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IL MOVIMENTO NEOBORBONICO AL CENTRO DEL DIBATTITO SUL SUD ANCHE A NEW YORK |
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Quando in occasione del ventennale del nostro Movimento abbiamo scritto che in tutti questi anni abbiamo cambiato la storia non avevamo torto. In questi giorni, come ci riferisce un articolo del Corriere del Mezzogiorno del 23/9/14, negli Stati Uniti, presso la City University di New York si è svolto un convegno sui Neoborbonici e sul Movimento Neoborbonico. Numerosi docenti italiani e stranieri (tra essi Marta Petrusewicz e John Davis) sono intervenuti sul tema “Neo-Bourbonism: what is going on?” (“Neoborbonismo: che succede?”). In particolare sono state analizzate le attività e le tesi “del Movimento Neoborbonico, un movimento che rappresenta il nuovo rapporto che cittadini e intellettuali del Sud hanno con il proprio territorio”. Riflessioni, allora, sulla conquista
del Sud, sulle
spoliazioni bancarie e industriali, sulla cosiddetta guerra del
“brigantaggio”, “sui primati del Regno delle Due Sicilie rispetto
all’arretratezza piemontese”. “Quello dei Neoborbonici è un gruppo ben
inserito nella propria cornice ideologica” e al centro di “un processo
profondo di autoconsapevolezza storica ed ideologica da inquadrare in
una nuova identità geopolitica a sua volta da inserire nel quadro
politico e culturale, italiano ed europeo”. Ancora più significativa la
considerazione relativa al successo del Movimento soprattutto tra i
giovani in un momento delicato e complesso come quello che il Sud sta
vivendo. Al di là di qualche perplessità sul fatto che è più facile
parlare di certi temi all’estero piuttosto che a Napoli o in Italia, al
di là del fatto che è evidente che il mondo accademico sta cercando di
recuperare e di rientrare in possesso di temi che aveva colpevolmente
ignorato (se non ci fossero state le ricerche o le manifestazioni
neoborboniche), si tratta dell’ennesima e gratificante conferma di un successo meritato dopo oltre 20 anni di "battaglie" e della necessità di continuare il nostro lavoro di
ricerca e divulgazione di verità storica e orgoglio. L’unica vera novità
nel panorama non solo culturale in Italia e nell’ex Regno delle Due
Sicilie… Gennaro De Crescenzo
LINK-ARTICOLO Corriere del Mezzogiorno 23/9/14https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10204029339046138&set=a.1034903645197.2006953.1603621596&type=1&theater
Abstract dell'intervento.
Neo-Bourbonism: What is going on?"
Marta Petrusewicz
I have been aware of what came to be called “neo-Bourbonism” since the 1999 celebrations of the 200th anniversary of the Neapolitan Revolution, Vincenzo Cuoco’s passive revolution, but the phenomenon has been spreading recently as seen at the occasion of 150th-anniversary celebrations and testified by the immense popularity of Pino Aprile’s Terroni.
The variety of “sentiments” that are clustered under the term go from left to right. From the tiér-mondisme of Zitara, Carlo e Capecelatro, to the identitarian and communitarian discourses of Mario Alcaro and Francesco Cassano, to the local time and genius loci of Franco Piperno, to the post-colonial one of the free university “UniNomade,” the historical revisionism of the IMES and Meridiana group, to John Davis’s recent Naples and Napoleon. To the surge of Southern patriotism, praises for the Bourbon good government and denounciations of the cruelty and the colonial nature of the 1860 conquest.
Among the younger and the Left, there is a wide-spread rediscovery of the theme of brigantaggio in terms of popular or/and revolutionary resistance. It appears in cinema, fiction and songs: Li chiamarono... briganti! by Pasquale Squitieri, dozens of fictionalized biographies and university theses of Michela De Cesare, Maria Oliverio aka Ciccilla, and other brigantesse; the ballads by Eugenio Bennato (Ninco Nanco deve morire) and Teresa De Sio’s (Brigantessa); the roots music of the Calabrian rapper Kento (roots made of “vita, appartenenza, sangue, amore e cicatrici”). At the other extreme, there are associations and websites - hundreds of thousands of them, according to a recent Master thesis at the Univerisity of Calabria – dedicated to redressing the wrongs suffered by the South: the count of the Southern primati (the first railway and pages and pages more), statistics that demonstrate that in 1860, at all and unexpected levels (GNP per head, industries, public debt) the South was not behind and often superior to the North, proves uncovered of massonic-British-foreign conspiracies, of massacres carried out by the Italian (Piedmontese) army (Castel Landolfo), the existence of “lagers” for the Southeners (Fenestrelle). The claims of the kinds of Associazione Culturale Neo Borbonica of Gennaro De Crescenzo are bailed out by a growing number of respectable historical studies such as Daniele/ Malanima’s Il divario Nord-Sud in Italia 1861-2011, De Francesco’s Palla al piede, Di Rienzo’s ll Regno delle Due Sicilie e le potenze europee. 1830-1861, just to mention a few recent ones.
The comparison with the leghismo imposes itself in terms of similarities and differences (for example, the neo-Borb go to archives, while the leghisti run local governments). I believe, however, that neo-bourbonism is not just a reaction to the institutionalization of a separatist and racialized discourse. This surge of Southern pride might have been triggered by the spread of anti-Southern prejudice and the current crisis, but is a result of deeper cultural and social transformations that command our reflection.
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