MA QUALE RAZZISMO? BREVE E TRISTE STORIA DEL VERO RAZZISMO (QUELLO CONTRO IL SUD). In questi giorni si sente spesso parlare di “razzismo” contro la Lombardia e contro Milano. In realtà si tratta semplicemente di una difesa “a prescindere” di Lombardia e di Milano, nonostante probabili colpe da parte dei governi locali e centrali con danni e (povere) vittime ancora in queste ore e ancora in grado di
condizionare il resto
dell’Italia. Si tratta, allora, solo di questioni sanitarie e gli idioti
di turno continuano a confonderle con il razzismo dimenticando il vero
razzismo. Il razzismo è un’altra cosa. E lo conosciamo bene noi a Sud.
Lo conosciamo da oltre 150 anni. Da quando, cioè, nacque l’Italia con
tante offese e tanti luoghi comuni ancora “vivi” sulla pelle dei
meridionali. Per i giornali del tempo, allora, i meridionali erano tutti
“pulcinella” vigliacchi che scappavano davanti agli eroici Garibaldi.
“Che barbarie ! Altro che Italia! Questa è Affrica: i beduini, a
riscontro di questi caffoni, son fior di virtù civile” oppure “si tratta
di “province appestate ma almeno con la nostra forza, con la nostra
superiore intelligenza e superiore morale possiamo sperare di governarle
e domarle” (parole, tra le tante, di Farini e Pantaleoni). E ci pensò
lo scienziato folle sabaudo/veronese Cesare Lombroso a “garantire” quel
“razzismo” con la teoria della razza inferiore calabrese-meridionale
autorizzando, di fatto, i massacri dei meridionali “briganti” e in fondo
il successivo abbandono del Sud (lo slogan è ancora attuale: “è inutile
aiutarli, non meritano aiuti”). Poi venne il tempo dell’emigrazione al
Nord alla metà del Novecento e dei cartelli “non si affitta ai
meridionali” e poi ancora quello del colera, marchio che nacque nel 1973
per 119 casi e 15 morti in tutto a Napoli, un’emergenza risolta in meno
di un mese e con oltre un milione e duecentomila vaccini (da brividi i
paragoni con i numeri attuali della Lombardia con oltre 16.000 morti e
oltre 90.000 contagiati). E da allora gli striscioni e i cori (impuniti)
sugli stadi e da lì al “razzismo” di oggi con attacchi numerosi,
gratuiti e immotivati anche durante questa emergenza il passo è
brevissimo. Questa
è storia ed è lì che nasce una questione meridionale sempre più
irrisolta e sempre più drammatica e che nessuno risolverà fino a quando
non ci libereremo dei complessi di superiorità padani e dei complessi di
inferiorità meridionali. Il resto? Chiacchiere da bar (milanesi).
Gennaro De Crescenzo
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