Che il vento sia cambiato lo diciamo da tempo e di certo non può essere confermato da una manifestazione, ma l’altra sera a Sapri abbiamo avuto una dimostrazione significativa di questa verità. Nel “processo” a Ferdinando II organizzato nella città ancora molto legata alla storia “anti-borbonica”, Ferdinando II è stato assolto con un giudizio netto dalla “giuria popolare” in una piazza gremita (oltre 900 presenti), un parterre con personalità di spicco del mondo soprattutto del diritto della zona (giudici, senatori e molti avvocati…) e alcuni
affettuosi
e partecipi esponenti del mondo neoborbonico-borbonico-duosiciliano.
Ferdinando è stato assolto dopo una breve ma parzialissima commedia
(“inquinamento delle prove” l’ha definita la Difesa), di fronte a ben 12
“capi di imputazione” presentati dall’Accusa (lo stesso organizzatore,
avv. Franco Maldonato con l’associazione Oltre Pisacane) carichi di
tutto l’armamentario consueto e abusato della retorica e della cultura
ufficiale: il 1848, Gerace, Gladstone, i fratelli Bandiera o quei moti
di Bosco confutati, ovviamente, dalla Difesa in quanto riferibili a
Francesco I e di certo non al figlio Ferdinando, come dimostrato dai
decreti presentati al prof. Alfonso Conte (Università di Salerno),
puntuale e imparziale presidente del “tribunale”. Premiata la Difesa di
un Pino Aprile in grandissima forma (e in splendida toga!) come al
solito documentato, ironico e appassionato, con la testimonianza di
Gennaro De Crescenzo, con la consulenza legale dell’avv. Antonio Boccia e dopo lunghe e articolate ricerche e sedute in questi giorni. La
linea difensiva era articolata su più punti: -
la difesa di un re che regalò primati soprattutto economici e sociali
al suo regno e ad i suoi Popoli, compreso quello di Sapri, come
dimostrano semplicemente ad esempio i dati della popolazione raddoppiata
in epoca borbonica e ferma negli anni successivi…; -
la necessità di contestualizzare sempre la storia ed in particolare la
nostra storia, quella del Sud: una sola condanna a morte negli ultimi 12
anni borbonici, 113 quelle dei Savoia in soli 5 anni oltre ai 10 anni
di massacri e devastazioni nel Sud -o a Genova o a Novara- per i quali
non sono mai stati processati…; -
la necessità di collegare il passato e il presente: il diritto-dovere
per Ferdinando di difendere il proprio regno ai sensi delle leggi del
tempo ma anche di quelle che sono addirittura in vigore oggi, gli eterni
interessi inglesi sull’Italia -altro che moti spontanei nel 1848 come
nel 1860-, le conseguenze di un’unificazione con questioni tuttora
irrisolte e drammatiche; -
la possibilità, per la giuria popolare, di votare per Ferdinando, re
dell’orgoglio e dei primati, ma anche e soprattutto per se stessi e per
quel popolo massacrato perché “borbonico” nel 1799 come nel 1806 o nel
1860, dimenticato e disprezzato dalla storia, dalla cultura ufficiale e
da quelle classi dirigenti, capaci (dal “risorgimento” ad oggi) solo di
difendere se stesse e i loro interessi. E’
chiaro che si trattava di un gioco ma la seriosità dell’Accusa, i
lunghissimi capi d’accusa rimodulati e inviati più volte alla Difesa (a
meno di 48 ore dall’evento), un contesto storicamente “ostile”, una
giuria veramente “popolare”(hanno votato tutti i tanti e qualificati
presenti) rendono simbolicamente giustizia alla storia e ad un grande
personaggio della storia del Sud e trasformano quel gioco in un segnale
positivo sulla strada della sempre più necessaria ricostruzione di
verità storica e identità. Insomma: una vittoria storica (nel duplice senso dell'aggettivo) e, forse, pure in
trasferta! G.D.C.
Foto di Rocco Bruno Condoleo
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