LA CIVILTA' DEL "SOSPESO": LE RADICI GRECHE, CRISTIANE E NAPOLETANE. Ora che la pratica del “sospeso” si sta allargando non solo geograficamente, ma anche nella varietà dei generi donati, sono in molti a chiedersi l’origine culturale e sociale dell’oramai divenuto famoso “caffè sospeso” considerato, a torto, tutto e solo napoletano. Come al solito a dare spiegazioni storiche, per lo più campate per aria, sono i soliti tuttologi nordisti in stretto contatto con i noti neogiacobini nostrani. Naturalmente
spiegazioni
strumentali alle loro congetture, alla loro politica “mortificatoria”,
articolate in modo da non concedere alcun beneficio di civiltà alla
nostra antica Patria, e finalizzate a trovare cavilli necessari a
minimizzare segnali di grande umanità e disprezzare la nostra identità.
Il solito copione. Premesso che un gesto di solidarietà ed amore verso
una persona, soprattutto se sconosciuta, è insita nell’animo umano
quando però l’animo è sereno ed in pace con la propria coscienza,
l’origine del “sospeso” si perde nella notte dei tempi…. “meridionali”.
Le tracce delle prime forme di mutuo soccorso si hanno nella cosiddetta
“reciprocità generalizzata”, studiata e descritta dagli antropologi
nelle komai, gli antichi villaggi della Magna Grecia innestati
strategicamente lungo le coste meridionali della Penisola italiana.
Nella gestione della ricchezza comune, che era in beni e non in danaro,
chi più possedeva donava spontaneamente a chi meno aveva, perché
nell’equità sociale basata sul mutuo soccorso si racchiudevano la pace e
la concordia per tutti. Quando nel 1734 a Napoli e a Palermo si insediò
il primo Governo dei Borbone, le varie misure adottate in materia di
economia, commercio e finanza rispettarono ed incentivavano anche questo
importante principio di reciprocità posto alla base della società
rurale che oltre che nell’antica cultura greca, trovava ispirazione e
forza nel Vangelo di Cristo, Costituzione scritta del Regno di Napoli.
Nell’assegnazione del bene comune in enfiteusi (poi usi civici) e cioè
in possesso e non in proprietà dei terreni dello Stato, il conduttore
(contadino) pagava all’Erario comunale la decima parte di ciò che
riusciva a produrre in un anno, impegnandosi, inoltre, a donare
spontaneamente in natura le proprie produzioni agricole, affidandole ai
depositi comunali che poi provvedevano a destinarle ai poveri o a chi il
raccolto era andato male. La
Magna Grecia Questi erano esattamente gli antenati dei “sospesi”,
quando il ricavo non era legato allo sfruttamento ed alla cultura
dell’accaparramento. Oggi i cattedratici definiscono queste pratiche
“(…) squallidi provvedimenti assistenziali (…) arretrate elemosine
antiliberali”. Noi rispondiamo che erano provvedimenti di autentica
umanità dove tre soggetti, chi offre, chi raccoglie e chi ne beneficia,
entravano in un contesto di reciprocità basata sulla fiducia e
sull’amore per il prossimo. Quando i giacobini di turno, più o meno
cattedratici, per la maggior parte nostrani, affermano che “i Borboni
tiranni ed assolutisti erano antiliberali”, nell’accezione negativa
della frase rientra anche la reciprocità condivisa che “ (…) lede il
libero scambio e fiacca l’economia della concorrenza”. Con l’annessione
al Piemonte, liberale, massone e giacobino, nel 1861 nella nostra Patria
tutto si sbanda: l’economia dell’essenziale lascia il passo alla
moderna economia dello sfruttamento; lo scambio di sussistenza diventa
il commercio concorrenziale del massimo ricavo; il muto soccorso si
mimetizza nell’attuale “sospeso”, divenuto ora emergenza (che emerge
dalla storia) culturale di un’umanità fatta sparire dai liberali e dai
loro asserviti sgherri. In questi giorni alcuni giornali titolano: “A
Napoli, capitale della solidarietà nasce il Pane sospeso: a disposizione
dei più bisognosi tutto ciò che resta invenduto a fine giornata”.
Qualche altro giornalista andando in dietro nel tempo e scavando nelle
personali conoscenze scrive: “Dopo il caffè, il giocattolo e l’ombrello,
a Napoli arriva anche il ‘Pane sospeso ‘: l’iniziativa è stata
adottata, nello specifico, da diversi panifici tra Ercolano e Pompei
dove, ripercorrendo un’attualissima ed importante tematica relativa allo
spreco di cibo, il mastro fornaio imbusta e lascia all’esterno del suo
negozio tutto ciò che resta invenduto a fine giornata (cornetti, pane,
panini, pizze). In questo modo, chi ne ha più bisogno, può prendere ciò
che vuole”. In verità, lo spreco di cibo poco c’entra in questa storia,
soprattutto quando si conoscono le feroci regole del commercio liberale
che nella penuria dei prodotti trova il maggior guadagno. Infatti, la
maggiore richiesta di mercato aumenta i prezzi dei prodotti
incrementando il ricavo e, pertanto, spesso distruggere il prodotto non
significa sprecarlo, ma farlo lievitare di prezzo. E’ chiaro, quindi,
che se questi prodotti vengono distribuiti gratis, si va contro questa
fondamentale regola di “investimento distruttivo” del mercato moderno
detto liberale. Da
una sommaria rilevazione risulta che in molti al Sud, Sicilia compresa,
da sempre operano questa pratica di vera civiltà, ma qualcosa esiste
anche a Trento. Senza averne le prove e usando i loro
stessi metodi strumentali, insinuiamo che questi di Trento sicuramente
avranno origini meridionali. Abbiamo notizia che in qualche comunità
montana dell’Abruzzo addirittura si lasciano in sospeso maglieria intima
e scarponcini; in Puglia e Basilicata attrezzi agricoli e sementi; in
Calabria pane, scatolame, pannolini per neonati ed omogeneizzati; in
Sicilia pane, pasta e latticini. Un’altra
testata scrive: “Il primo a lanciare l’idea di aiutare i più poveri con
l’iniziativa del ‘Pane sospeso’ è stato il pastificio Mastro Fornaio
Esposito Pompei, che attraverso la sua pagina Facebook aveva annunciato
che ogni giorno, dopo la chiusura serale, fuori al negozio verrà posto
un cesto con pane e pizze per aiutare i più bisognosi.”. Come abbiamo
visto, sarà stato il primo, è vero, ma nella zona, considerato che anche
in altre parti del nostro territorio ci sono tali lodevoli iniziative.
Ed ancora scrivono:” Quello che serve è questo, un po’ di umanità, sono
cose che non gli cambiano la giornata ma gli possono addolcire la
serata. Un vero gesto d’amore verso i meno fortunati apprezzato da tutti
i cittadini”. Addirittura c’è chi “il sospeso” lo porta a destinazione:
“ (..) La medesima, lodevole iniziativa è stata intrapresa da un
esercente di Ercolano, il Forno Super Pane da Gino e Lisa che hanno
preso l’abitudine di lasciare ceste di pane e prodotti da forno
invenduti all’esterno del negozio, a disposizione di chi ne ha bisogno.
Non di rado, i due ragazzi girano anche per le strade del quartiere per
regalare direttamente il pane ai bisognosi….”. La
storia che portiamo scolpita nel nostro DNA oltre che a caratterizzarci
nella cultura, nelle tradizioni e nella Fede ha forgiato i nostri cuori
all’accoglienza, alla tolleranza, al gesto di fratellanza, all’aiuto
sincero e concreto all’essere umano in difficoltà. E tutto ciò
nonostante le offese, le cattiverie e gli oltraggi che “quell’altra
civiltà”, venuta a conquistarci militarmente per sottometterci e
spogliarci anche nella cultura e nelle tradizioni, ci destina con
disprezzo e cattiveria da 160 anni. Cap. Alessandro Romano RETEDUESICILIE.IT
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