13 FEBBRAIO: UNA “GIORNATA” NEGATA PER UN OLOCAUSTO NASCOSTO. Shoah, Olocausto degli Ebrei, Germania di Hitler; Holodomor, Genocidio Ucraino, Stalin, sterminio per fame; Genocidio Bengalese, nel 1971 il Pakistan attacca il Bengala, oltre 3 milioni di morti; Genocidio Cambogiano, per la folle “rieducazione” comunista di Pol Pot; Genocidio Nigeriano, assedio
del Biafra (1967);
Armeni, 1915/1923, Turchia; Genocidio delle foibe, popolo istriano;
Congo e Uganda; Ruanda; Genocidio dei nativi americani; Massacri cinesi,
russi, di Gengis Khan; Sterminio degli aborigeni australiani….
L’umanità non si è fatto mancare niente. Ogni volta che nella storia c’è
stata una conquista, un cambio violento di regime o un capovolgimento
politico-militare, questo ha “esternato” il meglio di sé attraverso un
massacro, il totale annientamento fisico e identitario della popolazione
colpita, o la deportazione di massa. Tutto ciò, spesso, rimane nascosto
e sottaciuto, almeno fino al giorno in cui il “massacratore” scompare,
cambia il credo politico oppure vengono meno le ragioni (si fa per
dire!) che l’hanno propugnato e voluto. O, almeno, fino al momento in
cui la “nazione” o il gruppo che l’ha compiuto rimane tale e fino a che
esso continua ad esistere. Se la Germania, ad esempio, fosse rimasta
hitleriana, non si sarebbe mai saputo dello sterminio ebreo, o, se non
fosse caduto Pol Pot, non avremmo mai conosciuto le efferate nefandezze
compiute da questo sanguinario dittatore. A meno che - a meno che?! -,
un volenteroso manipolo di attenti storici meridionali non decide di
mettersi al lavoro, appena qualche decennio or sono, alla minuziosa
ricerca di documentate conferme di racconti verbali e “sensazioni”
tramandate, che nelle nostre terre sono, quasi inconsciamente,
conosciute da tutti. E’ come se un “Io” interiore collettivo avesse
immagazzinato una tragedia, un genocidio appunto, nei reconditi meandri
della propria memoria e avesse timore di esternarla, per paura di
rievocarla, perché non elaborata, non riportata alla coscienza
cosciente, poiché ciò è impedito per oltre un secolo e mezzo da chi
questo olocausto ha perpetrato. Ecco però che, carta dopo carta,
documento dopo documento, ricerca dopo ricerca, quel manipolo di cui
dicevamo, porta alla cosciente coscienza una verità terribile, ma,
purtroppo, inconfutabile. Fu un genocidio, al pari di tanti altri che
uomini su altri uomini, in questo sempre poco esaustivo elenco di
atrocità, hanno commesso in danno dei propri simili. Qui, da noi, nelle
terre del Mediterraneo, ogni albero parla, ogni cippo ricorda, “ogni
pietra” grida, urla, reclama giustizia, pretende verità, per
metabolizzare un dramma collettivo che ancora viene negato, nascosto,
abiurato dal contesto ideologico di una nazione e alla stessa storia dei
popoli. Ecco che, quindi, la nostra “Giornata del Riscatto Meridionale e
del Ricordo”, stabilita per il 13 Febbraio, giorno della fine
dell’assedio di Gaeta e perciò dell’intero Regno di Napoli e delle Due
Sicilie, ci viene negata, dalla cronaca e dalle Istituzioni, perché si
tenta di negare, ormai invano, ciò che essa rappresenta: un Olocausto,
una Deportazione, un Eccidio. L’inizio, iniquo e pianificato, della
cosiddetta “Questione Meridionale”, che tale è stata fatta nascere e
tale è rimasta, dal 1860 ad oggi. Le coscienze, però, non si possono
tarpare, non è possibile oscurare l’anima: articolo dopo articolo,
conferenza dopo conferenza, incontro dopo incontro, libro dopo libro,
l’idea esplode, la consapevolezza si fa strada, il riscatto e l’orgoglio
fanno proseliti. Il 13 Febbraio è, sempre più, la “Giornata” della
gente del Sud, per infine “assimilare” una tragedia (perché tale è stato
il cosiddetto risorgimento, per i popoli a Sud del Tronto), per
comprendere com’è che siamo la sub-nazione che siamo, com’è che siamo la
zona più economicamente arretrata d’Europa; per comprendere com’è che,
da sempre, ci vengono negati investimenti, scuole, infrastrutture, asili
nido, strade, ferrovie, e anche aeroporti, porti all’avanguardia, e il
lavoro, sì…il lavoro. Costretti ad emigrare in massa, depauperati d’ogni
risorsa, buoni per le tasse ormai e per fumose votazioni, destinati
alla desertificazione sociale, ecco cosa rappresentano, per questo stato
patrigno, le popolazioni del Mediterraneo d’Italia. Eppure, noi
insistiamo, chiediamo a gran voce il riconoscimento della “Giornata” del
13 Febbraio, già nei cuori e nella mente di ognuno di noi e a Gaeta,
come ogni anno, in questo fine settimana, molti Movimenti
Meridionalisti, uniti, ribadiranno questa necessità. Un incontro
commemorativo, certo, ma, anche e soprattutto, ogni volta di partenza
per un nuovo anno di lotte, incontri e manifestazioni, per far sì che le
cose cambino. Ecco, quindi, per riportare alla coscienza cosciente un
Olocausto provocatoriamente negato, diamo quiete e pace a quei morti,
riportiamo alla certezza della storia quanto occluso in una interessata,
ormai inconcepibile, tragicomica cèlia di Stato. Antonio Pulcrano
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