LE FINTE SECESSIONI PADANE E GLI ZAIA CHE MANCANO AL SUD: MEGLIO GAETA! CI VEDIAMO A GAETA! UNA PICCOLA ANALISI POLITICO/STORICA TRA
NOI. "CI
MANCA ZAIA": è una provocazione ma fino ad un certo punto. Zaia è il
governatore del Veneto e sta ottenendo l'autonomia che da anni invocava
per la sua gente quando era Lega Veneta, poi Lega Nord e oggi Lega (non
basta cancellare una parola da un logo per dimostrare di essere
un partito anche del Sud). Dopo decenni di "padanie" (storicamente mai
esistite), di ampolle con l'acqua del Po in diretta tv e di bandiere
della Serenissima istituzionalizzate e regalate ai bambini (è una loro
bella legge regionale), la "secessione dei ricchi" sta per essere
attuata (prossimo passo il 15 febbraio). Da mesi veneti e lombardi
cercano di rassicurarci sulla bontà del loro progetto, sulla sfida che
il Sud dovrebbe raccogliere e che qualcuno in buona fede e qualcuno non
in buona fede (politicanti del Sud che del Sud quando erano deputati,
ministri o governatori non avevano mai neanche parlato) cerca pure di
raccogliere ("più autonomia anche alle regioni meridionali", "una
macroregione del Sud" ecc. ecc.). Due trappole e una voragine.1) PRIMA
TRAPPOLA. Di quale autonomia parliamo se quelli del Nord (di soldi si
tratta) si trattengono i miliardi del loro gettito fiscale e il nostro
gettito è ridicolo se confrontato con il loro? Di quale macroregione
parliamo se a governare saranno quelli che del Sud non hanno mai neanche
parlato? Per noi neoborbonici una macroregione "amministrativa" e senza
identità non serve a nulla ed è chiaro che se parliamo di una
macroregione meridionale, volenti o nolenti, parliamo delle Due Sicilie,
non di un ritorno al passato ma di una inevitabile identità che dalla
Magna Grecia passa più o meno per i confini del Regno di Sicilia, di
Napoli e poi dello stato borbonico. E a che serve una macroregione delle
Due Sicilie se a governarla magari saranno quei politicanti senza
identità che non sono stati magari neanche in grado di governare un
quartiere, una città o una regione? A che e a chi servirebbe fare una
battaglia per dargli più poteri di quanti ne avevano prima? Il problema
del Sud è (da 150 anni) proprio l'assenza di classi dirigenti
consapevoli di come è stata unita e governata l'Italia, classi dirigenti
radicate e fiere e non l'assetto istituzionale. 2) SECONDA TRAPPOLA. Di
quale autonomia parliamo se da 150 anni il Sud è la colonia del Nord?
Dai saccheggi delle banche del 1861 a quelli più recenti, tra mancati
finanziamenti di ieri e di oggi, la discriminazione Nord/Sud è storia ed
è in tutte le serie archivistiche (e qualcuno lo dica a Zaia). Di che
autonomia parliamo se ogni anno il Sud riceve 45 miliardi di soldi
pubblici e spende in beni e servizi oltre 60 miliardi al Nord? Se il
Nord vuole andarsene se ne vada davvero e non con le secessioni finte
nella misura in cui conviene al Nord. Se ne vada ma anche con le sue
aziende di beni e servizi (quei pandori...) e forse il Sud potrebbe
davvero attuare, nei limiti del possibile, quella campagna "compra Sud"
che lo stesso Zaia spesso cita e che evidentemente teme (trattasi non di
attacco al Nord ma di legittima difesa e qualcuno lo dica alle imprese
del Nord che magari appoggiano Zaia). 3)
LA VORAGINE. Al Sud mancano classi dirigenti come quelle del Nord, al
Sud manca Zaia: non parliamo di livelli culturali o intellettivi (quelli
forse sono mediamente superiori dalle nostre parti) ma di
consapevolezza, radicamento e fierezza. Da quelle parti il senso di
appartenenza prevale pure sui partiti: il "nemico" non è (solo) Salvini:
quelli degli altri partiti dicono (o pensano) le stesse cose
antimeridionali dei leghisti (Martina e Cottarelli li avete sentiti?); i
referendum lombardo/veneti li hanno appoggiati destre e sinistre
nordiche. Dalle
loro parti si parla di "padanie" (mai esistite), di Celti e di bandiere
venete e le conseguenze e i frutti sono il doppio del pil, dei redditi o
del lavoro e, ora, "le autonomie differenziate". Dalle nostre parti
intellettuali ufficiali e politici combattono contro i Giorni della
Memoria per il Sud e contro il revisionismo, magari fanno sequestrare le
bandiere borboniche allo stadio e fanno a gara a sparare fango sul Sud
senza capire che (premesso che chi sbaglia deve pagare e che i
delinquenti sono dappertutto) anche chi parla solo di "gomorre" o di
"furbetti" o di "fannulloni" diventa complice consapevole o
inconsapevole di un sistema che ha creato due Italie con un'Italia che
da 150 anni ha la metà dei diritti, dei servizi, del lavoro o delle o
delle occasioni dell'altra. Dalle nostre parti intellettuali ufficiali e
politici accusano i neoborbonici di volere la secessione senza
accorgersi che la secessione è in atto da 150 anni, che la "secessione
dei ricchi" ormai è cosa fatta e che la questione meridionale (mai
conosciuta prima del 1860, mai risolta e sempre più drammatica per colpa
loro e non dei neoborbonici) ormai è stata risolta perché non
esisteranno più i meridionali (nascite in calo, giovani che partono e il
Sud sarà un deserto, come attesta l'Istat). CONCLUSIONI.
In un'Italia unita, federata, confederata o divisa, come diciamo da
sempre, servono nuove e vere classi dirigenti meridionali forti del
nostro percorso: Memoria Orgoglio e Riscatto. Ecco perché andiamo a
Gaeta il 15 (Il giorno della " secessione dei ricchi" con l'incontro tra
governo e regioni del Nord), il 16 e il 17 febbraio. Non è nostalgia
(pure legittima) e non è "solo passato" (pure sacro): è un modo per
ritrovare noi stessi e per ritornare, insieme, ad essere un grande
Popolo in tempi non facili e in tempi non brevi (dopo 150 anni di
colonizzazione, con -ancora- troppi complici dei colonizzatori e ancora
tanti meridionali da de-colonizzare). E, come dissero i nostri soldati,
ultimi eroici difensori del Regno delle Due Sicilie: CI VEDIAMO A GAETA!
Gennaro De Crescenzo |