"NON SONO I NEOBORBONICI A DIVIDERE L'ITALIA". INTERVENTO NEOBORBONICO SU SUD, NORD, PINO APRILE, GIANCRISTIANO DESIDERIO E ORGOGLIO MERIDIONALE (PUBBLICATO SUL CORRIERE DEL MEZZOGIORNO DEL 28/11/18). Caro direttore, qualche
osservazione in merito
all'interessante dibattito aperto sul Corriere dall'editoriale di Paolo
Grassi su "Sviluppo e vento del Nord". Se per il presidente di
Assolombarda Carlo Bonomi citato anche da
GIANCRISTIANO DESIDERIO "servono politiche specifiche per far sì che il
Nord possa svolgere ancora la funzione di traino solidale della
Penisola" abbiamo sufficienti elementi per preoccuparci: è la linea
politica seguita dall'Italia dal 1860 ad oggi con i risultati che
conosciamo, con questioni meridionali irrisolte e giovani del Sud con la
metà dei diritti, del lavoro, dei servizi e delle speranze di quelli
del resto dell'Italia. Non vorremmo creare amarezze in Desiderio ma
abbiamo una terribile rivelazione da fargli: va avanti così da 150 anni e
(forse lui non se n'è accorto) negli ultimi anni la situazione è anche
peggiorata con un Sud ormai desertificato e (ha ragione Paolo Grassi)
con il rischio di rassegnarsi alla disperazione dell'assistenzialismo e
con poche prospettive di sviluppo. Il Nord e il Sud non li mette
"contro" Pino Aprile o magari qualche neoborbonico: Nord e Sud sono
"contro" nelle scelte dei governi di turno e nei numeri che ad essi
conseguono, se diamo un occhio a redditi o pil, disoccupati o emigranti
(trend diventato negativo esattamente nel 1860, come apprendiamo dai
recenti testi di Daniele, Malanima, Fenoaltea, Ciccarelli, Tanzi, De
Matteo, Collet o Davis). E se queste scelte e questi numeri sono sempre
uguali da 150 anni sono costretto a chiedere ancora scusa a Desiderio e a
fare domande al passato per capire cos'è che nella storia di questo
Paese non ha funzionato e non funziona (mi pare che un tizio famoso
molti anni fa abbia parlato della storia come "maestra di vita") per
cercare di evitare di ripetere gli errori e, magari, per risolvere pure
questioni meridionali che metodi come quello di Bonomi (o di Desiderio)
di certo non hanno risolto. Qui nessuno cerca alibi e, se ancora oggi si
aprono dibattiti sui problemi del Sud, dei colpevoli ci saranno e non
sono dalle parti di Pino Aprile o dei neoborbonici che (con consensi
larghi e crescenti) si limitano all'analisi e alla denuncia: si tratta
delle classi dirigenti nazionali e locali, complici di un sistema
oggettivamente nord-centrico che abbiamo il diritto e il dovere di
denunciare nella consapevolezza fiera di non averne mai condiviso scelte
e linee. Evidentemente Desiderio, invece, è più preoccupato da Pino
Aprile e dalla sua tesi sul "genocidio" (coerente con la definizione
dello stesso Lemkin - "inventore" del termine- e confermata dai dati
archivistici demografici) che dalla Lega (Nord) al governo da decenni o
da Veneto&Lombardia che in questi giorni stanno attuando una
"secessione dei ricchi" (felice definizione di Gianfranco Viesti).
Strana dal punto di vista logico oltre che storiografico, poi, la tesi
di Desiderio secondo la quale le classi dirigenti meridionali sarebbero
condizionate da "complottismi" e da... Francesco II: quanti politici
meridionali "borbonici" ricorda Desiderio? Sa che, tra l'altro, sui 157
anni di governi italiani solo per circa 25 anni in tutto i premier sono
stati meridionali? Evidentemente, per Desiderio, è una "cosa più seria e
importante" criticare chi cerca documenti e chiavi di lettura della
storia trascurate in un secolo e mezzo piuttosto che i (veri) colpevoli
dei drammi antichi e nuovi del Sud. Per fortuna, però (con buona pace di
Desiderio), i consapevoli sono sempre di più... PS Francesco II non
perse il regno perché "pensava di essere vittima di un complotto": se
Desiderio leggesse i carteggi, gli atti e anche un recente testo del
prof. Eugenio Di Rienzo (2011), scoprirebbe che quello (anglo-massonico)
fu un complotto vero di cui paghiamo ancora le conseguenze, visto che
la questione meridionale nasce solo in quegli anni e resiste ancora oggi
senza alcuna soluzione di continuità. Prof. Gennaro De Crescenzo
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