I Neoborbonici chiedono ai giudici sportivi i danni per razzismo anti-napoletano dopo la multa per i fischi all’inno (e nasce il gruppo “Ho fischiato anche io" con oltre ottomila adesioni motivate, link allegato). Il Movimento Neoborbonico ha inviato al giudice Tosel una richiesta di “compensazione” dopo la multa assegnata al Napoli per i fischi durante l’esecuzione dell’inno nella finale di Coppa Italia vinta contro la Juve. Da anni, ormai, non si prendono provvedimenti contro le tifoserie che accolgono il Napoli e i suoi tifosi con cori e striscioni razzisti (dal “benvenuti in Italia” alle definizioni di “colerosi o terremotati” fino ai riferimenti alla tragedia dei rifiuti e agli appelli al Vesuvio per lo sterminio dei partenopei). In occasione della finale di Roma diverse migliaia di napoletani hanno scelto di contestare l’inno per questo motivo e anche, con orgoglio e senso di appartenenza, per motivi legati alla storia e alla politica del passato e del presente (in occasione della storica sfida con la squadra di Torino…) restando, tra l’altro, in corretto e religioso silenzio durante il minuto di raccoglimento per le vittime del terremoto e dell’attentato (mentre gli impuniti tifosi Juventini gridavano i soliti cori antinapoletani). L’Ufficio Legale del Movimento ha inviato al giudice sportivo il materiale documentale in cui si prova che durante le partite contro Inter, Milan, Juventus, Bologna, Parma, Roma, Lazio, Siena, Bergamo e Chievo del campionato appena terminato, sui rispettivi stadi, è stato infranto l’art. 10 del Codice di Giustizia Sportivo (responsabilità delle società “per cori, grida e ogni altra manifestazione comunque espressione di violenza o di discriminazione razziale o territoriale”) e, pertanto, si richiede di applicare il predetto regolamento provvedendo a multare le società coinvolte con l’eventuale assegnazione dei fondi a vantaggio di enti napoletani di utilità sociale o assistenziale. Intanto, è appena nato sul social network Facebook il provocatorio gruppo “Ho fischiato anche io”... Ufficio Stampa 347 8492762 GRUPPO FACEBOOK "HO FISCHIATO ANCHE IO": https://www.facebook.com/groups/331003380301013/?notif_t=group_r2j L’inno fischiato (parte seconda): le motivazioni in sintesi... 1) 150 anni di bugie storiche dopo i massacri e i saccheggi subiti dal Sud durante un’unificazione di cu quell’inno è simbolo e la Juve è continuazione simbolica; 2) una questione meridionale sempre più dimenticata e sempre più drammatica con emigrazione, disoccupazione e miseria sempre più diffuse nell’Italia del Sud e tra i nostri giovani; 3) redditi, occupazione e servizi da terzo mondo; 4) scelte politiche sempre più lontane dagli interessi dei meridionali e due Italie di fatto già separate anche dopo anni di governo leghista; 5) episodi di razzismo antinapoletano e antimeridionale sempre più numerosi sugli stadi e fuori e nessun intervento delle autorità sportive o istituzionali: non sarebbero motivi sufficienti per i quali, in trentamila, fischiare un inno (senza commettere alcuna violenza su nessuno) restando, tra l’altro, in corretto e religioso silenzio durante il minuto di raccoglimento? E qualcuno, invece di indignarsi anche per uno solo dei motivi di cui sopra, ha (a Nord o, peggio ancora, a Sud) il coraggio e la spudoratezza di attaccare e offendere quei trentamila “incivili”? G.D.C. P.S. Copio da Rosario De Felice Saccone: “Sono 150 anni che ci dicono che non siamo italiani ed ora si stupiscono che gli fischiamo l'inno??? e che vulevn pure l'applauso???!!!” INCREDIBILE: il giudice Tosel, dopo aver ignorato per un anno intero striscioni e cori razzisti e violenti contro i tifosi napoletani punisce i fischi all'inno: "Ammenda di € 20.000,00 alla S. NAPOLI per avere suoi sostenitori turbato l'esecuzione dell'inno nazionale con ininterrotte bordate di fischi". UNO DEI MOTIVI PER CUI L'INNO E' STATO FISCHIATO E' CONFERMATO DA QUESTA DECISIONE DEI VERTICI SPORTIVI ITALIANI... Ultima notizia: DOSSIER/Fischi all'Olimpico Non è questa la sede opportuna per celebrare una vittoria calcistica anche se qualche considerazione positiva sulla vittoria del Napoli contro la Juventus pure sarebbe interessante visto che si trattava e si tratta della capitale del Sud contro la squadra di Torino (il consueto “Borbone contro Savoia”) e dei potentati politici ed economici di ieri e di oggi e la loro sconfitta, inevitabilmente e simbolicamente, coincide con una rivalsa storico-culturale che va oltre quel campo di calcio (e non si spiegherebbe altrimenti l’importanza pluridecennale di quella partita). Due parole, però, vanno spese per quei fischi che hanno accompagnato l’esecuzione dell’inno italiano, che hanno costretto la Rai a utilizzare ogni (inutile) mezzo per coprirli e politici e opinionisti di turno ai soliti comunicati che “stigmatizzavano” l’episodio. Troppo facile e troppo comodo liquidare il tutto con la solita dichiarazione in cui ci si definisce “indignati” per l’episodio o si definiscono “incivili” i contestatori (tutti di parte napoletana, come dimostrano i testimoni dell’Olimpico o i siti juventini che si sono prontamente associati alla “condanna”). E non si trattava dei soliti “due-trecento ultrà”: erano in trentamila a farsi sentire tra fischi e cori (“partenopei, noi siamo partenopei”) nonostante quello che scrivono i soliti opinionisti ufficiali attaccando magari in maniera paradossale e comica la “retorica sudista o neoborbonica” (mai vista prima degli ultimi anni) che ha “osato attaccare” un inno (simbolo di tutte le più abusate retoriche da un secolo e mezzo). Ed è da rilevare che appena qualche secondo dopo tutto lo stadio è stato in religioso e rispettoso silenzio durante il minuto di raccoglimento per le vittime del terremoto dell’Emilia e dell’attentato di Brindisi. Complessa e significativa, forse, la lettura: si contestavano lo Stato e i suoi simboli ufficiali (con gli esponenti politici e della lega-calcio) ma non quelli della “nazione” (le vittime settentrionali e meridionali di qualche ora prima): un segnale di rispetto e di speranza e, insieme, un grido di allarme a quanto pare (viste le dichiarazioni più o meno indignate) del tutto inascoltato. Si contestava, allora, l’assenza totale dello Stato dalle parti del Sud da circa 150 anni ed in particolare negli ultimi anni con una questione meridionale sempre più drammatica e che i politici di turno (del Sud come del Nord) hanno colpevolmente dimenticato e addirittura aggravato. Si contestavano quelle autorità sportive che per anni (ed in particolare nell’ultimo anno) sono state colpevolmente silenziose di fronte agli attacchi di razzismo che i nostri calciatori e i nostri tifosi hanno subito in tutta Italia. Si contestava tutto questo finalmente forti di un orgoglio, di un senso di appartenenza e di una voglia di riscatto che possono e potrebbero essere positivi non solo per l’ex Regno delle Due Sicilie… Erano fischi pesanti, quelli dell’Olimpico, ma certamente meno pesanti dei silenzi, delle assenze e delle colpe che spesso siamo costretti a sopportare, e da troppo tempo, fuori dai campi di calcio senza che nessuno, però, si indigni come potrebbe e come dovrebbe. G.D.C. |