“VIAGGIO TRA LE MERAVIGLIE DELLE DUE SICILIE” DI SALVATORE CARRECA “Viaggio nelle meraviglie del Regno delle Due Sicilie” è il titolo del nuovo libro pubblicato da Salvatore Carreca con l’Editoriale Il Giglio e già il titolo è la felice la sintesi di tutta una serie di notizie e di tesi a partire dai tre elementi principali: il viaggio (nel tempo
e nei luoghi), le Due
Sicilie (la nostra dimensione storica e culturale) e le meraviglie
(quelle che conoscevamo fino a quando non diventammo, con l'unificazione
italiana, province di un regno lontano). Il libro, allora, è una sorta
di caleidoscopio, un giocattolo che da piccoli amavano, con forme e
colori uniti dal filo della ricerca e della memoria e che raccontano
verità che per 150 anni la storiografia ufficiale ha cancellato,
ridimensionato o mistificato. Tante le fonti utilizzate (Carreca è un
ricercatore vero, carico di passione e di rigore), tante le notizie
inedite in particolare riferibili alla sua Sicilia, troppo spesso
trascurata anche nella storiografia “revisionista”. Sintetiche ma
efficaci anche le storie relative ai Re della dinastia borbonica da
Carlo di Borbone a Francesco II di Borbone, tratteggiati come nostri
virtuali accompagnatori tra le meraviglie descritte pagina dopo pagina,
meraviglia dopo meraviglia e mai parola fu più appropriata sia per
l'oggettiva importanza dei primati descritti che per la reazione del
lettore (sono ancora tanti quelli che, in buona fede e vittime di 150
anni di colonizzazione, “non sanno” e restano letteralmente a bocca
aperta quando “sanno”). La cattedra di astronomia, l’accademia navale e
quella ercolanese, il San Carlo, gli scavi archeologici, il catasto,
Capodimonte, le leggi sui boschi, quelle sui terremoti o per il
commercio internazionale, il molo di Girgenti, l’albergo dei poveri,
l’acquedotto carolino, le biblioteche pubbliche, i cimiteri, gli
arsenali, i monti frumentari, l’albo degli ingegneri, i “globi volanti”,
i restauri archeologici, l’esportazione dei vini, le leggi per il
grano, le università, i vaccini, ospedali, ospizi, orti, teatri,
l’assistenza sanitaria, battelli e compagnie di navigazione a vapore,
scuole nautiche e agricole, ponti, cantieri, crociere, asili, le lotte
contro la tratta degli schiavi, luci, treni, ferrovie, strumenti medici,
marchi “doc”, luci, papiri, gallerie, finanze… Quello di Carreca non è
un semplice elenco (che pure sarebbe prezioso: in tanti in questi anni
hanno ritrovato il loro orgoglio grazie a quegli elenchi di primati che
restano uno dei testi più diffusi del web). Quello di Carreca è il
racconto di un vero e proprio percorso che finì nel 1860 e che, da Gaeta
a Trapani, teneva uniti Siciliani e Napoletani, Abruzzesi e Molisani,
Calabresi, Pugliesi e Lucani in una sostanziale e preziosa armonia tra
governanti e governati, tra le aspirazioni e le ambizioni delle
popolazioni e le vocazioni del territorio. Un'armonia interrotta
traumaticamente solo nel 1860. Il Regno delle Due Sicilie non era un
“paradiso” (mai detto e mai scritto neanche da Carreca) ma era un
territorio con una sua forte identità e che vantava uno sviluppo
costante e un trend in crescita in tutti i settori (economici come
demografici, culturali come industriali o finanziari). “Non dico che
Napoli fosse paradiso. Napoli aveva forse men cose di altre nazioni
-scriveva il grande De’ Sivo citato anche nel testo di Carreca- ma
queste cose sole non danno felicità. Eppure di tutte queste cose avea
tal somma, che relativa al territorio e alle sue condizioni, non era
seconda a nessuno e nella somma delle cose il reame era il meglio felice
del mondo”. Non c’è nessun dubbio che i trend positivi diventarono
progressivamente negativi dal giorno dell'arrivo di Garibaldi a oggi,
senza alcuna soluzione di continuità e secondo le tesi ormai non solo di
Carreca o di qualche “neoborbonico” ma anche di accademici sempre più
numerosi che di fatto confermano le tesi di Carreca (e di diversi
“neoborbonici”). A molti di noi, del resto, non interessa la gara con il
resto dell'Italia del mondo. Poco importa se eravamo primi o terzi ma
importa che eravamo in gara e che potenzialmente potevamo gareggiare e
vincere in tutti i settori e non per disoccupazione, criminalità ed
emigrazione (i nuovi primati che imparammo a conoscere solo dopo l'unità
d'Italia e dei quali non ci siamo più liberati). I primati e le
meraviglie delle Due Sicilie, allora, sono solo una sintesi di storia e
di senso di appartenenza. Rappresentano la possibilità di capire cosa
sapevamo fare e cosa possiamo ritornare a fare unendo, anche grazie a
libri come quello di Carreca, la memoria all’orgoglio verso un riscatto
atteso da troppo tempo e che abbiamo il diritto e il dovere di
assicurare alle prossime generazioni. Gennaro De Crescenzo
INFO www.editorialeilgiglio.it
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