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Home arrow Il Regno Perduto arrow Documenti arrow Lettera di Francesco II in esilio a Roma, 1863

Lettera di Francesco II in esilio a Roma, 1863 PDF Stampa E-mail

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Immaginedeldocumento

Risposta di Francesco II al?grido di dolore che si alzava dal popolo duosiciliano durante l'invasione piemontese

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RISPOSTA DI S. M. IL RE

Delegati delle citt? di Napoli e di Palermo, delle Province Continentali
ed insulari del Regno.

?Nel tempo io cui da ogni angolo del territorio Napoletano e Siciliano mi pervengono indirizzi coperti di migliaia di firme, lusinghiera? memoria? di fiducia ed attaccamento, sono oltremodo sensibile alle espressioni di affetto e fedelt?, che a nome delle Ventidue Provincie del Regno venite a presentarmi pel nuovo anno, espressioni di auguri e di speranza tanto pi? grate al mio cuore, in quanto che esternano i sentimenti delle nostre leali ed infelici popolazioni.

Vi ringrazio con tutta l'effusione della mia anima, o vi prego di trasmettere a quelli? che vi? han fatto organo dei loro voti, la testimonianza della mia viva riconoscenza. Esule dal Trono e dalla patria, tutti i miei sentimenti, i pensieri co-stanti di tutti i giorni si rivolgono ai miei amati ed infelici sudditi, alla dolce? terra dove ebbi luce, dove riposano le ce- neri de' miei antenati.

Non ? la perdila ?d? un Trono, non le miserie ?che accompagnano l'esilio, quello che addolora pi? la mia anima. In mezzo alle sventure personali, sento che il mio cuore rimarrebbe forte e sereno, se non dovessi assistere con inesprimi- bile angoscia allo spettacolo della oppressione, della rovina, della schiavit? dei miei popoli.

Il soffio dell'aria nativa, si dolce per l'esiliato, ma non mi reca qui che l'eco delle fucilate, che ogni giorno colpiscono oscure e fedeli vittime, le scintille dei paesi bruciati dal barbaro invasore, i lamenti degli infelici ammucchiati nelle car- ceri; o le grida degli agricoltori, i cui campi sono devastati da bandi draconiani de' prefetti piemontesi.

Abbiamo fiducia In Dio. Vedete che, come tutte le opere della iniquit? umana, l'opera piemontese ? colpita di sterilit?, segno fatale di decadenza e morte. Tanti decreti, tale cumulo di misure, tanto cambiamento di regime nelle Due Sicilie, ora di ?Dittature, ora di ?Luogotenenze, gi? di prefetti, ?tutte queste ?prove fatte ?in due ?anni ?a che han? mai? servito? A che han servito le ?lusinghe, le calunni ed ?il terrore? A che? l'incendio? d'inermi? paesi, le? ecatombe umane rinnovate ogni giorno nelle nostre province?

Le carceri sono piene di detenuti: e si lagnano che si cospira ancora. Lo stato di as- sedio ?? stato per molti mesi il solo mezzo di governo, ed i mali ed i pericoli che doveva estirpare sono invece cresciuti. La vita degli infelici? popolani si? trova nell'arbitrio dell'ultimo caporale, che comanda un distaccamento di truppa; i bandi delle nuove autorit?, leggi inumane di sospetti, sottomettono alla passione o al capriccio la vita e la fortuna dei pro- prietari, e dei campagnoli; e le milizie Realiste per? si estendono, e combattono ogni giorno con maggiore ardore ed ac- canimento. Le contribuzioni sono moltiplicate, i? beni della Chiesa? usurpati e venduti; tutte le ricchezze, accumulate da un savio sistema di risparmio, dilapidate, ed il Tesoro della usurpazione ? sempre esausto.

Il suo budget presenta un deficit? normale? spaventevole, ed il valore della? rendita? oltrepassa di poco la met? del prezzo, a cui erano giunte le nostre negli ultimi anni di nostra indipendente Monarchia.

Aspettiamo con dolore, ma con calma. Lasciate a quelli, che non credono nella Provvidenza Divina, calcolare sul trionfo della iniquit?. Lasciate a quelli, pei quali la storia non ha insegnamenti n? esempii, credere alla violenta an- nessione della prima Monarchia italiana, alla morte deffinitiva di un Regno, che, a traverso tanti secoli e tante domi- nazioni straniere, ha sostenuto gelosamente la sua autonomia, e conservate le frontiere tracciategli dai fondatori; che ha veduto passare tanti sconvolgimenti e conquiste, avanzando sempre nell'opera dalla indipendenza nazionale.

Lasciate, che quegli illusi veggano in un mero ancidente rivoluzionario l'assetto definitivo delle sorti di un gran Regno. Lascateli so- gnare che si sradicano cos? facilmente le Dinastie, e si uccidano le Nazioni.

Come voi, non? dubito, non? ho dubitato? giammai del mio? ritorno. Non ho dubitato,? quando in? giorni di tradimenti e di sventure lasciai? Napoli, la mia patria, la mia c apitale, la mia privata fortuna, le mie risorse di Governo per conser- vare illesa la diletta Metropoli. Non quando soldato della indipendenza nazionale difendeva il decoro del mio nome e l'onore della nostra? armata sulle linee del? Volturno e sulle mura di Gaeta. Questa fiducia assoluta nella giustizia della mia causa, questa risoluzione di? riconquistare ad ogni costo l'indipendenza del mio paese, sono la fede e la consolazio- ne del mio esilio.

E come dubitarne, quando? pi? di due anni sono scorsi dopo? la mia assenza, e da? per? tutto mi? giungono testimo- nianze di amore e di rispetto, di fiducia e rimembranze de' miei sudditi? Quando vedo la parte pi? numerosa e con- siderevole della Nobilt? del Regno, condannarsi volontariamente all'ostracismo per seguire la mia causa; quando, con rarissime eccezioni si astiene quella che ? rimasta di parteggiare in modo alcuno con l'usurpazione; quando da tutti i Comuni del Regno mi offrono Proprietarj e Contadini la loro vita e servigj; quando contemplo quel nobil popolo ab- bandonato ?da tutti, ?senza ?verun appoggio, senza ?istigazione mia (voi ?lo sapete) lottare? contro l'oppressione? straniera, e morire pronunziando il mio nome, dico a me stesso, che una causa sostenuta dalla giustizia, e radicata in tanti cuori Leali non pu? soccombere, e che l'avvenire ? suo.

Ma quando giunger? il giorno inevitabile della restaurazione (ponderatelo bene) l'opera di rendere la pace e la pro- asperit? ad un paese rovinato ? delicata e difficile. Avr? bisogno dei lumi, del concorso di tutti. Dite a quelli che vin- viano che i miei principii? sono inalterabili ed immutabili le mie intenzioni. L'amnistia, il perdono pei fatti politici pas- sati sono un sentimento del mio cuore, e la massima cardinale della mia politica. Sotto l'egidia di un regime sincera- mente rappresentativo,? potr? il Paese? efficacemente intervenire nella sua amministrazione e nel suo governo, applican- do? tutte? le? nostre forze alla grande opera della? sua rigenerazione? politica.? La? Sicilia,? da canto suo, avr? indipenden- za economica, amministrativa e parlamentaria; e Palermo partegger? con Napoli l'onore di essere la residenza del Monarca.

Inculcate bene e fate diffondere da? per? tutto queste idee.? Dissipate i timori,? che procura la? rivoluzione? d'insinuare, di reazioni personali, di castighi, di vendette. Tali cose non le permetterebbe il mio cuore.

Raccomandate nel mio? nome a? tutti la? concordia. Ripetete a ciascuno che fra quanti ebbero natale al di l? del Tron- to non voglio conoscere nemici; voglio solamente vedere in tutti figli e compatriotti, la cui unione ? necesarria per ri- sanare le piaghe del nostro desolato paese.

Rammentate a? tutte? le forze indigene, che? esse sono ordinate? per tutelare la propriet? e la s icurezza dei? Cittadini, per sostenere e non per combattere le coloro aspirazioni di patriottismo e d'indipendenza: che si ricordino che sono Napoletani e Siciliani, che? verr?? presto un? giorno? in cui avr?? bisogno della? loro? devozione? il proprio paese; ed allo- ra mediteranno bene della patria, ed io sar? lieto di mostrar loro la mia stima e gratitudine.

Che i popoli delle due Sicilie considerino la loro forza, la loro popolazione, il loro territorio in paragone del resto d'Italia, rammentino la loro storia ed in essa troveranno nobili esempj. Non aspettino di poter conseguire la loro re- menzione? dallo? straniero? solo. Quando il momento sar?? giunto, la giustizia? di Dio e? l'equit? dei popoli saranno con essi. Sappiano far da loro, ed il mondo intiero plaudir? ai loro sforzi.

Vi ringrazio di nuovo,? Napoletani e? Siciliani, del vostro? attaccamento e de' vostri augurj, e da questo asilo, dove so- no colmato delle pi? affettuose dimostrazioni e della paterna ospitalit? di Colui, che rappresenta sulla terra l'Eterna Giustizia ed? a? cui? fu? affidata? dalla Provvidenza? la? difesa? della? oppressa? virt?,? spero fra non molto trovarmi presso di voi, vedervi? intorno a me? concordi, forti e felici;? quando,? stendendo una mano? amica e fraterna ad altri Stati d'I- talia, avr? a? gloria di? aprire le porte dei parlamenti veramente nazionali, nelle due grandi metropoli del Continente e della Sicilia.

Da Roma, Palazzo Farnese 16 Gen. 1863.


firmato ? FRANCESCO

Il Ministro Segretario di Stato funzionante da Presi-
dente del Consiglio de' Ministri ed incaricato della???????????????????????????????????????????? referenda deglia Affari di Sicilia.
Firmato? ,, Cav. G. Croce Pietro C. Ulloa.


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