AUGURI NAPOLETANI, AUGURI VERI. Le radici, le leggende, i miti, le storie e quella pastiera da Demetra/Cerere greco-romana, dea della fertilità, dei campi e del grano ai doni che i villaggi napoletani avrebbero fatto alla sirena Partenope (proprio il grano e poi le uova, il latte, lo zucchero, i fiori d'arancio) e poi ancora le monache di San Gregorio Armeno sui
resti del tempio di
Cerere per la resurrezione di Cristo e della natura (perché la cultura
di Napoli è fatta a strati e a Napoli tutto torna) e poi Ferdinando di
Borbone che riesce a strappare un sorriso alla moglie ("per far
sorridere mia moglie ci voleva una pastiera") e poi ancora il grande
Giambattista Basile per la festa di Cenerentola ("Da dove vennero tante
pastiere e casatielle? Tanto che nce poteva magnare n’asserceto
formato") e, ancora, le immagini di quei vassoi di alluminio argentati
per le pastiere regalate, buone o brutte, alte, basse, crude o bruciate
("nun è cosa soia", diceva mio nonno Gennaro, ogni Pasqua, di fronte
alle pastiera della zia Maria) e poi anche e soprattutto i ricordi dei
profumi dolci e caldi, di notte, nei palazzi delle nostre case e della
nostra infanzia. Auguri Napoletani nel segno delle nostre radici e delle
tradizioni cristiane e napoletane, quelle che ogni giorno ed in
particolare durante queste feste, cerco di trasmettere alla mia
famiglia, alle mie bambine e a chi mi sta vicino con affetto. Gennaro De Crescenzo
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