Il sindaco leghista di Alassio ha deciso di rimuovere la statua di Totò da un parco pubblico della cittadina ligure-padana. Nessuna meraviglia: avete mai notato quale sia il senso della comicità dalle parti di Bossi e compagni? Avete mai sentito le risate fragorose che accompagnano comici anche famosi in trasmissioni nazionali altrettanto famose? Gli stessi comici, dalle parti dell’ex Regno delle Due Sicilie, strapperebbero al massimo qualche sorriso sforzato. Del resto il senso dell’ironia noi “terroni” ce lo abbiamo nel dna: da quando l’imperatore Nerone veniva a provare i suoi spettacoli nella Neapolis già profondamente greca e abituata alle commedie che si rappresentavano nei nostri teatri. E da lì a Totò il passo, tutto sommato, è breve perché Totò rappresentava e rappresenta lo spirito ironico napoletano (e per questo universale) con i suoi giochi di parole, le sue smorfie, i suoi gesti riconosciuti da tutti (tranne che ad Alassio) come un valore di civiltà trimillenario. E, secondo voi, un sindaco leghista tutto questo avrebbe mai potuto capirlo e apprezzarlo? Qualche osservazione, però, va fatta sui nomi delle nostre strade e su busti e mezzi busti che in esse spesso campeggiano. Se dalle parti del Po, allora, il senso di orgoglio locale spesso è troppo forte e sconfina nel provincialismo, da noi, dalle parti dell’antico, mitico e dimenticato fiume Sebeto, succede esattamente il contrario. Non entriamo troppo nel merito del delicatissimo settore delle strade “risorgimentali” ma quante piazze Garibaldi si contano? Quando faremo il bilancio corretto di quello che Napoli e il Sud hanno perduto o ricevuto dall’unificazione nazionale passando dai primati borbonici alle (tuttora irrisolte) questioni meridionali? Come non pensare, poi, alle strade dedicate da Gaeta in giù al generale Cialdini nei luoghi magari bombardati e distrutti da Cialdini stesso? E tutti quei nomi “patriottici” dedicati alle città “sorelle”? Via Rimini, via Bologna, via Firenze e così via: qualcuno ha mai verificato se da quelle parti esistono delle via Napoli, via Caserta o via Salerno? Ma, tornando a noi, è mai possibile che vantiamo strade dedicate ai venti (via dello Scirocco o via della Tramontana) o agli “astrolabi” o a Gagarin l’astronauta o a “Ben Hur” o al romanzo “La certosa di Parma” (manca solo “via col vento” ma non disperiamo...)? E non ci risulta uno straccio di busto o di targa per re che hanno fatto grandi Napoli e il Sud (un Alfonso d’Aragona o un Ferdinando II di Borbone, per fare solo due esempi) o per artisti e letterati famosi nel mondo come quel Giambattista Basile, padre della lingua napoletana e autore, nel Seicento, di quasi tutte le favole conosciute ancora oggi sul pianeta (Cenerentola in testa). A conti fatti, se il sindaco padano esagera in un senso, è altrettanto vero che noi esageriamo nell’altro: dobbiamo ritrovare oggi più che mai radici e orgoglio. Anche nei nomi di strade e piazze. Gennaro De Crescenzo (dal quotidiano Cronache di Napoli 12/8/11). |