Ogni tanto qualcuno si "diverte" o viene chiamato a scrivere qualche articolo per negare (inutilmente) i massacri di Pontelandolfo (e di Casalduni). Qualche volta vengono pubblicate le nostre repliche, altre volte (magari su piccoli siti dei quali gli articolisti sono
responsabili) no... In queste settimane, come capita ogni due o tre
anni, Giancristiano Desiderio ha pubblicato sul Corriere del Mezzogiorno
più o meno il suo solito articolo. Ha anche pubblicato la mia replica
con una premessa relativa ad un presunto e ipotetico "metodo
neoboborbonico" (secondo lui noi non terremmo conto dei suoi dati:
peccato che nelle nostre repliche abbiamo pubblicato altri dati più
aggiornati e le motivazioni per le quali i suoi dati non sono
attendibili). Vi alleghiamo la nostra replica e la nostra contro-replica
alla quale il giornalista non ha voluto o saputo rispondere evitando di
pubblicarla anche su un sito per il quale collabora. Il giudizio ai
(nostri) lettori.
CONTROREPLICA (16 AGOSTO 2017) Caro dr.
Desiderio, concordo sulla pizza insieme e anche sulla copia del de' Sivo
che le porterò ma restano i dubbi e la necessità (per tutti noi) di
continuare a studiare evitando di sprecare il nostro tempo a definire
chi sarebbero (per lei) i neoborbonici e quali sarebbero le loro teorie.
Nel merito, allora: Panella ha scritto o no che parlare di centinaia di
vittime non è eccessivo? Quelle di Margolfo e del "Popolo d'Italia"
sono o no testimonianze attendibili? Lei ha usato o no (per i confronti)
i dati sui censimenti del 1866 (!) e non quelli precedenti compresi
quelli anche inediti di pochi giorni prima della strage e che confermano
(con 1463 persone in meno) che qualcosa di grave doveva essere successo
da quelle parti? La sua tesi sui "battezzati" è o no una tesi non del
tutto oggettiva visto che riguarda solo 4 mesi sui 12 complessivi del
1861? Lei ha trascorso 20-25 anni in archivio? E, se li ha trascorsi, si
è reso conto che quello che si conserva è un centesimo di quello che si
produce in termini documentari? Su tutto: è o no grave che l'Italia sia
nata anche su rappresaglie vergognose e che per 150 anni i nostri libri
di scuola ce l'abbiano nascosto? I "briganti" uccisero, purtroppo,
soldati sabaudi che non erano turisti di passaggio ma (per loro) memici
invasori e gli eserciti in nessuna parte del mondo sono autorizzati a
reagire con rappresaglie (di qui le scuse -ha saputo?- dello stesso
Stato italiano nel 2011). È o no grave, infine, che gli abitanti di
Pontelandolfo siano diventati la metà di quelli del 1860 in questi anni
di colpevoli cancellazioni delle questioni meridionali dalle agende dei
governi? Detto questo e dando per scontato che una sintesi delle nostre
tesi è complicata... meglio pizza&de sivo appena possibile! Cari
saluti. Prof. Gennaro De Crescenzo
REPLICA (14 AGOSTO 2017) “La
memoria dovrebbe essere più rigorosa e non dovrebbe essere
strumentalizzata”: è l’unica osservazione che si può condividere
nell’articolo firmato da Giancristiano Desiderio sul Corriere del
Mezzogiorno dell’11/8/17 (in realtà si tratta più o meno dello stesso
articolo pubblicato ogni tanto da Desiderio e al quale abbiamo più volte
replicato). E’ una osservazione, però, che Desiderio e quanti
continuano a citare fonti superate o utilizzate parzialmente, dovrebbero
tenere sempre presente. I morti di Pontelandolfo, per Desiderio,
sarebbero 13 e le sue fonti sono sempre le stesse: riporta, infatti, i
dati di una pubblicazione (di oltre 15 anni fa!) di Fernando Panella ma
non riporta interamente le verità di quella ricerca così come aveva
fatto correttamente Pino Aprile e oltre 7 anni fa. Dimostra così di non
aver letto bene né i suoi “avversari” né le sue stesse fonti. Prima di
tutto se Desiderio avesse frequentato sistematicamente gli archivi
saprebbe bene che, quando si parla di libri di morti parrocchiali, si
tratta sempre di dati del tutto parziali: non sempre, specie in
situazioni di estrema gravità come quelle di cui stiamo parlando, c’era
il tempo o il modo di registrare i morti sui libri e, come attestato da
Panella, “non tutti i feriti e gli ustionati perirono subito”. Intanto
la tesi “nuova” dei battezzati ottiene il risultato contrario rispetto a
quello che voleva ottenere: i battezzati nel 1861 furono 172 (196
quelli del 1860): al di là del fatto (rilevante) che la strage ci fu
nell'agosto e che quindi gli 8 mesi precedenti furono “normali” anche
per le nascite, l’oltre 10% in meno su soli 4 mesi non è statisticamente
irrilevante per un dato comunque relativo e per chiunque abbia qualche
nozione di statistica. Intanto il bersagliere Carlo Margolfo, testimone
oculare del tempo, riferisce che, appena entrati in paese, avevano
“incominciato a fucilare i preti ed uomini, quanti capitava” (“quale
rumore facevano quei poveri diavoli che la sorte era di morire
abbrustoliti, e chi sotto le rovine delle case”…). Intanto lo stesso
giornale filo-governativo “Il Popolo d’Italia” parla di 164 morti.
Intanto sempre Panella, incrociando i dati (sempre parziali) dei morti
dei mesi successivi e confrontandoli con quelli dei morti degli anni
precedenti evidenzia che l’incendio non solo arrecò danni ingenti alle
case, ma "si deve ritenere la causa diretta di tanti decessi e il dato
di centinaia di vittime è forse esagerato ma più vicino alla realtà”.
Intanto (anche secondo i dati riportati da Desiderio!) Pontelandolfo
conobbe una crescita di circa 1000 abitanti nei 30 anni prima della
strage. Secondo gli stessi dati riportati (sempre da Desiderio ma
-chissà perché!- a partire dal 1866) la popolazione (invece di crescere
come aveva fatto notevolmente nei decenni precedenti) perde in meno di 5
anni oltre 300 abitanti e Desiderio riesce a dimostrare il contrario di
quello che voleva dimostrare. Intanto dai dati (quelli sì davvero
inediti) pubblicati da Pino Aprile in “Carnefici” e ricavati dal
Dicastero Interno e Polizia risultano 5.747 abitanti nel 1861
(esattamente 4 giorni prima della strage) e qualche mese dopo
(Calendario Generale del Regno d’Italia) ne risultano 1.463 in meno (non
tutti morti, forse, ma un sicuro segnale di qualche evento drammatico e
che di certo non conferma i “soli 13 morti”). Perché mai, allora,
Desiderio confronta i dati pre-strage con quelli di 5 anni dopo senza
tenere conto delle fonti, di tutte le fonti? Forse per “strumentalizzare
la storia”? Se lo stesso presidente della Repubblica rappresentato nel
2011 da Giuliano Amato ha chiesto ufficialmente scusa per quello che
successe a Pontelandolfo e che (fino a quando Aprile e altri che
Desiderio definirebbe “neoborbonici” non tiravano fuori notizie e
documenti) “era stato messo ai margini della storia”, com’è possibile
che ci sia ancora qualcuno pronto a ridimensionare una tragedia che
(uno, cento o mille morti e di certo non limitata solo a Pontelandolfo)
rappresenta una vergogna nella storia italiana? Certo è che oggi gli
abitanti di Pontelandolfo, in un trend senza discontinuità, sono quasi
la metà di quelli della metà dell’Ottocento e al centro di una
emigrazione mai conosciuta prima e ancora drammaticamente attuale. Quei
poveri morti e la nostra storia meritano (dopo oltre 150 anni), verità e
rispetto e, forse, pure un Giorno della Memoria (per lo studio e la
riflessione). Cortesi saluti Prof. Gennaro De Crescenzo. Presidente Movimento Neoborbonico
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