CENERENTOLA È NAPOLETANA (E LA CASA EDITRICE CAMBIA IL LIBRO) |
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CENERENTOLA È NAPOLETANA (E LA CASA EDITRICE DI BERGAMO CAMBIA IL LIBRO)! A volte bastano una mail e un interlocutore corretto per cambiare libri (e storia). Vi allego il botta e risposta (in soli due giorni) con la casa editrice. È, però, una ulteriore dimostrazione del fatto che dobbiamo continuare a "combattere" anche per... Cenerentola e per il nostro progetto di riportarla nel suo (e nostro) Palazzo Reale con
buona pace dei pochissimi e tristissimi personaggi che preferiscono grigi e patologici cavilli a sogni e orgoglio (e turismo)... DE
CRESCENZO AD ATLAS. Spettabili responsabili della casa editrice Atlas,
(Bergamo), mia figlia ha adottato in prima media il vostro libro di
Pellegrini e Ghezzi, "La scala dei sogni" (2017). A p. 177 è scritto
che, per quanto riguarda Cenerentola, "la versione europea fece la sua
comparsa solo secoli dopo con il testo scritto dai fratelli Grimm e,
anche grazie alla versione della Disney, divenne molto più famosa della
sua sorella maggiore con cui aveva in comune molti elementi". Si tratta
di una notizia falsa perché la prima versione occidentale di Cenerentola
è stata scritta dal napoletano Giambattista Basile, in lingua
napoletana, nel famosissimo "Cunto de li cunti" (prima edizione nel
1634, circa due secoli prima dei fratelli Grimm e mentre Perrault aveva
appena 6 anni). Al di là della necessità di raccontare cose vere ai
ragazzi e a meno che non pensiate che Napoli non era e non è una città
europea, vi richiediamo una opportuna rettifica. Ritenetemi a vostra
disposizione per fonti e approfondimenti anche grazie agli studi del
prof. Michele Rak, uno dei massimi esperti di letteratura barocca in
Italia. Sono docente anche io e moniteremo le vostre prossime edizioni
anche con altri colleghi. Cortesi saluti. Prof. Gennaro De Crescenzo,
Napoli ATLAS A DE CRESCENZO Gentile professor De Crescenzo, prima
di tutto grazie per averci scritto. Consideriamo preziose le
osservazioni sui nostri libri provenienti da genitori di alunni e da
professori che li utilizzano. Abbiamo notato questo errore nel guardare
il testo e nell’edizione di una nuova antologia che sta uscendo adesso
lo abbiamo fatto togliere. Conosciamo il “Cunto de li cunti” di Basile e
perciò non possiamo che essere in pieno accordo con il suo rilievo e ci
scusiamo a nome della Casa editrice per l’errore. Rinnovandole quindi i
nostri ringraziamenti per la mail che ci ha scritto, le inviamo i
nostri più cordiali saluti. |