OTTIMO CONFRONTO SUL
"GIORNALE" SU NORD E SUD A PAGINA INTERA (LOTTIERI E DE CRESCENZO).
"Dopo 150 anni il Sud attende ancora pari diritti". Da una mia
replica ad un articolo sui soldi che il Sud prenderebbe dal Nord sono nati un
bel dibattito su fb con il prof. Carlo Lottieri ed oggi uno
"speciale" di 3 pagine con un mio articolo di apertura sul DIVARIO NORD SUD e un
bel titolo: LA RETORICA 'RISORGIMENTALE' È IL VIRUS POLITICO DA DEBELLARE. IL
MERIDIONE VANTA ANCORA MOLTI CREDITI (STORICI ED ECONOMICI DAL 1860 AD OGGI) ED
ATTENDE ANCORA PARI DIRITTI. Ringraziamo per la correttezza e lo spazio Il
Giornale e il prof. Lottieri del quale abbiamo anche apprezzato l'idea di una
Italia che avrebbe dovuto e dovrebbe iniziare a rispettare le identità dei
territori non prima, però (aggiungiamo noi nell'articolo) di aver fatto qualche
conto e avviato un dibattito vero come in questa occasione... GDC
LA RETORICA RISORGIMENTALE IL VIRUS DA DEBELLARE E IL SUD ATTENDE ANCORA PARI DIRITTI (IL GIORNALE 26/4/20).
In
questi giorni difficili sembrano delinearsi scenari nuovi per l'Italia
del futuro. Sempre più frequenti gli attacchi dal Nord e le risposte dal
Sud.
Forse,
però, è il caso di affrontare la questione in maniera diversa dal punto
di vista sanitario, culturale e politico. Qualcuno, evidentemente, ha
confuso l'ideologia con i cordoni sanitari invocati dal governatore De
Luca e certo è che se, invece di affrontare una emergenza come questa
con slogan come «Milano non si ferma» o «non siamo razzisti contro i
cinesi o contro i lombardi», avessero davvero chiuso la Lombardia e nei
tempi giusti, forse il resto dell'Italia avrebbe potuto aiutare davvero
la Lombardia e forse oggi non conteremmo tante povere vittime e tanti
danni. Diversa, invece, la questione dal punto di vista culturale. Di
fronte ad una forma di «razzismo» più o meno velato contro il Sud presso
molti media nazionali (un razzismo continuato più o meno diffusamente
per oltre un secolo e mezzo), c'è stata una risposta spesso carica di
rabbia e orgoglio da parte del Sud, a volte nelle istituzioni, altre
volte sui social, con decine di migliaia di persone che hanno reagito
magari scrivendo direttamente a giornalisti e trasmissioni o ai loro
sponsor. Un fenomeno piccolo ma nuovo e significativo che si lega, però,
ad un discorso più ampio e di carattere politico.
Eviteremo di parlare dei consistenti saccheggi del passato e dei famosi
443 milioni delle banche delle Due Sicilie raffrontati ai 225 di tutti
gli stati italiani messi insieme (8 quelli della Lombardia) e magari
eviteremo pure di ricordare i finanziamenti della Cassa per il
Mezzogiorno che arrivarono per il 70% ad imprese del Nord con il
giochino tra fondi ordinari (al Nord) e straordinari (al Sud). Eviteremo
di parlare anche dei milioni di meridionali emigrati e utilizzati dal
Nord per i suoi successi economici. Vogliamo solo ricordare che, secondo
i recenti studi del famoso prof. Paolo Savona, sarebbero circa 50 i
miliardi annualmente trasferiti dal Centro-Nord al Sud ma sarebbero
oltre 63 i miliardi che il Sud fa ritornare al Nord acquistando dal Nord
beni e servizi. È certo anche che in 17 anni il Nord ha sottratto al
Sud oltre 840 miliardi di euro (dati-Eurispes) cancellando il diritto al
34% dei fondi pubblici. Ed è certo anche che (dati Sole 24 Ore) i
famosi «pellegrinaggi sanitari» portano dal Sud al Nord oltre 4,6
miliardi di euro l'anno. Forse, allora, sono quanto meno parziali i
conti di quel Nord che «se ne vuole andare». Qualsiasi tavolo di una
auspicabile e necessaria discussione non si potrà aprire se non partendo
da questi dati e, parlando di regionalismi prossimi venturi, dal
calcolo di quanto non è stato assegnato al Sud e magari anche da quei
«livelli essenziali di prestazioni» negati al Sud in questi anni di
un'Italia sempre più duale. E magari, passata questa emergenza, con una
nuova classe politica più consapevole e fiera, può darsi che le cose
cambino davvero, che qualcuno inizi (dopo 150 anni) a rivendicare pari
diritti tra Nord e Sud e magari anche ad acquistare quei beni e servizi
non più al Nord, ma in giro per il mondo (da anni noi «neoborbonici»
promuoviamo la campagna «compra Sud»). È una ipotesi estrema, ma che ci
fa rendere conto del fatto che da questa emergenza possono venire fuori
dibattiti interessanti per i futuri assetti italiani. Dibattiti mancati
in 150 anni di retoriche risorgimentaliste e di (immotivati) complessi
di superiorità padani associati a (immotivati) complessi di inferiorità
«terroni». È
ora, forse, di dirci tutte le verità per quanto amare possano essere da
una parte e dall'altra, individuando bene, tra le classi dirigenti
locali e nazionali, i colpevoli passati e presenti di un'Italia che
evidentemente così non funziona. In questa fase, forse, non contano
ancora gli assetti futuri, ma conta la formazione di classi dirigenti
che, consapevoli, sappiano fare un nuovo patto se non vogliamo affondare
(tutti) sotto i colpi dei virus sanitari ma anche politici. Quelli che
da 150 anni accompagnano la storia di un Paese che avrebbe potuto avere e
potrebbe avere un destino di certo più sereno da Nord a Sud. |