LETTERA APERTA AI MERIDIONALI COLPEVOLI, AI MERIDIONALI INCOLPEVOLI E AI LOMBARDOVENETI IN FESTA... Politici e intellettuali onesti e seri in questi anni (e in questi giorni) ci avrebbero dovuto fare una
domanda: "com'era
quella storia delle Due Sicilie?". I referendum sull'autonomia (e
l'egoismo) fiscale e antimeridionale, il loro successo, l'appoggio di
tutti i partiti, il consenso dei media e dei governi di turno ("siamo
pronti a trattare") dimostrano che ci sarebbe stato e ci sarebbe bisogno
di conoscere la storia di questo Paese per rinfacciarla a chi non la
conosce e ha fatto di bugie, luoghi comuni e razzismi più o meno velati
gli strumenti per governare le due Italie. A Sud come a Nord si sono
davvero convinti del fatto che il Sud è "assistito, ladro, sfaticato,
mafioso, camorrista o truffatore" (come nei migliori talkshow o nelle
migliori fiction h24: ecco a cosa e a chi servono) o del fatto che i
meridionali sono stati e sono bruttisporchiecattivi, che lo sono sempre
stati (dai Borbone fino ai Greci e forse fino al loro dna) e che quindi è
inevitabile e giusto trattarli (o farsi trattare) da colonia. Qualcuno
avrebbe dovuto ricordare (come facciamo noi neoborbonici con i nostri
limitati mezzi da oltre 20 anni) che questo Paese è nato "duale", con
una parte destinata a produrre e l'altra a consumare (il famoso
economista -non meridionale- Paolo Savona ci ricorda che il Sud riceve
dallo Stato 45 miliardi all'anno ma acquista dal Nord beni e servizi per
63 miliardi all'anno). Qualcuno avrebbe dovuto ricordare (ecco a che
serve la storia oggi) che prima dell'unità d'Italia era l'esatto
contrario e la parte più avanzata della penisola (per redditi,
industrie, pil, depositi bancari o crescita demografica) era il Sud.
Altro che "storie vecchie". Altro che "sono passati 150 anni" se da quei
saccheggi e quei massacri una parte del Paese ha ricavato le basi del
suo sviluppo togliendole all'altra parte da allora a oggi (magari con un
Nord finanziato 4 volte di più del Sud negli ultimi 50 anni: v. Istat e
Svimez). Altro che "nostalgie, secessioni e monarchie": qualcuno
avrebbe dovuto sbattere in faccia ai promotori, ai sostenitori e agli
elettori di quei referendum che sono nella storia della loro Italia (e
non nei dna, nel clima o nei complessi di superiorità/inferiorità) i
motivi per i quali da oltre 150 anni i nostri giovani sono costretti a
partire e hanno la metà dei diritti, dei servizi, del lavoro e delle
speranze di quelli del resto dell'Italia e dell'Europa (altro che Italia
unita e "rischi di divisioni"). Qualcuno avrebbe dovuto (o dovrebbe)
gridargli che ora è troppo comodo proclamare autonomie e andare via
lasciando il tavolo che gli ha consentito di stare dove stanno oggi (con
il doppio dei redditi, del pil, dei servizi o del lavoro). Troppo
comodo chiedere le autonomie e continuare a venderci panettoni, maglie,
auto, grappe e servizi (magari con prestazioni erogate a Sud e tasse
incassate al Nord). Troppo comodo lamentarsi (oggi) per le "siringhe che
negli ospedali del Sud costano troppo" e continuare a venderci quelle
siringhe. Se Lombardi, Veneti o altri vogliono andare via che vadano
(veramente) via e magari da queste parti saremmo costretti a farci e a
comprarci da soli (o all'estero) panettoni, siringhe o automobili
("comprasud" è una vecchia ma preziosa campagna neoborbonica e forse è
anche questo uno dei motivi per i quali non si parla più di
"secessioni&padanie"). E al Sud? Al Sud politici e intellettuali
(subalterni e/o complici di questo sistema) o danno ragione al Nord
("bisogna riconoscere che", "la costituzione lo prevede" ecc.ecc.) o si
battono "eroicamente" contro i Borbone, i neoborbonici, i revisionisti o
i giorni della memoria o si lanciano sul nemico con accorati, inutili e
(fuori tempo massimo) appelli risorgimental-retorici all'unità
nazionale. Sempre attenti a non rivendicare o a pretendere. Tutto (come
nelle migliori colonie) pur di non ostacolare il sistema duale-coloniale
e (magari) di non compromettere ruoli (in vigore o futuri), cattedre
universitarie, direzioni di giornali, ministeri, assessorati, nomine ed
elezioni senatoriali, carriere eventuali, appalti o consulenze varie.
Alternative a questa (finora) perfetta trappola attiva da 150 anni?
Poche (per ora) se non la Memoria e l'Orgoglio da raccontare e
diffondere e raccontare e diffondere ancora e poi ancora. Resettando,
prima o poi, le classi dirigenti formate per perpetuare questo sistema e
formando classi dirigenti (finalmente e veramente) nuove. Questo (per
ora) possiamo e sappiamo fare mentre, tra silenzi complici e urla
festose, si vincono i referendum, mentre i nostri giovani continuano a
partire e il Sud si avvia "a diventare un deserto". Tutto qui. Poco,
forse, ma lascia almeno una speranza ai nostri figli e ai nostri nipoti.
PS Nell'immagine allegata alcuni dei marchi veneti più famosi: e se
i meridionali iniziassero davvero ad applicare il "comprasud"? Gennaro De Crescenzo
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