DIVERTENTE DIBATTITO SUI NEOBORBONICI SENZA I NEOBORBONICI E DUE-TRE ACCADEMICI “ERRORACCI”... Ci hanno segnalato un video in cui, per l'ennesima volta, un accademico vorrebbe smantellare i "miti neoborbonici" ma non ci riesce e (eterogenesi dei fini) addirittura li conferma! Parliamo di un intervistatore, Michele Boldrin, docente universitario, collaboratore negli anni Novanta della Lega di
Bossi (fonte
Wikipedia) e attuale sostenitore del regionalismo, convinto com'è che
"gli abitanti di una manciata di regioni [del Nord, ndr] finanziano la
spesa pubblica di tutte le altre". E parliamo di un intervistato, il
famoso prof. Giovanni Federico. In premessa il solito ritornello sui
libri neoborbonici "senza fonti" e come al solito sono costretto, mio
malgrado, a ricordare i miei 15 libri con centinaia di pagine di fonti
soprattutto archivistiche. La sensazione, ovviamente, è che l'accusa che
loro muovono ai neoborbonici sulla superficialità sia riferibile a loro
stessi quando parlano dei neoborbonici senza aver letto un solo libro
neoborbonico ma limitandosi a dare un occhio distratto al web. Altro che
“folcloristici”: se fosse solo “folclore”, del resto, proprio non si
capirebbe l’interesse per questo fenomeno da parte di due famosi
accademici internazionali, tanto “preoccupati” da dedicargli ben 2
lunghi video… Iniziamo con un paio di strane tesi del prof.
Federico: la prima ferrovia borbonica "con un re di cui non ricordo il
nome [iniziamo bene!] è del 1835" [1839 ndr!]; i "Borboni" [e non i
"Borbone"], come da antica e sprezzante tradizione; dopo l'unità "le
regioni del Sud furono più o meno divise con la suddivisione del Regno
Borbonico con la Sicilia, le Calabrie e la Sardegna separata" [sì: ha
citato la Sardegna...]. A questo punto avremmo fatto diverse domande al
prof. Federico quando afferma in quel video che sono necessari, nelle
ricerche storiche, metodo e rigore… Si passa, poi, al "mito" della
"repressione dei briganti" e a Federico più volte, quasi come se fosse
neoborbonico, scappa la definizione "molto feroce" associata a quella
repressione pur riferendo stranamente solo un episodio nel quale sarebbe
stato massacrato "un reparto di bersaglieri"... Surreale, poi, la tesi
secondo la quale, dopo oltre 15 anni, "il brigantaggio non ebbe più
supporto una volta finita la repressione" (e per forza, aggiungiamo noi:
dopo centinaia di migliaia di vittime tra fucilati, arrestati o
deportati!). Involontariamente confermata un'altra tesi neoborbonica:
dopo il brigantaggio iniziò al Sud la tragedia dell'emigrazione
(evitando, però, di riconoscere che in altre regioni italiane ed europee
era iniziata prima del 1860). Federico, poi, sostiene un'altra strana
tesi: il brigantaggio si legherebbe alla "vendita dei beni ecclesiastici
del 1863". A parte il fatto che il brigantaggio era iniziato ben prima
(già dal settembre del 1860, come attestato da numerosi documenti in
particolare presso l'Archivio di Stato di Napoli), la vendita di quei
beni iniziò non nel 1863 ma nel 1866 (legge 7 luglio 1866). Parla anche
di "agenti esterni" borbonici (visto che quello era il loro regno, in
che senso "esterni"?) e di "mercenari" contraddicendo se stesso quando
aveva parlato di "fenomeno di massa"... "I soldi dei Borbone erano
davvero tanti?": la risposta del prof non arriva forse perché dovrebbe
rispondere sì e confermare un'altra tesi non solo neoborbonica ma anche
di... Francesco Saverio Nitti (443 milioni al Sud sui 668 milioni di
tutte le banche italiane messe insieme). E da lì un'altra tesi surreale:
"i soldi dei Borbone rimasero in Sicilia" [!]. "Per i neoborbonici il
Piemonte invase le Due Sicilie per risolvere la sua crisi finanziaria?":
qui il prof ancora una volta conferma la tesi parlando del grande
"debito pubblico sabaudo" ma non riporta dati e dimentica le recenti
ricerche del grande economista e suo collega Vito Tanzi (Italica, 2012)
che attesta il sicuro fallimento del Piemonte se non avesse di fatto
invaso il Sud... Sui debiti borbonici legati, poi, al 1815 (e non al
1848) e, debiti simili a quelli degli altri paesi europei dopo gli
sconvolgimenti napoleonici, il prof può tranquillizzarsi: nessuno “shock
per i neoborbonici” che non li ignorano mentre il prof forse ignora il
successivo azzeramento del debito pubblico di Ferdinando II. In
quanto alla solita storiella dei Borbone che "accumulavano e non
spendevano", i due protagonisti non hanno evidentemente approfondito
studi recenti di alcuni loro valenti colleghi. Il Sud fino al 1860
vantava livelli di redditi, finanze, pil e industrializzazione pari o
superiori a quelli del resto dell'Italia e se dal 1860 i rapporti si
sono capovolti a vantaggio del Nord in maniera sempre più drammatica...
"chi vuol capire capisca" (cit. Massimo D'Azeglio). Per i parametri di
cui sopra cfr. i documentatissimi studi di Davis, Daniele, Malanima o
Collet. Ultima considerazione sulle industrie che, nella seconda parte
del video, per il prof, al Sud sarebbero state "il nulla, tranne 3 o 4
stabilimenti statali"... Questa è una tesi veramente strana considerati i
recenti studi, tra gli altri, di Fenoaltea e Ciccarelli o gli stessi
dati statistici del tempo che evidenziano percentuali di
industrializzazione in varie regioni del Sud superiori a quelle del Nord
e finanche il doppio degli operai al Sud (oltre 1 milione e
seicentomila operai che facciamo fatica a immaginare a lavorare in
ognuna delle 4 fabbriche per un numero superiore alle 400.000 unità
perfabbrica…). Per la tesi semplicistica e banalizzante sugli "appalti
statali italiani dati alle aziende del Nord perché lì c'erano le
aziende" potremmo invitare il prof a leggere i regolamenti per gli
appalti citati da De Matteo e anche a dare un occhio alle produzioni
magari a Pietrarsa (più del doppio degli operai dell'Ansaldo) o Mongiana
accertando come furono escluse da quegli appalti in maniera del tutto
scorretta e illegale. In conclusione: se dovete parlare dei neoborbonici
informatevi meglio e, evitando insulti ed espressioni poco
"accademiche" ("stronzate" non è il massimo ma noi eviteremo di
riferirlo a diverse parti di questi video), ricordatevi che esisterebbe
un democratico diritto di replica ed esisterebbero pure democratici
dibattiti (a meno che qualcuno non li tema)... Saluti divertiti Prof. Gennaro De Crescenzo Movimento Neoborbonico |