Domenica 11 giugno la pizzeria Brandi in via Chiaia a Napoli ospiterà Emanuele Filiberto, discendente dei Savoia, per ricordare i 128 anni della leggenda della nascita della margherita. Diverse fonti antiche dimostrano in realtà
che
ben prima dei Savoia e dell'ipotetico omaggio alla regina Margherita
esisteva a Napoli una pizza realizzata con pomodoro, basilico e pasta
filata di formaggio (tra gli altri De Bourcard, intorno alla metà dell'Ottocento). Si possono capire
le ragioni di marketing ma si capisce meno l'associazione tra un
prodotto antico e tradizionale come la pizza e una famiglia estranea
alla storia della città e che, con il suo arrivo, segnò la fine di una
capitale e di un Regno e l'inizio di massacri, di emigrazioni e di
questioni meridionali mai conosciute prima e tuttora irrisolte e
drammatiche. La pizzeria Brandi è ovviamente libera di ricordare le sue
leggende e di invitare i discendenti sabaudi così come chi ricorda e ama
la verità storica e la storia di Napoli è libero di non andare da
Brandi a mangiare la pizza... Ufficio stampa
FONTI
“La pizza non si trova nel vocabolario della Crusca, perché si fa col fiore e perché è una specialità dei napoletani, anzi della città di Napoli. Prendete un pezzo di pasta, allargatelo o distendetelo col matterello o percuotendolo con le palme delle mani, metteteci sopra quanto vi viene in testa, conditelo di olio o strutto, cuocetelo al fuoco, mangiatelo, e saprete che cosa è la pizza. Le focacce e le schiacciate sono alcunché di simile, ma sono l’embrione dell’arte. Le pizze più ordinate sono quelle coll’aglio e l’oglio, han per condimento l’olio e sopra vi si sparge, oltre il sale, l’origano e spicchi d’aglio tranciati minutamente. Altre sono coperte di formaggio grattugiato e condite collo strutto, e allora vi si pone sopra qualche fogliolina di basilico. Alle prime spesso si aggiunge del pesce minuto; alle seconde delle sottili fette di mozzarella. Talora si fa uso di prosciutto affettato, di pomidoro, di arselle ecc. talora ripiegando la pasta su se stessa se ne forma quel che chiamasi calzone”.
Francesco de Bourcard, Usi e costumi di Napoli (1847)
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