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Eroi Sconosciuti PDF Stampa E-mail

Capua, 19 ottobre 2002

Eroi sconosciuti

Gennaro De Crescenzo

"Noi che non per nostro merito viviamo nella vita della nuova Italia, anzi della vita internazionale per partecipare alla quale la nuova Italia è sorta, non possiamo più appassionarci, com'egli s'appassionava, per le imprese di mare e di terra del napoletani del Ducato...

Noi non sentiamo più la continuità storica con quei napoletani fedeli a Roma di cui Annibale non osò assaltare le mura e che in aiuto di Roma inviarono schiere di abilissimi scagliatori di pietre; Masaniello non è più per noi l'eroe domestico; le vecchie strade e case di Napoli non ci parlano più il linguaggio eloquente che parlavano all'autore di Vicaria vecchia; il tempo in cui Napoli fu corona, quando regnava casa d'Aragona, è per noi un semplice episodio secondario del movimento del rinascimento in Italia...

Roma restando in contatto con gli ambienti dell'emigrazione napoletana. Rientrò a Napoli dove morì improvvisamente nel 1866.

Capitano Antonio Dusmet (Palermo 1814-Napoli 1870).

Quarto Battaglione Cacciatori, si comportò eroicamente nella battaglia di Caiazzo contro i Garibaldini, fu ferito e decorato con croce di diritto di San Giorgio; il suo battaglione ridotto a 872 uomini combattè anche nel novembre per difendere eroicamente il monte Atratina dai piemontesi di fronte a Gaeta.

Primo tenente Errico Dusmet (Napoli 1830-Napoli 1870).

Quindicesimo Battaglione Cacciatori, respinse gli attacchi di Triflisco durante la battaglia di Capua, attacca e respinge i garibaldini presso il bosco di San Vito.

Primo Tenente Francesco Dusmet (Napoli, 1832-1909)

Secondo Tenente Federico Dusmet (Napoli, 1830-1883)

Capitano Giuseppe Dusmet de B., figlio di Antonio, nato nel 1827, nella Nunziatella dal 1838, ne uscì alfiere del genio; primo tenente nel 1848, lavorò presso l'Ufficio Topografico; diede le dimissioni il 7 settembre tornando alla vita civile.

E chiudiamo questa breve rassegna di uomini e di esempi con quello che all'epoca era il più giovane rappresentante della famiglia: l'Alfiere Vincenzo Dusmet, nato a Napoli nel 1841 da Antonio Dusmet de Beaulieux e da Angela Dusmet de Smours. Con il fratello minore Alfonso era entrato nella Nunziatella nel 1855; alfiere il 13 giugno 1860 alla batteria 10; partì da Napoli mentre gli arrivava la notizia della morte del padre e del fratello Francesco in Calabria; non ebbe alcuna licenza, fu nominato tenente e dopo 10 giorni ebbe il suo battesimo del fuoco nella presa di Caiazzo; croce di San Giorgio poichè "stando da bravo al fuoco che dirigeva con aggiustatezza contribuì all'esito della giornata ad onta di vedersi cadere tre servienti morti e sei feriti". Si distinse anche ai Ponti della Valle dove il generale Von Mechel lo segnalò come un ufficiale di sangue freddo. Rimase a Capua perchè infermo e lì dovette capitolare il 2 novembre. Non volle entrare nell'esercito e si ritirò a vivere modestamente a Pompei dove morì nel 1919.

E' con tanti piccoli e grandi esempi come questo che dobbiamo riscrivere la nostra storia, tutta la nostra storia, perchè, a differenza di quanto affermava Croce, noi sentiamo ancora la "continuità storica con questi napoletani", ci appassionano ancora "le imprese di mare e di terra dei napoletani" e spesso ancora "ci parlano le vecchie strade e le case delle nostre città". Solo cancellando storiografie subalterne e sradicate e capovolgendo, parola per parola, le tesi di Croce e dei suoi tanti e passivi seguaci, saremo certi di ritrovare quella dignità che i tanti Dusmet dimenticati conoscevano e difesero fino alla fine della loro vita e del loro regno.

NOTE

(1) B. Croce, Il Capasso e la Storia regionale, Napoli, 1900, p. 43

(2) B. Croce, Napoli Nobilisima, Napoli, 1900, pp. 46, 47

(3) Cfr. Angelo Russi, Bartolommeo Capasso e la storia del Mezzogiorno d'Italia, San Severo, 1993

(4) Quattro Reggimenti Valloni al servizio del Re delle Due Sicilie, notizie del generale Guillaume, Bruxelles, 1869, p. 41

(5) Giuseppe Buttà, Un viaggio da Boccadifalco a Gaeta, Milano, 1985, pp. 151-153

(6) Giuseppe Buttà cit. e Michele Topa, Così finirono i Borbone di Napoli, Napoli, 1990, pp. 549, 550; cfr. anche Cesare Morisani, Ricordi storici. I fatti delle Calabrie nel luglio e agosto 1860, Reggio, 1872

(7) Per le notizie che seguono cfr. Roberto Maria Selvaggi, Nomi e volti di un esercito dimenticato, Napoli, 1990

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