Nord, Sud e scuole: due Italie da Cavour a Renzi |
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Come efficacemente evidenziato da Marco Esposito (Il Mattino 24/7/14), il governo ha appena approvato i decreti sui fabbisogni standard, al contrario di quanto promesso dal premier e senza la minima opposizione da parte dei politici meridionali. Il risultato è che, a proposito di asili nido, i finanziamenti non sono assegnati in base al bisogno delle popolazioni ma in base alla “spesa storica” e cioè alle strutture esistenti (più hai più avrai, meno hai meno avrai). “Prima il Nord”, allora, non è più (e da tempo) solo uno slogan leghista… Con trappole e giochini più o meno plateali, è questa la linea seguita dall’Italia addirittura dal fin dal 1860 e senza soluzione di continuità: chi lo nega lo fa solo per coprire le proprie responsabilità storiografico-culturali o dirette e in entrambi i casi si tratta di complicità o di omessa denuncia. Inquietanti le similitudini: all’atto dell’unificazione il governo affidò ai Comuni il finanziamento delle scuole e venne penalizzato il Sud; successivamente i prestiti statali per costruire edifici scolastici assegnavano circa 14.000 lire a Lombardia e Piemonte, 641 lire in Campania e 80 lire in Calabria ogni 100.000 abitanti; nel 1936 erano 16.330 le classi in Piemonte e 11.200 in Campania pur con un numero maggiore di abitanti; nel 1941 il divario cresce con 99.000 classi a fronte delle 39.000 al Sud con un quadro ancora peggiore per l’istruzione secondaria. Tesi neoborboniche? Tutt’altro: premessa anche su questo tema l'esigenza di approfondire gli studi sul Sud preunitario (tutt'altro che conclusi), è solo la necessità di rendere consapevoli i meridionali (e il resto degli italiani) delle colpe secolari delle nostre classi dirigenti verso la formazione di classi dirigenti veramente e finalmente consapevoli, nuove e adeguate. Prof. Gennaro De Crescenzo
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