I BORBONE, IL VESUVIO, I BOSCHI, GLI INCENDI: AMORE E ALTRI PRIMATI (DIMENTICATI) |
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A proposito del legame forte tra i Borbone (e la loro politica) e il Vesuvio, è molto significativa una pubblicazione che oggi potremmo considerare utile in merito alle problematiche legate alla tutela dell’ambiente: si tratta
di un vero e proprio
“manuale forestale” stampato nel 1858, una “summa” di tutte le normative
esistenti in quel tempo in questo settore. Molto precise le norme
relative, ad esempio, a “rimboschimenti e rinsaldimenti perché non si
cambi nel tempo la natura dei boschi”. Ampio il “corpus” di
contravvenzioni: le tariffe “dei prezzi degli alberi per i casi di reati
forestali” prevedevano “9 carlini il palmo di circonferenza da
misurare nella parte inferiore del tronco dell’albero reciso o mutilato,
nel caso di piante fruttifere o riservate per costruzioni navali”… Tra i
doveri principali dei guardaboschi figuravano l’obbligo di “scorrere i
boschi che sono affidati alla sua custodia ed anche di notte qualora
fosse necessario”; quello di “invigilare che non si mettesse fuoco alle
stoppie prima del dì 15 agosto e che non si bruciassero nei terreni
vicini ai boschi al di là di palmi 400”; quello di “denunciare qualsiasi
menomo disboscamento o dissodamento”. I guardaboschi portavano una
divisa “con abito bleu (per i brigadieri lungo, per le guardie corto),
paramani e collare scarlatto e bottone di metallo bianco in cui sono
impressi un giglio sormontato da una corona (per i guardaboschi di
stato) o le iniziali del comune (per quelli comunali)”. Erano previste
delle “brigate mobili” con un brigadiere e quattro guardie per “girare
continuamente i boschi” e la regolamentazione era talmente ferrea che
esistevano delle norme precise anche per il “martello pel marchio degli
alberi, in un astuccio con due chiavi e da utilizzare per marchiare
alberi di limite, dei tagli misurati, di speranza e di seme…” (Cfr. G.
De Crescenzo, I Borbone e il Vesuvio).
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