GAETA E QUEI PICCOLI E DIMENTICATI EROI: SIMBOLI DI UN ORGOGLIO CHE CI SERVE OGGI. Leggetelo bene questo articolo di Alessandro Romano dedicato ai piccoli e dimenticati eroi di Gaeta, ragazzi che sacrificarono la loro vita per difendere la loro (e nostra) Patria Napoletana. Cercate di ricordare i loro nomi e magari, se potete, raccontateli ai vostri figli e nipoti come se fosse una favola, una favola amara ma vera. Questo articolo è un articolo "politico", più di tanti articoli che si
autoproclamano
"politici". Al Sud, più dei partiti, mancano classi dirigenti
autenticamente meridionali: consapevoli, radicate e fiere, in grado di
difendere (come accade, invece, al Nord) sempre e comunque e anche a
prescindere da partiti&ideologie, la loro terra e la loro gente. E
sapete perché mancano? Perché da oltre 150 anni non conoscono i nomi di
quei ragazzi, pagine di una storia epica, un'epica nostra, con l'esempio
di un onore e un senso di appartenenza perduto dal 1860 ad oggi. E così
ci siamo rassegnati e abituati a pensare che siamo sempre stati un
popolo di straccioni e imbroglioni, così abbiamo pensato che tutto
quello che è stato fatto al Sud e che continuano a fare al Sud in fondo
"è tutta colpa del Sud". Qualcuno lo pensa pure in buona fede, vittima
di storici e media. Qualcun altro lo pensa in cattiva fede perché ha
capito che così si fa carriera e magari si prendono e si conservano
cattedre, direzioni di giornali o apparizioni televisive. Altro che
"nostalgie" o "è passato tanto tempo"... Ecco perché dobbiamo ricordare
Antonio, Eduardo, Ferdinando o Alfonso... Gennaro De Crescenzo GAETA: QUEI PICCOLI EROI DIMENTICATI E'
di altissimo valore l’eroismo di quella che fu l’estrema resistenza in
difesa dell’antica Civiltà meridionale, condannata a morte ed assediata
da terra e da mare dal "nuovo massonico" che avanzava. Nel 1861 a Gaeta
si compì l'ultimo atto d'amore e d'onore di un mondo giusto e felice
che, insieme alla Sacra Bandiera gigliata degli antichi Padri, fu ucciso
e seppellito nell'oblio.
Gaeta è il luogo dove si compirono vicende di un insuperabile valore
militare ed umano, una Terra posta tra cielo e mare eletta da Dio quale
simbolo per tramandare alle generazioni future un messaggio
di speranza e di giustizia che nemmeno i cannoni rigati dei peggiori
criminali di guerra sono riusciti a sconfiggere, né a cancellare dal
cuore di milioni di meridionali sparsi in tutto il mondo. A Gaeta
vollero e seppero difendere la Patria napolitana anche dei giovanissimi
eroi: i cadetti dell’antica e gloriosa Scuola Militare Nunziatella.
Preparati nelle arti militari come nessun altro al mondo e forgiati
indelebilmente nell’etica cattolico-cavalleresca dell’onore militare,
quei giovanissimi “soldati” con il loro estremo sacrificio resero ancora
più grande e magnifica quella incredibile resistenza, fregiando la loro
Scuola di una gloria senza precedenti. A loro ed in particolare a tutti
i bambini e ragazzi caduti durante il duro assedio che sarà dedicato il
Raduno di quest’anno a Gaeta che si svolgerà il 14, 15 e 16 febbraio 2020. Cap. Alessandro Romano Dal
numero dell' 8 febbraio 1997 del quotidiano "Il Sud". Il 7 settembre
1860 alla Nunziatella regnava una grande agitazione: la notizia che il
Re aveva raggiunto Gaeta e che l'esercito avrebbe tentato un'ultima
difesa sulla linea del Volturno, nonostante i silenzi di molti ufficiali
ed istruttori, era trapelata. Alcuni dei ragazzi decisero di fuggire
dal collegio per raggiungere il loro Re e per poter partecipare
all'ultima difesa. I loro nomi non possono essere dimenticati, perché
rappresentano sentimenti e valori che non hanno confini: il loro esempio
sarebbe stato di grande aiuto al popolo meridionale, molto più che il
ricordo di Garibaldi e di Cavour. Noi non possiamo ricordare come eroi
positivi solo quelli che, venuti da fuori, ci avrebbero "liberato".
Furono invece cancellati dalla storia. I due fratelli Antonio ed Eduardo
Rossi, 17 e 14 anni, erano figli di un ufficiale morto nella campagna
di Sicilia del 1848. Un giornalista francese presente a Gaeta durante
l'assedio li ricorda così: "Ho incontrato stasera su una batteria un
sottotenente di 15 o 16 anni che serviva ai pezzi con due soli uomini
per quattro cannoni, caricando, puntando e tirando con rabbia. Questo
bravo ragazzo si chiama Rossi ed ha un fratello che, come lui, si è
distinto durante l'assedio". Eliezer Nicoletti, 17 anni, figlio del
maggiore di fanteria che sbaragliò i garibaldini di Pilade Bronzetti
alla battaglia del Volturno, Ludovico Manzi, 17 anni, Ferdinando de
Liguoro, figlio del colonnello comandante il 9° Puglia, reggimento da
lui condotto da Capua a Napoli con i garibaldini ormai padroni della
città. Dopo la resa fu come gli altri vessato e maltrattato. Non
riconosciuti a questi ragazzi nemmeno i gradi acquisiti sotto il loro
legittimo Re. De Liguoro emigrò in Austria, dove fu ammesso
nell'esercito e combatté anche a Custoza contro i piemontesi nel 1866.
Alfonso Scotti Douglas, 11
anni, il più giovane di questi ragazzi, figlio del generale di origine
parmense Luigi, fu adibito ai lavori del genio nella piazza di Capua.
Carmine Ribas, 18 anni, che raggiunse l'anziano padre di stanza a Gaeta,
fu anch'egli adibito ai lavori del genio nella piazza di Capua.
Francesco e Felice Afan de Riviera, 17 e 16 anni, figli del generale
Gaetano, raggiunsero i fratelli maggiori che combattevano a Capua.
Anch'essi dopo Gaeta emigrarono in Austria e Felice abbracciò in seguito la vita religiosa entrando in convento a Napoli, dove morì nel 1924. Francesco
Pons de Leon, 18 anni, raggiunse il padre, maggiore in servizio nella
piazza di Gaeta e operò lui pure come semplice servente ai pezzi di una
batteria. Ferdinando Ruiz, 17 anni, nipote del generale Vial, fra mille
peripezie riuscì ad arrivare a Gaeta solo nel gennaio 1861. Ferdinando e
Manfredi Lanza, 17 e 16 anni, figli di un ufficiale del genio, si
comportarono da piccoli eroi a Gaeta e Ferdinando, l'ultimo giorno
d'assedio, fu colpito da una granata che gli troncò di netto un piede. Infine
Carlo Giordano, 17 anni, orfano da pochi mesi del padre, generale
napoletano. Fuggì dalla Nunziatella il 10 ottobre, dopo i suoi compagni.
Durante l'assedio servì alla batteria Malpasso con abnegazione e
coraggio, supplendo all'inesperienza con la forza della sua giovane età e
con l'entusiasmo di chi difende la propria Patria da una vile
aggressione. L'11 febbraio 1861 iniziarono le trattative di resa della
piazza di Gaeta. Il generale Cialdini preferì non interrompere il
bombardamento, anzi lo intensificò perché, come scrisse a Cavour,
naturalmente in francese, "le bombe fanno ragionare male e diminuiscono
le condizioni richieste". Poche ore prima della firma della
capitolazione, il 13 febbraio 1861, scoppiò con un tremendo boato il
deposito di munizioni della batteria Transilvania, che travolse uomini e
cose e distrusse la batteria servita
da Carlo Giordano. Fu l'ultima vittima di una inutile ferocia e di una
assurda guerra civile. I suoi resti non furono mai trovati, ma il suo
ricordo deve rimanere nei cuori dei meridionali perché il suo sacrificio
non sia dimenticato. Da nessuna parte, né a Gaeta né altrove esiste una
lapide che ricordi questo ragazzo che, a torto o a ragione, considerò
il Regno delle Due Sicilie la sua Patria. Quest’anno l’appuntamento è per il 14, 15 e 16 febbraio. Ci vediamo a Gaeta!
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