Il Movimento Neoborbonico aderisce all'iniziativa promossa dall'Editoriale Il Giglio. Il Comune di Napoli paga per mantenere nel degrado e nell’abbandono il patrimonio artistico della città. Un clamoroso esempio di questo assurdo è rappresentato dal restauro della chiesa cinquecentesca di Santa Maria di Portosalvo, in via Marina, e della annessa Guglia che ricorda la vittoria del 1799 sulle truppe d’invasione francese [petizione-pagina successiva]. Cominciati nel 2004, i lavori di restauro, finanziati dal Ministero per i Beni culturali, sono stati affidati dal 6 aprile 2009, con un accordo firmato da Comune di Napoli, Curia Arcivescovile e Soprintendenza ai Beni Architettonici, alla Impredcost s.r.l., poi diventata Grandi Progetti, impresa che esegue “a costo zero” lavori di restauro di monumenti in cambio delle vendita di spazi pubblicitari sulle facciate di chiese ed edifici, che vengono così trasformate in enormi pannelli pubblicitari. Il fitto dei maxi-tabelloni pubblicitari montati dalla Grandi Progetti sulle quattro facciate della cinquecentesca Chiesa di Portosalvo rende 100 mila euro al mese, secondo dati pubblicati dal Corriere del Mezzogiorno (21.12.2010) per un totale di tre milioni di euro fino ad oggi. Tra gli inserzionisti pubblicitari c’è l’assessorato alla cultura del Comune di Napoli, che ha acquistato uno spazio per il “Forum delle Culture 2013”. Il Comune paga per un restauro del quale non si intravede la fine, che avrebbe invece dovuto essere ultimato entro 24 mesi dalla firma del contratto. Sul “cantiere” del restauro manca la tabella con esecutori e tempi dei lavori, che sarebbe prevista per legge. La Chiesa di Portosalvo e la Guglia del 1799 sono imbragati da tubi ed impalcature in legno, i giardinetti circostanti sono occupati da barboni ed immigrati che vi abbandonano resti di cibo e bottiglie. Il contesto è quello di un degrado vergognoso. Costruita nel 1554 e sede di una Confraternita di marinai che veneravano l’immagine della Vergine di Portosalvo, la chiesa contiene dipinti della metà del ‘500 attribuiti a Filippo Vitale, statue e gruppi scultorei del ‘600 e del ‘700, soffitti lignei ed affreschi di grande pregio, con un dipinto di Battistello Caracciolo, La gloria della Vergine. La guglia in piperno realizzata nel 1799 per celebrare la vittoria napoletana sugli invasori francesi, accoglie quattro medaglioni in marmo, opera dello scultore Angelo Viva, uno dei quali è stato rubato da tempo. Gli altri raffigurano la corona di spine del martirio di Gesù, la Madonna di Portosalvo, San Gennaro e Sant’Antonio di Padova, e riportano le strofe del Vexilla Regis. Per la chiesa di Portosalvo e la Guglia del 1799 è SOS. C’è bisogno urgente di sottrarli allo stato di vergognoso degrado in cui si trovano a causa dell’incuria e dell’indifferenza degli amministratori nei confronti della nostra storia e della nostra cultura (Lettera Napoletana 45/11). Link con immagini www.editorialeilgiglio.it. Invia una mail al Comune di Napoli (sindaco@comune.napoli.it) Esempio di testo: Al Sig. Sindaco di Napoli, Luigi De Magistris. Le chiedo di intervenire urgentemente per sottrarre al vergognoso stato di abbandono e di degrado la Chiesa di S. Maria di Portosalvo in via Marina e l’annessa Guglia in piperno. Il Comune di Napoli imponga tempi certi per il restauro dei due monumenti e ritiri ogni sponsorizzazione alla ditta incaricata fino al completamento dello stesso restauro. FIRMA |