I NEOBORBONICI SUL CORRIERE: "CAMBIAMO LA STORIA" |
|
|
|
PAGINA INTERA SUI NEOBORBONICI SUL CORRIERE DELLA SERA. "I NEOBORBONICI TRA SOVRANISTI E SOVRANI". "Le organizzazioni «sudiste» criticano l’unità d’Italia (e l’Ue). «Vogliamo cambiare la storia». Grandi risultati e qualche domanda... Il Corriere del 13/10/19 ha dedicato un'intera pagina ai neoborbonici con interviste a Gennaro De Crescenzo e a Pino Aprile (per il raduno di Cosenza). Prima di
tutto una
considerazione: i neoborbonici fanno notizia e "costringono" i media
nazionali ad affrontare i loro temi dopo 150 anni di silenzio. In questo
caso diversi gli spunti positivi e anche i dubbi creati dai due
articolisti (ho parlato a lungo con Buccini, più che cortese pur su
posizioni del tutto contrarie alle nostre). Chiaro che i giornalisti in
questione sono partiti dal titolo e hanno cercato (senza riuscirci) di
adeguare i contenuti a quel titolo. Chiaro pure che per loro era giusto
che "sanfedisti" e "briganti" fossero massacrati a migliaia prima nel
1799 e poi nel 1860 (quel "popolo vascio" degno di ogni disprezzo...).
Del resto per loro non contano nulla i sessantamila popolani uccisi da
francesi e giacobini o i "briganti" eliminati a decine di migliaia dai
piemontesi ma è proprio da questa posizione (distante e sprezzante) di
opinionisti o accademici che nasce il successo (crescente) dei
neoborbonici. Colpiscono, poi, insieme a tante verità, diverse notizie
false: vero che il nostro sito neoborbonici.it conti oltre ventimila
iscritti ma non è vero che occorra una password per entrare ("come la
piattaforma di M5S"). Vero che esistono circa 70 gruppi meridionalisti
con pochissimi iscritti ma (come avevo specificato a Buccini) non
appartengono ad un mondo neoborbonico che conta ben altri numeri. Vero
anche (e lo ringrazio) che sono "un garbato professore di Scampia" ma il
"credo neoborbonico" non si "va sposando con il sovranismo" nonostante
il fatto che "De Crescenzo a giugno ha fatto un’ora e un quarto di
intervista-spot su Byoblu.com rete sovranista" (saremmo stati sovranisti
per difendere re, nazione, economia e la nostra -potente- moneta nel
1860). Veri (e drammatici) anche i dati relativi a redditi, occupazione
ed emigrazione al Sud in questi anni (e quindi si confermano le tesi
neoborboniche e di Aprile). Vero anche che siamo stati capaci di
"mobilitare cinque regioni per il giorno della memoria" e di diffondere i
nostri simboli sugli stadi associandoli all'orgoglio. Vero e importante
anche quello che dichiara il prof. Paternò di Montecupo (Ecomomia a La
Sapienza) ricordando i primati borbonici e sorprendendo forse gli stessi
giornalisti: «il Sud si sarebbe salvato molto di più se fosse rimasto
indipendente e autonomo». Un "sentire ormai comune" se anche il manager
Luciano Morelli parla di «guerra di conquista» e confessa «nostalgia per
quello che avrebbe potuto essere e non è stato». E sarebbe bastato
approfondire e aggiornare notizie e fonti per evitare (ancora) i dubbi
magari sull'importanza di Pietrarsa o sulla drammaticità della
questione-Fenestrelle (restiamo a gratuita disposizione). E qui, del
resto, la "retrotopia di Bauman" non c'entra nulla: qui nessuno si
rifugia nel passato per sfuggire al presente ma occorre (dopo un secolo e
mezzo) rileggere il passato per capire cosa non è andato per il verso
giusto e cambiare il presente (con buona pace di quelli ai quali, forse,
sta bene un Sud subalterno ieri come oggi o per difendere le proprie
tesi/posizioni o convinti quasi della nostra inferiorità "razziale").
Bella, infine, l'immagine centrale del pezzo con un'Italia che piange:
forse piange perché si è resa conto che da un secolo e mezzo esistono
due Italie e quella che da un secolo e mezzo ha la metà dei diritti, del
lavoro, dei servizi e delle speranze dell'altra se n'è (finalmente)
accorta e pretende (giustamente) di cambiare la storia. E questa pagina ci fa capire ancora una volta che siamo sulla strada giusta.
|