Come si celebra il 1799 “dall’altra parte”? Si celebra con una festa, con una festa popolare e con il ricordo. Mai come con la storia del 1799 a Napoli e nel Regno la memoria storica è stata cancellata e mistificata e (con gli schemi dei film di ogni tempo) i “cattivi” sono diventati “buoni” e i “buoni” sono diventati “cattivi”. In qualsiasi altra parte del mondo (avete mai dato un occhio ai quadri e alle incisioni di Goya in Spagna?) chi difende la propria terra, la propria famiglia, le proprie case e le proprie chiese è un eroe e chi lo invade è un invasore e chi lo aiuta è un traditore. E così pochi giacobini locali (il primo a usare la parola “traditori” fu un certo Mazzini in un manoscritto misteriosamente mai pubblicato) diventarono nella storia ufficiale del post-1860 patrioti
ed eroi e quegli ottomila napoletani massacrati solo tra il 20 e il 22
gennaio del 1799 e quei sessantamila napoletani-meridionali massacrati
nei cinque mesi della repubblica sono diventati “lazzaroni” o
“briganti”. Sì, avete capito bene: lo schema è uguale a quello usato con
i difensori anti-sabaudi del 1860 e l’accento dei soldati nemici era
sempre lo stesso… La battaglia per la verità storica sul 1799, però,
forse è ancora più difficile e significativa di quella legata
all’unificazione italiana con tutta quella retorica che da oltre due
secoli accompagna le celebrazioni ufficiali (in testa quelle del 1999
che i neoborbonici seppero rovinargli con grande successo). E così,
secondo la storia ufficiale, quei (102) repubblicani condannati a morte
dai Borbone secondo i codici penali, purtroppo, di qualsiasi paese del
mondo in quegli anni, sono uniti dal filo rosso della storia
“importante” agli eroi del risorgimento e alle attuali classi dirigenti
loro dirette eredi. Solo che quei giacobini erano “contro” il popolo nel
1799 fino a massacrarlo e i loro eredi attuali (culturali e politici)
sono contro il popolo di Napoli e del Sud oggi magari senza massacrarlo
ma dimenticandolo sistematicamente e senza mai rappresentarlo e
difenderlo. Ecco perché, da quando è nato, il Movimento Neoborbonico
ricorda e celebra “l’altro 1799”. Ecco perché lo ha fatto anche
quest’anno per tre giorni, dall’11 al 13 giugno tra diverse centinaia di persone. Con un affollato
convegno nella splendida sala Sisto V e nel chiostro del complesso di
San Lorenzo Maggiore nel cuore di Napoli in una serata organizzata
dall’Associazione i Sedili di Napoli, con un convegno con la
partecipazione di Gennaro De Crescenzo e di Mariolina Spadaro
(Università Federico II) che hanno esposto e commentato immagini e
documenti in gran parte inediti alla presenza di diverse autorità
religiose (guidate da Don Emanuele) e civili e con la partecipazione,
tra gli altri, dei delegati pugliesi e calabresi, di Fiore Marro dei
Comitati delle Due Sicilie con un breve ma apprezzatissimo intervento e
di un Eugenio Bennato molto coinvolto che ha avuto in dono un piccolo e
bellissimo busto di Ninco Nanco realizzato dagli artisti-artigiani di S.
Gregorio: “nel segno di quanto realizzò il Cardinale Ruffo nel 1799,
non ci sono alternative alla strada della ricostruzione della nostra
identità”, ha commentato Eugenio. “La mia più grande gratificazione è
ascoltare i giovani mentre cantano le mie vecchie canzoni e, sempre più
spesso, anche le nuove canzoni come quelle dedicate proprio a Ninco
Nanco”. Successo e partecipazione replicati anche il venerdì sera a
Pozzuoli insieme ai delegati delle Puglie e delle Calabrie, agli amici
della Fondazione Il Giglio e agli imprenditori del progetto CompraSud
dimostrando la possibilità della continuità tra passato e futuro.
Chiusura il sabato con una affollatissima cerimonia religiosa
accompagnata dalle reliquie e dal busto di S. Antonio e appuntamento al
prossimo anno per quella che si sta configurando come quello che dovrà
essere un appuntamento fisso e importante: la Festa del Popolo
Napoletano, la Festa dei Popoli delle Due Sicilie anche per ricordare, a
differenza di quanto capita in altre date ed in altri luoghi, una
vittoria, una vittoria ancora significativa. Postilla doverosa a
dimostrazione di quanto realizzato dai neoborbonici in questi anni. A
proposito di legami forti con la cultura popolare e con una “battaglia”
che è anche sociale e civica nel senso più ampio del termine (altro che
“salotti”), la tre giorni del 1799 era stata aperta qualche giorno prima
da un incontro sulla storia di Napoli e del Sud con i giovani del
carcere di Secondigliano descritto in un apposito articolo sempre sul
nostro sito. E' questo il nostro 1799.
Salvatore Lanza
Nella foto: Gennaro De Crescenzo, Fiore Marro, Eugenio Bennato, giovani "briganti" e due "piccole brigantesse" ("Stiamo lavorando per loro...").
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