MEDIA CONTRO NAPOLI E IL SUD (ANCHE PER LE VERGOGNOSE AGGRESSIONI AI MEDICI) |
|
|
|
L'ANNO INIZIA COM'È FINITO: CONTRO NAPOLI E CONTRO IL SUD MENTRE LE (VERGOGNOSE) AGGRESSIONI AI MEDICI NAPOLETANI DIVENTANO UN CASO NAZIONALE E QUELLE MILANESI
RESTANO A MILANO...
Diverse (vergognose) aggressioni a medici e infermieri napoletani sono
diventate "Napoli peggio che in guerra" sui media di tutta l'Italia.
Eppure quelle aggressioni (purtroppo) avvengono in tutta l'Italia.
Eppure le denunce degli
operatori locali magari lombardi o veneti restano in Lombardia o in
Veneto e non diventano titoloni di giornali, tg o Televideo. Qualcuno lo
chiama "sputtanapoli", io lo chiamerei semplicemente razzismo se lo
stesso schema non è applicato altrove: pochi giorni fa Il Giorno (di
Milano) ci informava che in Lombardia le aggressioni sono state 1142 in 6
mesi (6 al giorno, circa 5000 in meno di 3 anni)... E lo schema è lo
stesso se parliamo di altro (ad esempio i fuochi di Capodanno con Napoli
che ha registrato meno feriti di altre città ma con i soliti titoloni
dedicati a Napoli). Qui nessuno vuole nascondere nulla sotto i tappeti,
chi fa queste cose deve pagare a caro prezzo i suoi reati, nessun
buonismo, nessuna tolleranza, non esiste un mezzo gaudio per questo
"male comune", ma anche chi lancia dalle nostre parti titoloni
sensazionali ("collaboratore" consapevole o inconsapevole di un sistema
mediatico e poi politico) deve sapere che rischia di ottenere il
risultato contrario a quello che si prefigge perché (da 150 anni) quel
titolone diventa titolone in tutta Italia, perché in questo modo Napoli e
il Sud subiscono da 150 anni questioni meridionali che partono proprio
da tesi in sostanza razziste ("è inutile aiutarli", "non potremmo mai
salvarli" o anche "è inutile che ci aiutino", "facciamo schifo"
ecc.ecc.ecc.). Ecco perché da queste parti servirebbero operatori
(sanitari e non), giornalisti, politici e politicanti consapevoli ma
anche attenti e sensibili: Napoli e il Sud andrebbero trattati con
l'attenzione e la sensibilità che si devono usare con le persone magari
fragili e malate a cui vogliamo bene. E sono ancora pochi quelli che lo
capiscono. Gennaro De Crescenzo
|