“CARLO DI BORBONE E LE EREDITÀ MEDICI E FARNESE” DI ALESSIA DE SANTIS: LA GRANDE BELLEZZA DEL NOSTRO PAESE E DELLA NOSTRA STORIA… Da Napoli a Roma, da Roma a Firenze, Borbone, Medici, Farnese, Asburgo, i siti reali, gli Uffizi, i Musei Capitolini: c'è un filo rosso che unisce le storie di queste città e di questi che oggi potremmo definire “poli culturali”. Stiamo parlando
del libro di
Alessia De Santis, “Carlo di Borbone e le eredità Medici e Farnese”,
edito dalla Stamperia del Valentino di Napoli. Questo filo rosso ci
accompagna fonte su fonte (tante e tante inedite), documento sul
documento, notizia su notizia, nelle oltre 150 pagine del testo. Viene
fuori così il racconto di una storia italiana ed europea che nelle sue
relazioni nazionali e internazionali, nelle sue scelte politiche e anche
nelle scelte legate alle politiche culturali, costituisce una storia
diversa da quella tramandata per oltre un secolo e mezzo della
storiografia ufficiale. E viene fuori anche qualche spunto di
riflessione per certi versi attuale: come poteva essere l'Italia se
fosse stata unita nella reciproca conoscenza e nel reciproco rispetto
delle identità culturali? Quale sarebbe stata la crescita di questo
paese se, invece di “trasferire” le ricchezze (non solo economiche), le
avessimo unite integrandole? Ecco, allora, nel libro della De Santis, la
storia di Elisabetta Farnese con le sue proprietà-meraviglie, ecco la
storia di Carlo di Borbone, la sua formazione, le ambizioni, i progetti
per il futuro re Carlo, “erede dell'intima essenza di tutta la cultura
italiana”… “Una volta diventato re, Carlo a Napoli ha creato la
bellezza”, scrive l’autrice, citando la ricostruzione del Palazzo Reale,
Capodimonte, Portici, il Miglio d'Oro, gli scavi di Pompei ed Ercolano,
il San Carlo, gli esponenti della sua corte (lo stesso grande
Giambattista Vico e, tra gli altri, quel “principe-diavolo” di
Sansevero, uomo di cultura vera pure tra leggende e miti, tra
“impermeabili” misteriosi e misteriose “lampade “eterne”). Ecco le
tracce di quella bellezza nel successivo regno di Ferdinando IV (si
pensi anche solo alla felice descrizione della Carità come pilastro di
San Leucio). Ecco le preziose appendici del testo, dalla Primavera di
Botticelli alle guerre di successione, fino alla sintesi della storia
dello stesso Rinascimento italiano, “padre” della storia successiva.
“Governare la complessità di un territorio è di per sé un’arte e quello
che si può leggere sul territorio campano è un progetto di sviluppo
dello stesso che, seppur attivato con le forme amministrative
dell'epoca, ancora oggi può dispiegare i suoi effetti”: in questa tesi
relativa al governo di Carlo e Ferdinando e ai Siti Reali, forse, c'è la
sintesi finale della attualità di certe storie, della loro importanza e
della importanza di un libro come quello di Alessia De Santis. Gennaro De Crescenzo
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