LA NOSTRA REPLICA SUL CORRIERE DEL MEZZOGIORNO DELL'11/6/19 (IN PRIMA PAGINA). STORIA E POLITICA: "EQUIVOCO" NEOBORBONICO. ("Contraddizioni e desiderata di... Desiderio"). Sul profilo social pubblico di Giancristiano Desiderio campeggia una foto dello stesso Desiderio con un manifesto elettorale di un candidato sindaco di un paese del Beneventano (un candidato che ha perso le
elezioni, per essere
precisi). Quindi i libri (anche storici) che ha scritto il giornalista
del Corriere non valgono più nulla? Delle sue tesi su Croce o
Pontelandolfo cosa resta? "Niente, il resto di niente"? E lo stesso
potremmo dire, solo per fare qualche esempio, dello stesso Croce o di un
Nitti (più volte deputato e ministro) o magari di un Galasso, autore di
tanti libri ma (addirittura) responsabile di un partito, consigliere
comunale e deputato? È quello che dovremmo pensare se seguissimo lo
strano schema di Desiderio che dichiara la sua soddisfazione per la
"fine dell'equivoco neoborbonico". Dall'articolo pubblicato il 5/6/19,
infatti, Desiderio deduce che il Movimento Neoborbonico sarebbe
diventato "un partito", non farebbe “storiografia ma politica" e quella
neoborbonica è una "provocazione" (frase ripetuta dai neoborbonici fin
dal 1993 e confermata in pieno: senza quella “provocazione” nessuno
parlerebbe più di Sud, Borbone e neanche di briganti e Pontelandolfo
scrivendoci pure dei libri come l’articolista). Peccato solo che il
Movimento abbia all'attivo 26 anni di attività e la pubblicazione di
decine di libri (il sottoscritto 14, 2 in uscita) con ricerche e tesi
ormai diffusissime e spesso al centro dei dibattiti storico-culturali
anche accademici (prossimo un confronto con il prof. Carmine Pinto sul
brigantaggio). Ma nell'articolo in questione riconosciamo anche un altro
schema che Desiderio ha applicato ad un suo recente libro su
Pontelandolfo. Forse non ha letto tutto l'articolo ma solo titoli e
sottotitoli e ha tratto le sue conclusioni così come ha analizzato
qualche documento e ha chiuso la questione storica per il suo libro:
Cialdini, per lui, non ebbe colpe a Pontelandolfo e le vittime ("solo
13") morirono per un "incendio". Peccato che nell'articolo si parli di
"galassia neoborbonica", che il sottoscritto parli di "impegno politico"
e non di un partito e peccato che (nel caso del libro) non serva citare
la parola "incendio" per 42 volte per cancellare le verità storiche:
molte fonti (giornali, censimenti e diari di soldati oltre ai libri più che documentati come quelli di Gigi Di Fiore) attestano
centinaia di vittime e nell'Atlante dei Crimini Nazifascisti sono
definiti (giustamente) in oltre 20 casi "eccidi" le stragi con un numero
di vittime anche inferiori a 13 (ed è lo stesso Pinto nel suo
documentatissimo libro ad attribuire le responsabilità a Cialdini e a
non escludere altre e più alte cifre per le vittime). Ci tocca, però,
anche ringraziare l'articolista quando cita alcuni precedenti di
movimenti che con i loro "miti" storici si affermarono politicamente
(dal pci ai cattolici e i liberali). Del resto, in assenza di una legge
che proibisca ricerche&pubblicazioni associate ad altre attività
(candidature, passeggiate serali o magari degustazioni di caffè e
pizze), Desiderio può stare tranquillo: il mondo neooborbonico conta
diverse migliaia di persone che continueranno a fare ricerche
archivistiche, ad analizzare magari le criticità del "risorgimento"
evidenziandone la continuità e l'attualità, qualche volta a criticare o a
ignorare criticamente i libri di Desiderio, a partecipare alle attività
del "parlamento" delle Due Sicilie (osservatorio e laboratorio di idee e
progetti) e magari pure a impegnarsi politicamente di fronte
all'assenza di classi dirigenti che di certo in questi ultimi 150 anni
non sono mai state neoborboniche ma hanno ridotto il Sud come sappiamo.
Del resto le tesi citate da Desiderio ("tutta colpa del Sud", "furono i
meridionali e gli esuli a volere l'unificazione", " il Sud non è stato
colonizzato"), al di là della loro oggettività (i famosi "esuli" erano
meno di 100 e la colonizzazione è nei numeri di pil, redditi,
demografia, industrie, risorse finanziarie ed emigrazione prima e dopo
il 1860), non sono servite a risolvere le questioni meridionali. Quello
che più colpisce di questo articolo, però, è che Desiderio sia
preoccupato per i neoborbonici e non per quello che dichiarano in merito
ad un Sud sempre meno rappresentato, con questioni meridionali sempre
più drammatiche (con i dati sulla disoccupazione e le nuove emigrazioni
giovanili), con una Lega (Nord) dilagante anche al Sud e con prossimi
progetti autonomistici che affosseranno per sempre il Sud. Anche quando
parlavo di Zaia, del resto, Desiderio non ha capito il paragone e ha
citato Zitara (paladino dell'impegno politico) per una strana battuta:
Zaia è distante anni luce dalle nostre tesi ma è la dimostrazione di
come e perché il Nord vince da 150 anni per radicamento sul territorio e
difesa degli interessi di quel territorio, elementi che mancano da 150
anni da queste parti. E mentre sinistre e destre (compatte) al Nord
aderivano ai referendum autonomisti di Zaia, qui da noi i Desiderio si
preoccupano di attaccare i neoborbonici. Un altro motivo per continuare
le nostre attività storiografiche, culturali, sociali e politiche con un
consenso che evidentemente preoccupa qualcuno ma ci spinge ad andare
avanti con grande ottimismo, piaccia o no a Desiderio. Prof. Gennaro De Crescenzo Presidente Movimento Neoborbonico
|