "Milano non si ferma" sia una grandissima
filosofia di vita e, nel caso di questa emergenza, con tante aziende mai
ferme e gli aperitivi in piazza, non sia stata una cazzata enorme che
ha portato tanti morti e tanti danni a Milano e anche al resto
dell'Italia? Caro Vecchioni, continui ad amare Milano ma lasci perdere
paragoni ai confini del razzismo e ripassi un poco di storia passata e
recente: forse da troppi anni ha lasciato l'insegnamento e certi
passaggi li ha dimenticati... Saluti da Napoli (capitale vera per circa 6
secoli e non capitale "morale" o inventata da qualche pubblicitario
qualche anno fa), Gennaro De Crescenzo, un suo collega prof di Scampia.
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