Giovedì 5 aprile Insorgenza Civile ha promosso un’iniziativa importante (con l'adesione del Movimento Neoborbonico, dei Comitati Due Sicilie, di Mo' Basta e Vanto): una protesta contro gli sprechi dell’America’s Cup e contro una mostra che sarebbe stata inaugurata nel pomeriggio presso il Museo di San Martino: “Arrivano i piemontesi”. Si trattava di un restauro e di un’esposizione (circa ventimila euro di spesa complessiva) di soldatini di carta che riproducevano i volti di generali (Cialdini compreso), “bersaglieri, lancieri, corazzieri e artiglieri”: gli stessi che massacrarono centinaia di migliaia di meridionali e devastarono e bruciarono interi paesi durante il cosiddetto “risorgimento”.
Le bandiere, gli slogan e gli striscioni (“Questa mostra è un oltraggio: celebriamo il brigantaggio”) dei ragazzi insorgenti (attivissimi e numerosi, anche più dei presenti all’inaugurazione), “costringevano” il Soprintendente di turno a chiedere un incontro con i promotori dell’iniziativa. Iniziava così un serrato, breve ma significativo dibattito sulla questione con Nando Dicè, Pietro Avino e Gennaro De Crescenzo. Per Gizzi: A) era necessario restaurare i soldatini “patrimonio del Museo e nessuno poteva sindacare su quella necessità”; B) i soldati piemontesi sono parte della storia di Napoli; C) anche gli Angioini, gli Aragonesi o gli altri massacrarono persone al loro ingresso a Napoli e nessuno ha il diritto di cancellare queste storie; D) si tratta di giocattoli e nella mostra c’è un velo di ironia pacifista che sdrammatizza gli eventi tragici successivi (tesi, per la verità, esposta da uno dei responsabili presenti); E) non è questo il modo per esprimere un dissenso… Pur apprezzando l’”apertura al dibattito” del sovrintendente, i presenti non potevano non sottolineare (e lo hanno fatto): A) Tra le mille cose che necessitavano di un restauro in quel museo (in testa le splendide piante e vedute di Napoli quasi sempre chiuse al pubblico), non era affatto opportuno spendere quei soldi pubblici come se fossimo stati in un museo di Torino; B) quali sono i rapporti tra quei bersaglieri e la storia di Napoli a parte i massacri, le fucilazioni o le decapitazioni della nostra gente di cui furono protagonisti? C) Se tutti si resero artefici di massacri e noi abbiamo il dovere di ricordare, possiamo aspettarci presto l’inaugurazione di una mostra di soldatini nazisti o comunisti che massacrano ebrei o dissidenti? D) premesso che non ci piace l’”ironia pacifista” o non ci piace “giocare” con la nostra storia (e i nostri massacri) e per giunta con soldi pubblici, dov’è scritto che si trattava di una “sdrammatizzazione”? E in quale pannello della mostra si ricorda “la tragica realtà”? Dov’è scritto il nome di Pontelandolfo? E) ammesso che l’Italia sia ancora un paese libero, come far capire che questa mostra non ci piace se non con una civile manifestazione? Il Sovrintendente sarebbe disposto a organizzare un democratico dibattito su questi temi? E’/sarebbe/sarebbe stato il modo migliore di “celebrare” i famosi 150 anni: altro che spendere soldi per i “soldatini di carta”… Restiamo in (poco fiduciosa) attesa ma convinti che non esiste altra strada per la verità storica e per il nostro riscatto. Probabilmente, la prossima volta, prima di progettare mostre di questo tipo, i sovrintendenti ci penseranno qualche minuto in più… Gennaro De Crescenzo I SOLDATINI SABAUDI E I MASSACRI DIMENTICATI Il Movimento Neoborbonico parteciperà giovedì 5 aprile alle ore 16.30 al presidio con alcune associazioni meridionalistiche e promosso da Insorgenza Civile e Comitati delle Due Sicilie in occasione dell'inaugurazione di una mostra dedicata, per la chiusura delle celebrazioni dei 150 anni dell'Italia unita, a riproduzioni di soldatini dell'esercito sabaudo. Al di là del "valore artistico-collezionistico" dei soldatini, il Movimento Neoborbonico vuole evidenziare come, ancora una volta, venga dimenticata, ignorata e offesa la memoria e la verità storica: i "bersaglieri, i lancieri, gi artiglieri e i corazzieri" piemontesi riprodotti in questa mostra (realizzata con pubblici finanziamenti) sono gli stessi che massacrarono centinaia di migliaia di meridionali in tutto il Sud devastando e bruciando interi paesi, chiese e boschi nella famosa guerra del cosiddetto "brigantaggio". Una mostra dedicata simbolicamente ai protagonisti di una delle pagine più tragiche della storia non solo italiana e, negli ultimi anni, al centro di ricerche sempre più documentate e diffuse, è di fatto il simbolo di celebrazioni retoriche, inutili e fallimentari che ci hanno già accompagnato per tutto il 2011. Il Movimento Neoborbonico, nell'occasione, offrirà allo stesso Museo (gratuitamente) la possibilità di esporre la sua mostra documentaria e iconografica (fonti in gran parte inedite) sul massacro dei nostri "briganti", ultimi eroici difensori del Regno delle Due Sicilie. Ufficio Stampa 347 8492762 Sintesi della presentazione della mostra (Fonte Ministero Beni Culturali) "A conclusione delle celebrazioni per i 150 dell'Unità d'Italia , nella Certosa e Museo di San Martino, sarà presentata una inedita sfilata di soldatini dell'Esercito italiano del 1860-1870: bersaglieri con la fanfara, artiglieri a cavallo, cavalleria in alta uniforme, una minuziosa ricostruzione di un intero esercito di carta in miniatura… bersaglieri, lancieri e corazzieri a cavallo e le temute batterie Voloire, lo storico Reggimento piemontese di artiglieria che distrusse la cittadella di Gaeta".
|